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Card. Aveline: con o senza accento marsigliese, con o senza le vittime?

Card. Aveline: con o senza accento marsigliese, con o senza le vittime?

Nel suo ritratto pubblicato da Le Monde il 2 aprile, si legge questa osservazione da parte dei giornalisti Sarah Belouezzane e Benoît Vitkine: «A Marsiglia, coltiva il suo accento marsigliese; appena arriva a Parigi, sparisce…». A ciò si aggiunge: «Delle sue opinioni è difficile farsi un’idea, tanto mons. Aveline è riuscito, fino a oggi, a evitare i temi che scottano».

Siamo quindi pienamente legittimati a interrogarci su una presa in carico personale ed energica degli innumerevoli dossier delle vittime di abusi all’interno della Chiesa cattolica che il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Francese dovrà affrontare. Delegherà tutto, come ha fatto nei casi dell’abbé C. S. e di Raymond Mélizan nella diocesi di Marsiglia? Ricordiamo che il dipartimento delle Bouches-du-Rhône si era compattato attorno al suo cardinale per silenziare il caso C. S. in vista dell’arrivo di papa Francesco.

Ma lasciamo da parte questa manifestazione di campanilismo — augurandoci che non si ripeta — per affrontare proprio le questioni che scottano. Non dimentichiamo le proporzioni: il rapporto Sauvé ha fornito un quadro preciso. La stima più alta parla di 330.000 vittime di abusi da parte di chierici e laici nella Chiesa, su un totale di circa 5.500.000 persone attualmente viventi in Francia che hanno subito violenze sessuali durante la minore età (1). È un dato enorme, e raramente ricordato. Chi si occupa delle restanti 5.170.000 vittime?

Ciò non giustifica alcuna minimizzazione. Eppure, questa è una tentazione evidente per molti membri della Conferenza Episcopale Francese. Alcuni testimoni hanno osservato che, durante il momento di aggiornamento organizzato alla Cité Saint-Pierre di Lourdes, tra gli interventi sulle vittime, i vescovi parlavano soprattutto del grande afflusso di giovani per il Mercoledì delle Ceneri (il fenomeno si ripeterà per Pasqua?) e del numero dei catecumeni. Per riequilibrare le prospettive, ricordiamo — con Georges Brassens — che anche tra i catecumeni si trovano dei “fanatici" [in francese énergumènes, ndr] . Molti vescovi hanno già ceduto alla tentazione di lasciarsi alle spalle la pagina degli abusi, facendo intendere al clero che tutto ciò che doveva essere fatto è stato fatto, e che è ora giunto il momento di dedicarsi alla nuova evangelizzazione.

Ma niente è meno certo di questo. Con il caso di Ivan Marco Rupnik, gli abusi colossali subiti dalle religiose in tutta la Chiesa sono oggi sotto gli occhi di tutti. E con le religiose, anche gli abusi sulle donne adulte e, dato l’orientamento di certi chierici, sugli uomini adulti. Che fare con tutte queste persone che, a giusto titolo, si presentano alla porta della nostra Chiesa? Come ha giustamente detto il cardinale-presidente: «La priorità sono i più poveri». Le vittime adulte non fanno forse parte di questi più poveri? Sono quindi loro la priorità.

Eppure, una nota riservata di Mons. Vuillemin, destinata ai vescovi, è trapelata dai circuiti interni ed è stata rivelata il 4 aprile dal quotidiano Libération. La nota conteneva una forte raccomandazione a non tenere in considerazione le vittime adulte. Riassumo in modo molto brutale — senza però alterarne il senso: ma vogliamo davvero farci portar via tutti i soldi da queste vittime? È impossibile non pensare alla celebre battuta di Louis de Funès in La folie des grandeurs: «È normale! I poveri sono fatti per essere molto poveri…».

Come affronterà la crisi il cardinale Jean-Marc Aveline? Con una farsa o con serietà, energia e giustizia? Seguirà i vescovi che avanzano controvoglia, trascinando i piedi, o mostrerà loro come affrontare queste tragedie da uomini, e non solo da vescovi con parole contorte? La posta in gioco è altissima e vitale: riguarda nientemeno che il futuro della fede cattolica nel nostro Paese.

(1) «La commissione ha cercato di contestualizzare queste violenze, molto elevate in valore assoluto, nel quadro generale delle violenze sessuali nella nostra società. Da questa prospettiva si possono trarre due conclusioni. La prima è che, come si poteva prevedere sulla base di studi precedenti, si sono verificate violenze sessuali altrettanto massicce su scala sociale: il 14,5% delle donne e il 6,4% degli uomini, cioè circa 5.500.000 persone, hanno subìto abusi sessuali durante la minore età. Le violenze commesse da chierici, religiosi e religiose rappresentano poco meno del 4% di questo totale. Quelle commesse da persone legate alla Chiesa cattolica (inclusi i laici) rappresentano il 6% del totale.» (Sintesi del Rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa, ottobre 2021, p.14)

Pierre Vignon - prete a Valence (Francia), già giudice ecclesiastico nella diocesi di Lione

* Foto © Claude Truong-Ngoc / Wikimedia Commons - immagine originale e licenza

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