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RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL'OMOFOBIA: ANCHE LA MARGHERITA VOLEVA CENSURARE BAGNASCO

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 19/05/2007

33878. STRASBURGO-ADISTA. Il Parlamento europeo contro la Cei: è stata una delle polemiche più accese delle scorse settimane, un tassello - nell’ottica clericale - della campagna di attacchi e intimidazioni contro la Chiesa italiana e in particolare contro il nuovo presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, orchestrata da non ben precisate lobby e duramente condannata dalla gran parte delle forze politiche. Ma nello scontro aspro che ne è seguito si sono persi di vista gli esatti contorni della vicenda, che qui Adista ricostruisce.

La vicenda prende avvio da un articolo di Avvenire del 26 aprile, dal titolo "Omofobia, va a vuoto lo ‘sfregio’ europeo": firmato dall’inviato a Strasburgo Giorgio Ferrari, il pezzo segue l’iter di un paragrafo della risoluzione sull’omofobia, in discussione in quei giorni all’Europarlamento, che condanna il disegno di legge polacco che impedirebbe agli omosessuali di insegnare nelle scuole pubbliche. "(…) Gli omosessuali - recita il passo incriminato - sono regolarmente oggetto di menzioni discriminatorie da parte di capofila religiosi in tutta Europa, come nel caso del vescovo di Namur, che, il 4 aprile di quest’anno, ha qualificato di ‘anormale’ l’omosessualità, dichiarando che essa ‘costituisce una tappa di imperfetto sviluppo della sessualità umana’, o del presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha comparato un progetto di legge che conferisce una serie limitata di diritti alle coppie omosessuali a una licenza a commettere atti di incesto e pedofilia". Secondo Avvenire, questo testo, contenuto al punto R della bozza di risoluzione presentata dai gruppi parlamentari dei Verdi e della Sinistra europea, firmata, tra gli altri, dai tre eurodeputati italiani Vittorio Agnoletto, Giusto Catania e Monica Frassoni, sarebbe la "punta dell’iceberg di un’offensiva condotta dalla lobby (...) degli omosessuali" contro la Chiesa cattolica. Un testo "pieno di veleno" e dotato di "carica eversiva", preparato per far esplodere, alla vigilia del Family Day, un caso Bagnasco al Parlamento europeo: solo, conclude Avvenire, che il piano viene in buona sostanza sventato, anche grazie all’intervento "discreto" del presidente del Parlamento di Strasburgo, il popolare tedesco Hans-Gert Pöttering, e del Partito popolare europeo, e il testo finale, da presentare al voto dell’aula lo stesso 26 aprile, contiene solo una generica menzione al "ricorso, da parte di personaggi politici di rilievo e di leader religiosi, a un linguaggio aggressivo o minaccioso o a discorsi improntati all’odio".

La ricostruzione di Avvenire dimentica però di menzionare un fatto: che il paragrafo incriminato è presente, con parole pressoché identiche, anche nelle proposte di risoluzione presentate dai gruppi dei Socialisti (al punto P), a cui appartengono i Ds, e dei Liberali (al punto B), in cui confluisce la Margherita. Questi testi, presentati tra il 23 e il 24 aprile, insieme a quello congiunto di Verdi e Sinistra europea, sarebbero poi confluiti nel testo comune da presentare all’aula, quello in cui l’accenno a Bagnasco è sparito.

Il perché della cancellazione del riferimento al presidente della Cei lo abbiamo chiesto allo stesso Agnoletto: nella discussione tra i rappresentanti dei vari gruppi per arrivare in aula con un testo comune, spiega, "si è pensato di sostituire quel passo con un testo più generico per il semplice motivo che, altrimenti, avremmo dovuto fare tutta un’altra serie di esempi. Non si poteva fare una ‘lista della spesa’, considerando che raramente in un’istituzione con rappresentanti di 27 Paesi si fa riferimento a casi particolari, e abbiamo quindi preferito parlare, genericamente, di leader politici e religiosi". Inoltre, precisa Agnoletto, il ruolo attribuito da Avvenire ai popolari è assolutamente falso, perché il loro gruppo - convinto di avere i numeri in aula per far saltare la discussione sul tema dell’omofobia - non aveva presentato nessuna risoluzione e quindi non ha partecipato alla riunione tra i gruppi per arrivare al testo comune.

L’omissione di Avvenire riguardo all’adozione anche da parte della Margherita del paragrafo incriminato è tanto più significativa se si considera che, accanto alla ricostruzione della vicenda, compare una piccola nota redazionale, a firma "Av", che esprime un "pensiero affettuoso" nei confronti di Bagnasco, da difendere di fronte ad un attacco "profondamente ingiusto". Il giorno dopo, la vicenda viene ripresa da una durissima nota del Sir, che condanna "gli indecorosi attacchi al presidente della Cei" da parte di "una pattuglia di deputati comunisti e verdi" e rivendica la "libertas ecclesiae" di fronte alle "argomentazioni propagandistiche e vietamente anticlericali di un pugno di facinorosi" che "ancora oggi (in pieno ventunesimo secolo) si definisce ‘comunista’".

Il caso esplode anche sugli altri quotidiani, ma sono solo due i giornali - la Stampa e il manifesto - a ricordare esplicitamente che la bozza di risoluzione con il riferimento a Bagnasco era stata adottata da tutti i gruppi parlamentari dell’Unione, Udeur escluso. Molti prendono per buona la versione di Avvenire e attribuiscono il caso ai tre europarlamentari italiani, Agnoletto, Catania e Frassoni, dando risalto alle dichiarazioni dell’europarlamentare della Margherita Patrizia Toia, che afferma di aver "chiesto esplicitamente di togliere dalla nostra mozione ogni attacco alle religioni e anche a Bagnasco". Il feeling tra i centristi e la Cei, alla vigilia del Family Day, è salvo.

Il 27 aprile, il Parlamento europeo approva a larga maggioranza (325 voti favorevoli, 124 contrari, 150 astenuti) il testo finale della risoluzione, senza riferimento esplicito a Bagnasco ma tutt’altro che morbido nei confronti delle Chiese: tra le proposte adottate dagli eurodeputati - con il voto anche del gruppo liberale - c’è, al punto 7, la condanna dei "commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo" e la richiesta "alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli". (alessandro speciale)

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