
A Gaza ancora guerra e ancora violazioni del diritto umanitario: nuovo appello di Oxfam
Oxfam Italia lancia l’ennesimo allarme sulla crisi nella Striscia di Gaza e torna a chiedere un immediato cessate il fuoco: “Operazioni umanitarie gravemente ostacolate. Aumenta il rischio carestia”, titola l’accorata nota diramata ieri.
«A oltre una settimana dalla ripresa dell’offensiva militare sulla Striscia il bilancio delle vittime è catastrofico: sono già più di 50 mila dall’inizio del conflitto e rischiano di aumentare, a causa del blocco imposto all’ingresso di cibo e beni di prima necessità».
Dopo l’interruzione della tregua e la ripresa delle ostilità da parte di Israele «le scorte di aiuti, entrati durante il cessate il fuoco, si stanno di nuovo esaurendo e la risposta umanitaria è sempre più difficile. Le autorità israeliane stanno impedendo l’ingresso di oltre 63 mila tonnellate di aiuti alimentari destinati a 1,1 milioni di sfollati allo stremo».
Ancora una volta la guerra di Israele è condotta su un duplice binario – operazione militare e blocco degli aiuti umanitari – e per la popolazione palestinese, ormai in ginocchio, i «bisogni crescono esponenzialmente giorno dopo giorno».
Questo il duro commento di Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia: «Durante i 42 giorni di cessate il fuoco la popolazione di Gaza era tornata a sperare, a potersi addormentare la notte sapendo che i propri cari sarebbero stati ancora accanto a loro al risveglio. L’ingresso di oltre 4 mila camion di aiuti alla settimana stava consentendo ai supermercati e alle panetterie di riaprire e al prezzo del cibo di stabilizzarsi. I nostri operatori sono riusciti a portare aiuti essenziali a oltre 200 mila persone. Ora però tutto è stato messo di nuovo in discussione. Da ben 24 giorni Israele sta impedendo l’ingresso di nuove forniture da cui dipende la sopravvivenza della popolazione rimasta completamente senza elettricità, mentre anche le scorte di cibo nei nostri magazzini si stanno esaurendo, le autorità israeliane non consentono l’ingresso di oltre 63 mila tonnellate di aiuti alimentari destinati a oltre 1 milione di sfollati ad un passo dalla carestia».
Il 18 marzo, i pesanti bombardamenti a Jabalia e Khan Younis hanno ucciso quasi 700 persone, tra le quali 200 bambini, ricorda Oxfam. Le forze armate israeliane, il giorno stesso, hanno bombardato «un centro medico che prestava assistenza a oltre 1000 pazienti al giorno, gestito da Juzoor, organizzazione partner di Oxfam». Ancora, prosegue Oxfam: il 23 marzo «sono rimasti uccisi tre operatori del Comune di Abasan Al Kabira, che lavorano con la Coastal Municipalities Water Utility (partner di Oxfam), mentre si stavano spostando per interventi di riparazione delle fognature, nonostante il loro camion fosse chiaramente contrassegnato e riconoscibile».
L’azione umanitaria in soccorso alla popolazione è dunque sempre più difficile e presa di mira dall’esercito di Israele.
Prosegue Pezzati: «Le autorità israeliane stiano negando l’ingresso a Gaza di nuovi impianti di desalinizzazione e di materiale per la riparazione delle infrastrutture igienico-sanitarie, in un contesto dove l’’85% delle reti idriche sono state distrutte dai bombardamenti».
Oxfam e i suoi partner locali proseguono, nonostante tutto, nel loro faticoso lavoro per portare acqua potabile e aiuti alla popolazione colpita. «Resta però un dato di fatto», denuncia il portavoce di Oxfam Italia: «Negli ultimi 535 giorni Israele ha usato sistematicamente l’accesso agli aiuti umanitari come un’arma. Negare il cibo, l’acqua, il carburante e l’elettricità alla popolazione di Gaza è un crimine di guerra e contro l’umanità, che si sta compiendo di fronte al silenzio e all’inazione della comunità internazionale, che di fatto se ne sta rendendo complice».
L’organizzazione umanitaria rilancia l’appello al cessate il fuoco, al rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi illegalmente detenuti, al ripristino degli aiuti umanitari in sicurezza. E chiede alla comunità internazionale di intervenire «per il rispetto del diritto internazionale» e per porre fine alle forniture di armi a Israele.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!