
Il blackout in Spagna, l'attacco alle rinnovabili e l'inganno nucleare
Il black out elettrico spagnolo ha dato la stura ad un attacco alle energie rinnovabili descritte come troppo instabili, quindi possibile causa del black out elettrico. Senza attendere le conclusioni dell'indagine avviata dalla Spagna è stato individuato un colpevole (ovviamente presunto) per giustificare un rilancio del nucleare, sulla cui reale novità ci sono molte ragioni di dubbio.
Infatti sul blackout l'indagine è in corso, ma si è tentato da subito di scaricare la colpa sulle fonti rinnovabili, che in realtà pochi giorni prima avevano coperto per un periodo l’intero fabbisogno elettrico spagnolo. Altri si spingono a sospettare di un fantomatico attacco informatico (russo?) di cui non ci sono prove.
Nel 2003 in Italia ci fu un blackout che durò 18 ore ma in quell'anno fotovoltaico, eolico, geotermico producevano lo 0,4% dell’energia elettrica. Computando anche la fonte idrolettrica si arriva al 15%. Per di più l'idroelettrico è fonte rinnovabile di produzione tra le più stabili e programmabili.
La ragione di fondo del blackout in Italia nel 2003, come in Spagna pochi giorni fa, è essenzialmente lo squilibrio tra produzione e consumo (domanda ed offerta) di energia in un determinato momento, scambio che in Europa avviene sui 50 Hertz. In Italia - dopo l'esperienza negativa del 2003 - è stato predisposto un piano per scongiurare il ripetersi di un blackout elettrico, reso più semplice per Paesi che come l'Italia sono fortemente connessi con il resto dell'Europa.
Per scongiurare un blackout sulla rete elettrica occorre disporre di adeguate capacità di riserva operative, pronte e già connesse alla rete, in grado di subentrare all’istante (nel giro di pochi millisecondi) per far fronte a squilibri improvvisi di risposta alla domanda provocata da eventuali guasti. Se le prime contromisure automatiche risultano insufficienti occorre disattivare consumi in modo da riportare rapidamente in equilibrio il sistema elettrico. In Italia è prevista l’attivazione programmata in anticipo di capacità di riserva elettrica, che i produttori mettono a disposizione del sistema e dello stesso Gestore per prevenire i rischi di blackout, e che costano somme consistenti alla collettività, visto che sono remunerati anche i periodi di mancato utilizzo perché non c'è necessità. Ad esempio, questa è la funzione attuale della centrale di Montalto di Castro che ha installato 4 nuovi generatori turbogas per una potenza totale di 600 megawatt. Questa riserva di energia per evitare blackout la paghiamo nelle bollette!
Dal sito dell’autorità di settore europea, la Transparency Platform, gestita da ENTSO-E (European Network of Transmission System Operators for Electricity), un'associazione di 40 gestori dei sistemi di trasmissione dell'energia elettrica (TSO) di 36 Paesi in tutta Europa (quindi oltre i confini dell'UE) risulta che a metà giornata la quantità di potenza in Spagna è crollata da 25 GW (milioni di kW) a 12 GW e la produzione di energia elettrica delle centrali idriche, termoelettriche e nucleari è stata “azzerata” (centrali spente).
Dai dati forniti da ENTSO-E risulta che la Spagna esportava a metà giornata energia elettrica in Francia tra 250 e 1700 MW. Alle 13:00 la Spagna ha azzerato l’esportazione di energia ed è diventata importatrice di energia dalla Francia.
Va ricordato che il prezzo dell'energia elettrica si fa sull’ultima centrale a gas che entra in produzione e che il prezzo del gas per l’Europa è fissato sul prezzo del mercato speculativo TTF (Title Transfer Facility) della borsa di Amsterdam.
È ovvio l’interesse per le risultanze delle indagini volte a identificare le cause del blackout rilevando eventuali inadempienze, ma il problema non è certo la eccessiva produzione da energie rinnovabili quanto la predisposizione di sufficienti mezzi in grado di riequilibrare con rapidità lo squilibrio tra domanda e offerta di energia elettrica, predisponendo tutte le misure necessarie, a partire dall'idroelettrico che ha un ruolo importante di riequilibrio ed è una fonte programmabile di energia rinnovabile.
Più difficile è la funzione di riequilibrio del nucleare che ha il difetto contrario e cioè una scarsa flessibilità nella produzione di energia elettrica e quindi non riesce ad inseguire il carico e a compensare cali imprevisti di altre fonti produttive. Infatti in Spagna dopo il blackout, quando le rinnovabili erano già ritornate al 90% del fabbisogno, il nucleare era ancora all’inizio dei giorni di lenta crescita necessari per rimettere in esercizio una centrale nucleare dopo lo spegnimento.
Diverso è il caso degli accumuli, delle centrali pronte ad intervenire immediatamente, e delle interconnessioni con le altre reti in Europa, in grado di intervenire rapidamente in soccorso.
Le reti elettriche vanno aggiornate ed adeguate a nuovi sistemi produttivi e a nuove esigenze di consumo di energia elettrica. Questo richiede investimenti rilevanti programmati in tempi certi. Terna ha di recente ricordato che il piano di investimenti per adeguare la rete in Italia è rilevante, perché un conto è produrre energia sulla base di grandi centrali, altro è farlo in modo diffuso nel territorio come avviene con le rinnovabili.
La reintroduzione del nucleare che il governo prevede nella sua proposta di legge (da contrastare visto che ben 2 referendum popolari hanno detto no) non servirebbe a dare maggiore stabilità al sistema elettrico. Il governo propone di disseminare tante "piccole" centrali nucleari nel territorio nazionale fingendo di dimenticare che produrrebbero nuove scorie radioattive, problema tuttora irrisolto, e per di più di queste “piccole” centrali non esistono ancora prototipi sperimentati e verificabili.
Il punto decisivo è la programmabilità e la prevedibilità delle situazioni per evitare i contraccolpi, evitabili attraverso una adeguata pianificazione, e quindi i blackout elettrici.
Alfiero Grandi - presidenza dell’Associazione Sì alle rinnovabili No al nucleare
Erasmo Venosi - fisico; direttivo dell’Associazione Sì alle rinnovabili No al nucleare
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