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Obiettivo del millennio: inceppare le oligarchie

Obiettivo del millennio: inceppare le oligarchie

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 20/09/2025

«Resistere, studiare, fare rete e rompere i coglioni»: quattro “comandamenti” che mi consegnò Goffredo Fofi al nostro primo incontro a Genova. Goffredo ci ha lasciati due mesi fa, dopo una vita passata a fare esattamente questo, unendo radicalità e schiettezza a una grande empatia, ironia e passione per le relazioni. E queste sue parole rimangono una bussola di speranza senza ingenuità, in tempi in cui sembra più pesante la cappa di frustrazione davanti a ciò che va storto, a quanto ci sentiamo frammentati, al grido delle vittime che non hanno mai protagonismo.

“Fare comunità, fare nomadismo, sottrarsi al sistema, mettersi di traverso”. Queste le ho sintetizzate io quando Goffredo mi chiese di raccontare in un libretto la situazione dell’attivismo giovanile oggi. E in questi anni di tentativi – a volte collettivi e volte personali – di radicalizzare l’impegno, implementare azioni, nutrire reti nazionali e processi comunitari, mi sto facendo persuaso che il vero obiettivo del millennio (basilare per continuare a coltivare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030) sia in realtà “imparare a inceppare le oligarchie”. Con questo spirito insieme alla mia compagna ci siamo uniti a giugno scorso alla Global March to Gaza, ritrovandoci bloccati al Cairo insieme a migliaia di cittadine del mondo, per decisioni concertate tra governi che – come sappiamo – piegano leggi e diritti a proprio consumo, specie in termini di politica internazionale e sicurezza interna. Un tentativo, che sapevamo fallimentare, di cominciare di nuovo fisicamente (dopo batoste stile G8 di Genova) ad alzare l’asticella delle azioni coordinate a livello globale, quelle che spaventano di più i governi proprio perché difficilmente attaccabili. Ne è testimonianza la nuova Global Sumud Flotilla, che proprio a Genova abbiamo visto scatenare un’attivazione incredibile grazie al ruolo dell’ONG Music for Peace e del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali: 260 tonnellate di alimenti raccolte a fronte delle 40 necessarie, 40mila persone in fiaccolata con intervento finale della Sindaca e del Vicario diocesano. C’è una massa crescente già impegnata in diverse forme ogni giorno, che aspira a trovare fronti comuni di reazione coordinata e mirata.

Il sogno di società democratiche sta sprofondando (chi parla più di applicare la nostra Costituzione?). Il sogno di un tavolo delle nazioni e di un diritto internazionale sta sprofondando. Il sogno di un’Europa del “Next Generation EU” ha lasciato il posto al “rearm EU”. E non serve tirare in ballo Trump, Netanyahu, Putin o Hamas, perché sono contingenze rese possibili dallo sprofondare di questi sogni.

L’unica via nonviolenta affinché questi sogni resistano come desiderio diffuso tra i popoli è individuare “il nemico”, che non è mai un nemico assoluto ma un “paradigma” (cit. Laudato si’), nutrito e recitato da persone, gruppi di potere e galassie aziendali. Per questo è esemplare l’approccio di Francesca Albanese nel mettere in luce «l’economia del genocidio». Non serve costruire il nemico assoluto, ma contrastare chiunque adotti pratiche economiche, politiche, sociali che producono sofferenza.

Individuate e divulgate nei dettagli le pratiche del nemico, occorre reinventare metodi intelligenti e nonviolenti, analogici e digitali, di incepparle, ribaltarne l’esito, svuotarle di forza. L’obiettivo del millennio, per le persone di buona volontà, è imparare a fare una cosa nuova che il raggiungimento di una società democratica, di un diritto internazionale, di una società civile attiva, non sono bastati a realizzare: boicottare le filiere di guerra e le risorse delle ingiustizie, perlopiù volute e organizzate da oligarchie, in quanto non rappresentano alcun popolo del mondo. È qualcosa che ancora non riusciamo a fare per mancanza di organizzazione, di strategia, di risorse, di radicalità, di disciplina. Ma che dobbiamo assolutamente imparare e codificare.

La strada è lunga e solitamente lo Spirito della Vita non si afferma come un contropotere su un potere mondano. Non lottiamo per vincere di petto, ma perché nelle sconfitte apparenti si spargano nel terreno i semi del rinnovamento e alcune oasi di cura e inclusione. Questo lievito può far bene a tutta la pasta, nel lungo periodo, ma non ci scommettiamo per calcolo strategico, piuttosto per fiducia, passione e speranza. C’è sempre del “bene” in più che non avevamo previsto venire in soccorso di chi si impegna. Ma strategia, intelligenza e capacità di alleanze oltre i “purismi di nicchia” saranno sempre più importanti. A volte si può anche fare la Storia.

Giacomo D’Alessandro è camminatore e comunicatore, è attivo nelle comunità del Forte Tenaglie e del Centro Banchi a Genova, nell’associazione Percorsi di Vita e nel gruppo Luci sul Kivu. Il suo sito è: https://ilramingo.it

 

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