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I missionari comboniani chiedono alla Chiesa italiana di condannare tutte le deportazioni

I missionari comboniani chiedono alla Chiesa italiana di condannare tutte le deportazioni

"Per un vero Giubileo di Giustizia!": è il titolo della "Lettera aperta alla Chiesa italiana di denuncia delle deportazioni dei migranti e proposta di un concreto gesto giubilare di protezione della loro dignità" firmata dai Missionari Comboniani. I firmatari chiedono alla Chiesa di esprimersi chiaramente sulle «politiche migratorie del nostro paese, compreso il Memorandum sottoscritto con la Libia» e di condannare «le deportazioni di persone migranti verso un paese terzo come l’Albania».

Come Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, che operano in vari paesi del Sud del Mondo e in alcune delle periferie umane esistenziali e impegnati nel ministero di evangelizzazione accanto alla Chiesa Cattolica in Italia, desideriamo condividere queste note di preoccupazione e suggerire, con umiltà, alcune proposte.

Viviamo con profondo dolore e indignazione il ritorno con forza, a livello mondiale, di atteggiamenti profondamente razzisti ed escludenti, inerenti al fenomeno delle migrazioni. Guardiamo con preoccupazione ai recenti fatti di cronaca che stanno succedendo in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e in varie parti del mondo.

Le deportazioni, annunciate e praticate, delle persone migranti, in violazione dell’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e della Convenzione di Ginevra del 1951, sono l’esempio più lampante del baratro in cui è caduta la nostra umanità. Baratro che si declina: nella politica dei respingimenti, di smistamento selettivo e di deportazione vera e propria, che trovano eco in diversi paesi europei; nella costituzione di odierni lager e nelle politiche di esternalizzazione delle frontiere, azioni che mirano a bloccare i viaggi nei territori di partenza in cambio di denaro.

Realtà che ci hanno toccato da vicino, mentre assistiamo alle deportazioni italiane verso l’Albania e con esse alla liberazione, in palese contrasto con il mandato di arresto emanato dalla Corte Penale internazionale dell’Aia, del generale libico Almasri (ricercato come torturatore e perpetratore di violenze e crimini contro l’umanità). Figura al centro di un meccanismo di accordi bilaterali, sovvenzionati dall’Italia, che facilitano deportazioni e torture di uomini e donne che, come i nostri antenati un tempo, si muovono verso terre lontane in cerca di speranza e di una vita più degna per sé e per le proprie famiglie.

Di fronte a queste situazioni, chiediamo ai nostri Pastori, di esprimersi chiaramente sulle politiche migratorie del nostro paese, compreso il Memorandum sottoscritto con la Libia; e di poterci accompagnare a capire che cosa stia succedendo e quali atteggiamenti e azioni siano richieste ai Discepoli e alle Discepole di Gesù, per essere segni di speranza in situazioni che porterebbero altrimenti a cammini di morte.

Chiediamo con forza, che la Conferenza Episcopale Italiana condanni le deportazioni di persone migranti verso un paese terzo come l’Albania, inaccettabili dal punto di vista umano e che hanno dimostrato, ripetutamente, il loro fallimento, venendo a contrastare le direttive della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Ci impegniamo, assieme alla Conferenza Episcopale, in Comunione con altre Conferenze Episcopali e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà a chiedere alle autorità italiane la cancellazione delle operazioni di deportazione; e a  favorire percorsi di accoglienza, promozione, accompagnamento, integrazione, come atteggiamenti fondamentali che guidino le nostre relazioni e azioni con le sorelle e i fratelli migranti.

In questo anno giubilare, come “pellegrini di speranza” vogliamo vivere in profondità le parole di Gesù pronunciate nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,19), per la liberazione integrale delle persone schiave, nelle quali riconosciamo il volto di Gesù che ancora oggi è “forestiero e non è stato accolto” (Mt 25,43).

Come Missionari del Vangelo assumiamo e proponiamo il gesto del Digiuno di Giustizia, in solidarietà con le persone migranti e chiediamo ai responsabili della Chiesa italiana, durante questo anno giubilare e in modo particolare, alla data del 5 ottobre in cui si celebra il Giubileo dei Migranti, di riconoscerlo come gesto penitenziale di preparazione e di profonda conversione interiore e collettiva. Questo cammino penitenziale ci aiuti a vivere in pienezza il tempo giubilare camminando al fianco delle persone impoverite dal nostro sistema economico, egoista, che disumanizza e uccide (Evangeli Gaudium 53), per attraversare insieme la Porta Santa.

Verona, 4 Febbraio 2025

I Missionari Comboniani del Cuore di Gesù in Italia

*Foto dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù tratta da Flickr

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