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I DANNI INCALCOLABILI DELLE GRANDI OPERE. MONS. CAPPIO TORNA AD ATTACCARE "L'INDUSTRIA DELLA SICCITÀ"

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 24/03/2007

DOC-1844. BARRA-ADISTA. Con una lettera al presidente Lula, il francescano dom Frei Luiz Flávio Cappio, vescovo di Barra, nello Stato brasiliano di Bahia, è tornato ad attaccare il faraonico progetto di deviazione delle acque del fiume São Francisco, di cui aveva ottenuto la sospensione nell'ottobre del 2005, dopo uno sciopero della fame durato 11 giorni (v. Adista nn. 69 e 73/05 e 10/06).

Il progetto di modifica del corso del fiume, 2.700 chilometri di lunghezza, uno dei più grandi del Brasile, era stato presentato dal governo dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso allo scopo di risolvere il problema della siccità nella regione del "semi-arido" brasiliano, ma è, in realtà, tagliato su misura per la cosiddetta "industria della siccità", l'élite dei grandi proprietari del Nordest. Contro tale progetto, il vescovo di Barra si era schierato fin dall'inizio, sottolineando la necessità di riportare in vita il fiume e di promuovere un vero sviluppo per la popolazione povera della regione, in una logica di convivenza con il "semi-arido", rispettando le leggi di un ecosistema fragile e adottando soluzioni semplici, economiche e praticabili.

A più di un anno dall'incontro tra il vescovo e il presidente, svoltosi nel dicembre del 2005 proprio per discutere il caso São Francisco, e di fronte al tentativo del governo di forzare i tempi (attraverso l'inclusione del progetto nel Programma di Accelerazione della Crescita e le dichiarazioni del ministro dell'Integrazione Nazionale Pedro Britto sull'imminente avvio dei lavori), dom Cappio ha inviato a Lula il 21 febbraio una lettera, dai toni pacati e amichevoli, in cui denuncia limiti e contraddizioni del progetto, indicando al contempo soluzioni più economiche, che "abbraccerebbero un territorio più vasto e risulterebbero più efficienti di qualunque opera di deviazione di un corso d'acqua". Lo stesso giorno, in occasione della presentazione della Campagna di Fraternità a Belo Horizonte, circa 2mila persone - la prima di una serie di iniziative previste da un cartello di più di 50 organismi - hanno presentato un manifesto in cui ricordano come il bacino del fiume São Francisco sia "minacciato altrettanto o più della regione amazzonica": "le minacce ad entrambi hanno lo stesso indirizzo: l'ampliamento del commercio e la concentrazione di ricchezza".

Sul tema è intervenuto, tra molti altri, il teologo Leonardo Boff, affermando che, se "il maggiore sostegno al progetto è venuto dal Consiglio nazionale sulle risorse idriche, in cui il governo federale, da solo, ha la maggioranza dei voti", i maggiori specialisti del settore ritengono, al contrario, che "il problema relativo al semi-arido riguardi più la gestione che la scarsità d'acqua". "L'Agenzia nazionale delle acque (Ana) – prosegue Boff – ha mostrato che è possibile rifornire i municipi senza bisogno di deviare il corso del fiume", attraverso un progetto che costerebbe 3,6 miliardi di reais contro i 6,6 dell'opera difesa dal governo, raggiungendo nove Stati invece dei quattro previsti da quest'ultima e beneficiando 34 milioni di persone di 1356 municipi anziché i 12 milioni di 391 municipi che trarrebbero realmente vantaggio dal contestato megaprogetto. E c'è di più: secondo João Alfredo Telles Melo, il 70% dell'acqua sarebbe destinata all'allevamento di gamberetti e all'irrigazione, a beneficio dell'agrobusiness e dei grandi proprietari. Occorre discutere seriamente, afferma, sulla necessità di "una riforma idrica accanto alla riforma agraria", superando "i vecchi schemi delle grandi opere che, presentate come panacea, rafforzano, invece di eliminarla, quell'industria della siccità che ha arricchito le nostre élite a danno del popolo povero, sofferente e lottatore".

Di seguito la lettera di Luiz Flávio Cappio a Lula in una nostra traduzione dal portoghese. (c. f.)

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