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Smantellamento di UsAid: a luglio la chiusura

Smantellamento di UsAid: a luglio la chiusura

Il Dipartimento di Stato Usa ha comunicato al Congresso, con una nota del 29 marzo (???), che entro il primo luglio prossimo l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (UsAid) fondata nel 1961 da John Fitzgerald Kennedy sarà definitivamente chiusa. L’operazione di smantellamento della storica Agenzia – considerata dall’Amministrazione Usa un costo eccessivo e inutile per i bilanci federali – era annunciato: uno dei primi ordini esecutivi firmati dal neoinsediato Donald Trump su indicazione del Doge (Department of Government Efficiency) di Elon Musk prevedeva uno stop di 90 giorni delle attività in tutto il mondo (v. Adista Notizie n. 6/25) in vista proprio di una decisione definitiva sull’Agenzia che aveva gettato nel caos la complessa macchina degli aiuti umanitari a livello planetario.

I media vaticani, molto attenti alla questione proprio a causa la grande mole di programmi umanitari della Chiesa cattolica danneggiati dalla chiusura di UsAid, seguono con apprensione la questione sin dalla firma dell’ordine esecutivo su UsAid del 20 gennaio scorso. Il 30 marzo, Vatican News ricorda che «Usaid gestiva un bilancio annuo di circa 43 miliardi di dollari, rappresentando oltre il 40% degli aiuti umanitari globali. In queste settimane sono stati chiusi di fatto 5200 progetti, mille quelli rimasti attivi, con un taglio stimato di quasi 30 miliardi di dollari». A soffrire maggiormente per il taglio degli aiuti – spiega ancora la testata vaticana – saranno certamente il settore sanitario (in particolare i progetti di prevenzione e contrasto dell’Hiv/Aids e gli ospedali), quello dell'educazione e quello alimentare.

Il 29 marzo, l’Huffington Post ricorda invece la funzione geostrategica dell’Agenzia Usa, pensata nel 1961 da Kennedy per contrastare l’avanzata sovietica nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo e incentivare per quegli Stati processi di sviluppo allineati all’Occidente. Oggi, commenta l’analista Mario Di Giulio, «nella nuova visione dell’inquilino della Casa Bianca, probabilmente, lo scopo di contrasto all’egemonia russa è da considerarsi venuto meno, mentre il contrasto alla Cina passa per strade diverse, considerato che l’espansione del dragone si basa più su solidi investimenti economici che su politiche di soft power e aiuti umanitari». Intanto, però, al netto dei calcoli geopolitici, la mannaia di Musk-Trump si abbatte impietosa sul Continente nero ,provocando danni inestimabili: basti pensare, afferma il giornalista, che «il taglio di aiuti è stimato in circa 4 miliardi di dollari statunitensi, con un impatto che, per alcune economie, giunge all’1% del prodotto interno lordo, come nel caso della Somalia, e al 2,5% nel caso della Liberia». L’Huffington Post sottolinea in particolare il danno subito in tutto il mondo dal contrasto all’Aids, con un budget ridotto del 25%. Il Lancet HIV stima un aumento tra 4,4 milioni e 10,7 milioni di persone infette da HIV da qui al 2030, a seguito del taglio di UsAid.


Foto di M. H. da Pixabay

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