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LA MARCIA DI CAPODANNO SOTTO IL SEGNO DELL’ECUMENISMO. MA LA CEI VIGILA

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 12/01/2008

34225. BERGAMO-ADISTA. Si è svolta nel segno dell’ecumenismo la marcia per la pace di Capodanno, la cui quarantesima edizione si è svolta da Seriate a Bergamo. L’idea di una marcia anticonsumista e pacifista di fine anno era stata lanciata nel 1967 da mons. Luigi Bettazzi quando era presidente di Pax Christi Italia. Erano i tempi della guerra del Vietnam, e Bettazzi, sulla scia di importanti encicliche, come la Pacem in terris di Giovanni XXIII (1963) e la Populorum Progressio di Paolo VI (1967), e dopo che papa Montini nel dicembre dello stesso anno aveva proclamato il primo gennaio Giornata mondiale per la pace, organizzò la prima marcia a Sotto il Monte (Bg), presente p. David Maria Turoldo; poi, anno dopo anno, la marcia si è spostata in diverse regioni italiane. L’edizione di quest’anno è stata, in un certo senso, un ritorno alle origini. Senza padre Davide, ma ancora con mons. Bettazzi.

La partenza è stata preceduta da una preghiera ecumenica presso il centro pastorale "Beato Giovanni XXIII" di Seriate. Massimo Feré, responsabile dei rapporti ecumenici di Pax Christi, ha presentato l’esito dell’assemblea di Sibiu. Poi è iniziata la marcia. In tutto otto-nove chilometri, percorsi - in una serata molto fredda - dai circa tremila partecipanti, con una presenza massiccia di militanti di Pax Christi (c’era anche l’ex presidente mons. Diego Bona) e molti esponenti dell’associazionismo e delle parrocchie.

A metà strada, prima della salita a Bergamo alta, si è svolto un incontro nella chiesa di S. Anna. Il direttore dell’Eco di Bergamo, Ettore Ongis, ha presieduto una tavola rotonda sul tema "La famiglia di Abramo e la benedizione di tutte le genti", in cui sono intervenute l’iraniana Shaharzad Houshmand, docente di teologia islamica alla Gregoriana, con un appassionato riferimento alle radici comuni dei credenti nelle religioni del Libro e Manuela Dviri Vitali Norsa, che ha perso nel 1998 un figlio di vent’anni, ucciso in territorio libanese da un razzo sparato da guerriglieri hezbollah, e ha promosso un’associazione pacifista che riunisce insieme i parenti delle vittime israeliane e palestinesi. Mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per la Giustizia e la Pace e successore di mons. Bettazzi sulla cattedra di Ivrea, ha voluto dare all’iniziativa il senso di una difesa della famiglia tradizionale, sulla scia di quanto il papa ha scritto nel messaggio per il primo gennaio, stabilendo uno stretto rapporto tra la solidità della famiglia e la ricerca della pace. "Dobbiamo renderci conto – ha ammonito Miglio – che non difendendo la famiglia ci tagliamo l’erba sotto i piedi: dobbiamo rendercene conto anche noi cattolici, perché, come ci insegna il papa, non si può lavorare per la pace se nel frattempo qualcuno distrugge la famiglia".

La marcia è proseguita poi fino al Seminario diocesano, nella città alta, dove si è conclusa con una celebrazione eucaristica nella grande chiesa Ipogea (a cui hanno presenziato 76 presbiteri e nove vescovi). In una cornice liturgica molto tradizionale, solo il vescovo di Troyes, mons. Marc Stenger, presidente di Pax Christi Francia, ha detto qualcosa sull’inaccettabile situazione in alcuni teatri di guerra, come l’Iraq e l’Afghanistan, invitando Pax Christi Italia ad organizzare una missione comune presso i fratelli cristiani iracheni. Così, dopo lo scontro che ci fu con la presidenza della Cei sui relatori invitati a partecipare alla marcia di Trento di due anni fa (v. Adista nn. 85 e 89/05; 1 e 3/06), pare che la gerarchia quest’anno sia riuscita a mettere la sordina alla manifestazione.

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