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VERSO UNA NUOVA MEDELLÍN, PER RECUPERARE LA ROTTA. LETTERA DI JON SOBRINO A IGNÁCIO ELLACURÍA

Tratto da: Adista Documenti n° 82 del 18/11/2006

DOC-1800. SAN SALVADOR-ADISTA. C'è da scoraggiarsi, è vero, a leggere il documento preparatorio della V Conferenza dell'episcopato lainoamericano (in programma ad Aparecida, in Brasile, nel maggio del 2007; v. Adista nn. 62 e 80/06), ma "è un ottimo segnale il fatto che si stiano facendo proposte importanti per cambiarlo". La Chiesa latinoamericana ha, sì, perso la rotta - già a Puebla rispetto a Medellín, e in maniera molto più decisa a Santo Domingo rispetto a Puebla - ma, per quanto il compito non sia facile, "ad Aparecida Dio può tornare ad irrompere, come in monsignor Romero davanti al cadavere di Rutilio". Ad esprimere questa speranza - davvero contro ogni speranza, considerando le incredibili lacune del Documento di Partecipazione diffuso dal Celam nel settembre del 2005 - è il teologo della Liberazione Jon Sobrino, nella sua lettera annuale al "fratello martire" Ignácio Ellacuría, il rettore della Uca, l'Università centroamericana di San Salvador, assassinato il 16 novembre del 1989 insieme ad altri quattro gesuiti, alla cuoca della comunità, Julia Elba, e a sua figlia Celina (le 15 lettere scritte da Sobrino a Ellacuría nei 16 anni successivi al massacro sono state ora pubblicate dalla Emi con il titolo Scrivo a te fratello martire; v. Adista n. 75/06). È la speranza che i vescovi riuniti per la V Conferenza si impegnino a "rovesciare la storia", quella del Continente e quella della Chiesa, a "riprendere la direzione" e incamminarsi "verso una nuova Medellín". Perché, conclude Sobrino, "ad Aparecida dovrà esserci molto di ‘nuovo', ma anche molto di ‘Medellín'", recuperando "la dignità e la gioia" che la Conferenza del 1968 aveva saputo originare, perché "senza gioia non può prosperare una Chiesa basata su una buona notizia". Di seguito il testo di Sobrino, in una nostra traduzione dallo spagnolo. (c. f.)

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