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SI LEGGE SIR, SI SCRIVE "SÌ"? SUL REFERENDUM, POSIZIONE SIBILLINA DELL'AGENZIA DEI VESCOVI

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 24/06/2006

33445. ROMA-ADISTA. "Referendum Costituzione: partecipare è ‘fedeltà alla Repubblica'". Cosi titolava, il 12 giugno, la nota del Sir, il Servizio Informazione Religiosa della Conferenza episcopale italiana, la "voce" del cardinal presidente, Camillo Ruini. Di chiaro, e di sacrosanto, nella nota, c'è solo l'esplicito invito a non disertare le urne il giorno del referendum (25-26 giugno). Non che ci si potesse aspettare un'indicazione per il "no" o per il "sì", ma la sibillinità contorta - anche semanticamente - del testo sembra più propensa al Sì che al No. Ecco il testo itegrale della Nota, affidata ad ogni possibile interpretazione.

REFERENDUM COSTITUZIONE:

PARTECIPARE È "FEDELTÀ ALLA REPUBBLICA" (SIR 12 Giugno 2006)

Pubblichiamo la nota Sir di questa settimana. Per la seconda volta gli italiani sono chiamati al referendum costituzionale confermativo. In realtà la Costituzione è stata oggetto di un costante lavoro di manutenzione, svolto pressoché all'unanimità. Solo di recente però si è inciso in profondità sul testo, con la riforma del titolo quinto, votata a maggioranza dal centro-sinistra, sulla base del lavoro interrotto della terza commissione bicamerale, presieduta da D'Alema. Sottoposta a referendum nel 2001 venne confermata: come dimostra l'aumento esponenziale dei conflitti di attribuzione che intasa la Corte Costituzionale tra il 2002 e il 2004, diverse cose tuttavia non funzionano nella ripartizione di competenze tra stato e regioni. Così la nuova maggioranza ha messo mano, fin dall'inizio della scorsa legislatura, ad una riforma che poi ha investito tutta la seconda parte della costituzione, fino alla forma di governo. E' stato infatti introdotto il cosiddetto premierato, secondo una linea che muoveva dalla fine degli anni Ottanta, quando il movimento referendario, guidato da Mariotto Segni, ma egemonizzato dal PDS di Occhetto, reclamava il "sindaco d'Italia". In realtà è facile riformare la Costituzione, attraverso il meccanismo dell'art. 138. Esso infatti fu varato in un quadro proporzionalista. Utilizzato in un ambiente maggioritario innesca tuttavia una rincorsa, come si è visto. In un sistema politico fatto di soggetti deboli, e sottoposto a ripetute alternanze "per disperazione", riformare la Costituzione può apparire il massimo della capacità decisionale: senza tuttavia il supporto di una opinione diffusa e condivisa, il rischio è di generare piuttosto instabilità e sovraccaricare il sistema. Il referendum del 25 e 26 giugno risulterà così comunque periodizzante, in quanto rappresenta in qualche modo il punto di coagulo di una vicenda che data dagli anni Ottanta, sia che vincano i "sì", sia che si affermi il "no". Secondo una diffusa percezione le tematiche istituzionali non sono in questo momento al cuore delle preoccupazioni degli italiani, molto più attenti ai temi economici e soprattutto fiscali. Eppure la partecipazione è importantissima e non a caso è stata fortemente sottolineata dai pronunciamenti ecclesiali che nello stesso tempo evitano scrupolosamente prese di posizione sul merito del voto. In caso di referendum confermativo partecipare è un dovere civico ancora più rilevante, una espressione di "fedeltà alla Repubblica", per riprendere il deposito etico dell'articolo 54, di cura ed attenzione per le istituzioni, che sono di tutti. Ecco allora l'importanza della partecipazione: non solo per la decisione, quanto per il seguito del dibattito, che, come ha ribadito la gran parte degli attori in gioco, non potrà che svilupparsi con accenti diversi da quello, quasi venticinquennale, che arriva oggi all'approdo del voto popolare.

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