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LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE, I MERITI DEI COMUNISTI, LI ERRORI DELLA CHIESA. ACCESO DIBATTITO SU "JESUS"

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 12/01/2008

34226. ROMA-ADISTA. La Rivoluzione d’ottobre del 1917 divide i lettori di Jesus che, sulle pagine del mensile dei Paolini di gennaio, contestano o apprezzano la linea del giornale, giudicata filo-comunista dai detrattori, lucida ed equilibrata dai sostenitori.Pietra dello scandalo, un commento di Maria Cristina Bartolomei, docente di Filosofia Morale alla Statale di Milano e collaboratrice stabile del giornale da diversi anni, pubblicato sul numero di novembre dal titolo "La rivoluzione d’ottobre e il dovere di cercare ancora". Il "comunismo realizzato", scrive, è da condannare per diversi motivi: "Mancanza di libertà individuali; di rispetto dei diritti umani; repressione religiosa e ateismo di Stato". Tuttavia, è opportuno occuparcene poiché "i problemi che ha denunciato e cercato di risolvere sono veri e, nel quadro del capitalismo, si sono aggravati. Sono i problemi della ingiustizia, orrenda, gravissima che vige nei rapporti tra gli esseri umani; dello sfruttamento di molti a vantaggio di pochi, che vuol dire miliardi di vite triturate nelle rotelle dell’ingranaggio che produce benessere sufficiente a tacitare le nostre coscienze, e opulenza nonché potere di dominio del mondo (anche con l’uso della guerra) nelle mani di pochissimi". "Prima del movimento socialista – prosegue – non si ricordano sollevazioni cristiane contro la trasformazione in merce dell’uomo, contro le condizioni disumane di lavoro, anche di donne e bambini. Ci furono molte generose iniziative di assistenza (quante congregazioni religiose!), ma non azioni politiche a contrasto di quell’ordine costituito. Diritti oggi (o almeno sino a ieri!) considerati ovvi furono conquistati a prezzo di dure e sofferte lotte: senza l’incitamento del movimento socialista, tutto ciò non sarebbe accaduto". Il comunismo ebbe il torto, scrive la Bartolomei, di "indicare in Dio e nella religione il nemico della promozione umana. Ma più grave torto lo ebbero i cristiani a non schierarsi con gli ultimi, a non opporsi ai potenti che li opprimevano. Che Dio ci perdoni per come il suo volto e il messaggio dell’Evangelo sono stati deformati dalla prassi delle Chiese!". Tanto che, aggiunge, dopo il "libro nero delle vittime del comunismo", andrebbe scritto non solo "il libro nerissimo delle vittime del capitalismo" – "che non sono finite e comprendono non solo i miserabili del Sud del mondo sfruttati dalle multinazionali e in mille altri modi, ma anche i bambini cui negli Usa oggi viene negata assistenza sanitaria gratuita" – ma anche "un libro nero del cristianesimo 'reale': un libro di persecuzioni e violenze; di repressioni; di inadempienze, ritardi, cecità nel cogliere i bisogni del mondo". "La tragica contraddizione tra mezzo e fine del comunismo fu l’uso della violenza per ottenere la liberazione sociale – conclude la Bartolomei –. Ma la spinta dell’ottobre 1917 fu l’indignazione per l’ingiustizia; la ricerca della giustizia per tutti, della eliminazione dei rapporti di dominio (purtroppo perseguita eliminando fisicamente i dominatori); fu la convinzione che, al di qua delle legittime differenze, gli esseri umani sono uguali e hanno uguali diritti: l’esatto contrario di ciò che ispirò i totalitarismi fascisti, ai quali a torto il comunismo viene assimilato. Il comunismo aprì un orizzonte di speranza e dignità a milioni di oppressi, che si riconobbero 'compagni': uomini che condividono lo stesso pane (quali assonanze per i cristiani!). Non lo rimpiangiamo, ma abbiamo l’onere di rispondere ai problemi che affrontò, di trovare vie più umane di economia e società; il suo fallimento ci interpella: ‘cercate ancora’!" (come suggeriva, nel 1990, all’indomani dell’abbattimento del Muro di Berlino, il titolo del libro dell’economista Claudio Napoleoni, ndr).La riflessione di Maria Cristina Bartolomei "mi ha ferito profondamente", scrive da Brescia il prete ortodosso Vladimir Zelinskij, su Jesus di gennaio, a cui si associa Raffaele Savigni, da Lucca: "Desidero manifestare il mio dissenso rispetto a talune affermazioni di Maria Cristina Bartolomei", poiché "ritengo che fossero sbagliati non solo i mezzi utilizzati da Lenin e compagni, ma anche il fine". Sull’altro fronte Gio Ferri, da Novara, che scrive per congratularsi per il commento: "La lucidità di quell’articolo nell’interpretazione della storia e l’onestà intellettuale dell’autrice – prosegue –, con riferimento a due secoli di socialismo e di lotte per il riscatto degli oppressi mi hanno veramente impressionato e commosso". "Se avessi dovuto scrivere un articolo sull’argomento – aggiunge B. Traverso – lo avrei scritto così. In fondo l’avvento del comunismo non fu altro che una risposta all’esigenza di giustizia ed equità. Purtroppo, come spesso succede agli uomini, nobili ideali vengono distorti in maniera incredibile fino a creare dei veri e propri mostri".Lunga le replica della Bartolomei alle molte lettere ricevute "sia di assenso sia di dissenso". "Nel comunismo ci sono verità cristiane impazzite", scrive. "Ma perché sono impazzite? Non forse anche perché nella pratica cristiana non trovano più o piena accoglienza? I cristiani sono stati mediamente più pronti a cogliere l’offesa a Dio e all’uomo consistente nella repressione religiosa e nell’ateismo di Stato, che non quella consistente nello sfruttamento e oppressione dell’uomo, immagine di Dio. E, ora che hanno maturato l’opzione per la democrazia, quando condannano i totalitarismi tendono a farlo in modo indifferenziato. Mentre rimane una differenza essenziale tra chi è almeno inizialmente mosso dall’ideale della uguaglianza umana, della abolizione del dominio dell’uomo sull’uomo, del superamento della soggezione alla guerra come modo di rapporto tra gli Stati, e chi invece persegue esattamente il contrario: la disuguaglianza, il dominio e l’oppressione su individui e popoli, in base a criteri razzisti o classisti. Tra chi guarda il mondo a partire dai suoi ‘inferi’ e chi lo guarda dall’alto del privilegio". (l. k.) 

 

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