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Europa della pace o Europa delle armi? L'allarme di Enaat

Europa della pace o Europa delle armi? L'allarme di Enaat

European Network Against Arms Trade (ENAAT) – rete di 21 realtà pacifiste di 14 Paesi europei contro la militarizzazione del Vecchio Continente (per l’Italia, Rete italiana Pace e Disarmo) – interviene nel dibattito sull’accelerazione del riarmo dell’Unione in risposta al disimpegno statunitense nel conflitto russo-ucraino e, in particolare, in seguito ai “chiarimenti” dell’amministrazione Trump in mondovisione sui nuovi equilibri geostrategici. Lo fa il 5 marzo, con una nota per l’Italia diramata dalla Rete italiana Pace e Disarmo, annunciando la pubblicazione del suo nuovo sito, enaat.org, strumento di informazione e analisi per militanti, operatori dei media e leader politici «sulle esportazioni di armi europee, sulle politiche dell'UE a sostegno dell'industria militare e su come queste aggravino la corsa globale agli armamenti».

C’è poi una seconda occasione, e cioè la “Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione”, che si celebra appunto ogni 5 marzo, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 7 dicembre 2022, su pressione del Kazakistan che aveva già promosso una giornata contro i test nucleari. Alla base della decisione Onu di indire la Giornata c’era la ferma consapevolezza del fallimento dell’equivalenza “più armi uguale più sicurezza” e che i processi di pacificazione globale dovessero passare necessariamente per il progressivo smantellamento degli arsenali, anche per lasciar spazio al multilateralismo e al primato della politica e del diritto internazionale sull'uso o la minaccia della forza.

C’è infine una terza occasione, citata nella nota della Rete italiana Pace e Disarmo: «Il Vertice europeo straordinario sulla Difesa che dovrebbe confermare una spinta al riarmo senza precedenti a livello dell'UE (in contraddizione con l'idea originaria di un’Unione concepita come “progetto di pace”)» chiama i pacifisti europei alla mobilitazione, «per controllare un irresponsabile commercio di armi alimentato da spese militari insensate e pericolose».

La nota chiarisce infatti che «l'ultimo decennio ha visto una rapida evoluzione a livello europeo per quanto riguarda il sostegno all'industria degli armamenti: dagli strumenti di finanziamento come il Fondo europeo per la difesa (European Defence Fund EDF) all'Act in Support of Ammunition Production (ASAP, per produrre milioni in munizioni) fino all'appena annunciato piano ReArm Europe». Si tratta di misure finanziarie, avverte Wendela de Vries (ricercatrice di Stop Wapenhandel e membro del direttivo ENAAT), «volte a rafforzare la competitività globale dell'industria europea degli armamenti, cioè ad aumentare le esportazioni di armi e a ridurre i controlli e le restrizioni che vi si applicano».

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