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Guerra in RDCongo: studenti congolesi chiedono al mondo giustizia e pace

Guerra in RDCongo: studenti congolesi chiedono al mondo giustizia e pace

Pubblichiamo di seguito, in una nostra traduzione, l'appello degli studenti della Université Catholique du Graben, che si trova a Butembo, nella Provincia orientale del Nord Kivu, occupata all'inizio della recente escalation dal Movimento 23 Marzo, sostenuto dal Ruanda. Secondo gli estensori dell'appello, per ottenere pace e giustizia dopo 30 anni di guerra occorre fermare il saccheggio delle risorse strategiche del sottosuolo e ristabilire relazioni commerciali e politiche improntate al rispetto dei diritti e della sovranità del popolo congolese. Un dito puntato contro la complicità e l'indifferenza della comunità internazionale.


Appello degli studenti congolesi per costruire insieme la pace nel mondo e nella Repubblica Democratica del Congo

Noi, giovani studenti universitari di Butembo-Beni, nella Provincia del Nord Kivu, situata nell’Est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), lanciamo il nostro grido di allarme. Consapevoli dei problemi e delle sfide per la pace e la sicurezza in tutto il mondo, esprimiamo la nostra esasperazione, stanchi di essere aggrediti, massacrati, privati delle libertà fondamentali e spogliati della dignità umana. Chiediamo solo pace e sicurezza, non abbiamo bisogno d’altro. Nel nostro Paese, la RDC, viviamo una guerra incessante da più di 30 anni. Mette in pericolo la nostra sovranità, il nostro diritto alla vita, esponendo bambini, donne e uomini alle atrocità, alle violazioni dei diritti umani, alla violenza sessuale e agli attentati alla sacralità della vita umana. Questa guerra è più vecchia di noi. Ha prodotto miseria, milioni di sfollati e diversi milioni di morti, sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale.

In questo 2025, le violenze si sono aggravate, come tutti ben sapete, accresciute dalla guerra di aggressione condotta dal Ruanda per mezzo dell'AFC/M23 che saccheggia, uccide, distrugge, terrorizza, promuove il reclutamento forzato... Centinaia di milizie ribelli, locali o straniere, operano sul nostro territorio, privandoci della libertà. Abbiamo il diritto di vivere come tutti gli altri cittadini del mondo. Non c’è più bisogno di dimostrare che alla base di questa tragedia ci siano ragioni economiche ed espansionistiche. Gli interessi economici ci rendono vittime di predatori: le nostre risorse minerarie, necessarie alla transizione energetica, sono le più ambite dalle potenze globali. Ma è necessario essere uccisi, condannati alla povertà e vedere le nostre città, le nostre case e il nostro ambiente distrutti a causa di queste risorse?

Chiediamo che queste ricchezze vadano a beneficio di tutti i figli e le figlie della Repubblica Democratica del Congo in egual misura. Vogliamo che le potenze interessate negozino direttamente con il nostro Stato per ottenere relazioni vantaggiose per tutti, in modo equo e pacifico. Le nostre risorse non devono essere saccheggiate attraverso lo sfruttamento illecito e a costo delle nostre vite. Insieme, dobbiamo trovare un modo per condividere le risorse del suolo e del sottosuolo, nel rispetto dei diritti umani e del principio di sovranità degli Stati. Tuttavia la pace è il prerequisito necessario per ogni cosa, per noi e per il nostro Paese. Con la guerra tutto viene distrutto. Lasciateci vivere, lavorare, studiare, riflettere, produrre, mangiare. Restituiteci la pace. Il dialogo per la pace deve essere prioritario, come il dialogo inter-congolese a Sun City nel 2002 e la conferenza di Amani a Goma nel 2008. Siamo stanchi di perdere vite umane ogni giorno, con una guerra ingiusta imposta al nostro Stato.

Lanciamo dunque un appello urgente a tutti gli attori della scena internazionale, affinché svolgano correttamente il loro ruolo, affinché il mondo possa ritrovare pace e sicurezza per una vita armoniosa e appagante per tutti i popoli del mondo. Non possediamo né industrie belliche né laboratori di armi nucleari: perché allora imporci la guerra? Vogliamo pace e sicurezza senza condizioni.


* Foto di Pete Linforth da Pixabay

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