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1968 - IL '68 NATO IN CHIESA

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Non arrivò al potere come gli slogan del maggio francese auspicavano, ma certamente l’immaginazione ruppe gli argini del sistema borghese, e fu il ’68: lo stato delle cose e le sue nomenklature furono sottoposti al fuoco di fila del pensiero critico – antiautoritario e anticapitalista - e nessuna gerarchia familiare, sociale, culturale, politico-economica o religiosa ottenne un salvacondotto. Almeno a livello di idee. E nuove idee, in particolare, continuavano ad animare il mondo cattolico da un capo all’altro della Terra, incalzando il percorso post-conciliare. Un percorso segnato da alcune pietre miliari, come la II Conferenza Generale dell’episcopato latino-americano che a Medellín (Colombia) afferma la Chiesa come Chiesa dei poveri. E nella rivoluzione epocale del ’68 accade anche che un vescovo brasiliano – mons. Antonio Fragoso - difenda a spada tratta la rivoluzione cubana e inviti i cristiani a riconoscere "le virtù evangeliche di Fidel Castro". Parole e fatti di liberazione si rincorrevano, si richiamavano l’un l’altro, inciampavano nella realtà e si rialzavano, anche in Italia: dalle parole del cardinale Giacomo Lercaro contro la guerra in Vietnam alla "primavera di Praga" fiorita con Alexander Dubcek, dalla contestazione degli studenti della Cattolica in piazza San Pietro (la Cattolica verrà occupata 4 volte e l’ultima durerà 15 giorni con il Rettore chiuso nel suo ufficio) all’occupazione della facoltà di Sociologia di Trento appoggiata apertamente da 9 preti iscritti alla facoltà. Nella Chiesa si sfogliano pagine controverse: il cardinal Lercaro dà le dimissioni; i presidenti nazionali della Fuci, Mirella Gallinaro e Giovanni Benzoni, inviano una lettera aperta ai docenti universitari in cui sostengono le ragioni della contestazione; il cardinale di Milano, Giovanni Colombo, condanna invece le proteste. Il 25 febbraio a Bologna l’incontro di oltre seicento cristiani di base organizzato dalla rivista Questitalia di Vladimiro Dorigo (che nella sua relazione contesta l’intervento Cei a favore del voto cattolico per la Dc e auspica l’azione comune di "credenti e non credenti per una nuova sinistra in Italia"), cui seguirà a Rimini (1-4 novembre) il 1° Seminario nazionale dei Gruppi Spontanei. Gli studenti di Roma si scontrano a Valle Giulia con la polizia. Paolo VI rileva l’inquietudine della Chiesa "per un turbine di idee e di fatti che sono secondo lo spirito buono", ma condanna poi la "teologia della rivoluzione". Il 4 aprile muore a Memphis, ucciso da un killer, Martin Luther King. Alla fine di luglio viene promulgata l’enciclica Humanae Vitae, che disattende le speranze dei cattolici di un’apertura sul tema della contraccezione, scatenando durissime proteste. Il 14 settembre la cattedrale di Parma è occupata da cristiani di base, e il 22 settembre la comunità dell’Isolotto di Firenze scrive una lettera di solidarietà agli occupanti di Parma: ne nascerà 'un caso', anche mediatico, a causa dell'ultimatum del card. Florit a don Mazzi: ritirare la solidarietà o dimettersi. Mazzi fu rimosso dalla parrocchia, ma la comunità rimase compatta al suo fianco. In lungo e largo per l'Italia veniva contestata dai cristiani di base la collusione clericale con il potere. A novembre, ad esempio, il Consiglio pastorale della diocesi di Ivrea si pronuncia contro la partecipazione azionaria del Vaticano alla Lancia. Così come viene contestato il potere del braccio secolare della Chiesa, a partire dalle Acli, che prendono sempre più le distanze dal collateralismo con la Dc. Contestazioni ovunque, nel ’68, ‘così in cielo come in terra’: durante la messa di Natale del card. Colombo a Milano, e, sempre nel tempo di Natale, nei tanti "presepi della contestazione" lungo tutta la penisola. (maria rita rendeù)

 

 

PARMA: CONTRO IL CONNUBIO CHIESA-POTERE, I CREDENTI OCCUPANO LA CATTEDRALE

 

Documento di occupazione

Abbiamo occupato la Cattedrale perché volevamo discutere nella casa di Dio, nostro Padre, i problemi della Chiesa, che è anche casa nostra. I fatti che ci hanno convinto ad intraprendere questa azione clamorosa sono i seguenti:

1) che la Chiesa di S. Evasio sarà costruita con i soldi della Cassa di Risparmio e sarà così la Chiesa della Cassa di Risparmio e non del popolo del quartiere

2) che la rimozione, la promozione e il trasferimento dei sacerdoti avvengono come fatti burocratici, senza alcuna partecipazione o consultazione dei fedeli

3) che nella diocesi ci sono disparità economiche gravi tra i sacerdoti

4) che il settimanale cattolico diocesano mangia soldi inutilmente visto che non si differenzia per niente dalla solita stampa borghese

5) che l'educazione impartita ai seminaristi tende a comprimere la loro personalità e a farne degli esecutori passivi

6) che troppe prove dimostrano la connessione strettissima della Chiesa con i poteri politici ed economici costituiti: per questo non può essere la Chiesa dei poveri.

Una cosa non avevamo previsto, e cioè che il legame della Chiesa locale con la polizia fosse così stretto, efficiente ed immediato. Alle 19,30 dopo che avevamo ascoltato la S. Messa e stavamo rimettendoci a discutere nella nostra Chiesa, burocraticamente ci è stato imposto di rispettare l'orario di chiusura, e poiché chiedevamo di trattenerci ancora, la polizia è intervenuta brutalmente in Chiesa per buttarci fuori. "Quale padre a suo figlio (magari anche un figliol prodigo) che chiede pane dà uno scorpione?": questa frase evangelica si dovrebbe commentare così: purtroppo ci sono dei padri che ai figli che chiedono chiarimenti, danno (o fanno dare) manganellate. (...)

Lettera all'Assemblea di Parma, al Papa Paolo VI e al Vescovo di Parma, illustrata in una chiesa durante la S. Messa domenicale e firmata da 4 sacerdoti e 102 cattolici di Firenze.

22 settembre 1968.

Desideriamo esprimervi la nostra piena solidarietà col gesto che avete compiuto sabato 14, dandovi convegno nella Cattedrale di Parma ed occupandola con la Vostra Assemblea. Concordiamo pienamente con gli scopi della vostra azione, primo fra tutti "chiedere una scelta discriminante tra coloro che sono dalla parte del Vangelo dei poveri e coloro che servono due padroni, Dio e il danaro". Siamo convinti che si tratta di una richiesta veramente evangelica "Beati voi che siete poveri... ma guai a voi ricchi..." Può esserci una scelta discriminante più netta? Una scelta consacrata dalla morte di croce, cioè dalla partecipazione piena di Cristo alla sorte dei poveri, dei discriminati, degli oppressi (...). Rigiri di parole, interpretazioni accomodate, non riescono ad attenuare la portata di questa chiara e fondamentale scelta evangelica. Purtroppo tale scelta discriminante non risulta alla base del Vangelo che predichiamo. Viviamo in una Chiesa che non ha a fondamento i poveri, gli oppressi, i rifiutati, gli affamati e assetati di giustizia.

La Gerarchia e la parte ufficialmente più responsabile della Chiesa non fa parte del mondo dei poveri, dei rifiutati, degli oppressi. Il Papa, i Vescovi e spesso anche i sacerdoti e i laici più qualificati sono ricolmi di onori, di potere, di prestigio, di privilegi, di amicizie influenti, di cultura ed in ultimo anche di beni.

(...) La Parola di Dio viene incatenata dei fortissimi legami degli interessi finanziari. Questa è la tragedia della nostra Chiesa Cattolica in tanti paesi occidentali i pastori perdono spesso la coscienza del loro ruolo profetico e dormono nella dolce ubriachezza di un culto finanziato dai grandi padroni del capitale, che stringono la Chiesa con i legami aurei delle loro splendide elemosine. (...). Una Chiesa che ammette indiscriminatamente alla mensa eucaristica sfruttati e sfruttatori senza denunziare efficacemente questa degradante situazione non fa che "mangiare e bere senza discernere il Corpo del Signore", ossia senza attribuire al cibo e alla bevanda eucaristica il loro valore di agglutinante sociale; e pertanto commette un tremendo sacrilegio: "mangia e beve il proprio castigo". (J. M. Gonzales-Ruiz).

Si tratta di sapere se la Chiese è veramente al servizio del Vangelo "nascosto ai saggi ed agli intelligenti e rivelato ai piccoli", se assolve la missione di Cristo: "Portare ai poveri la buona notizia, sollevare i cuori sfiduciati, annunziare ai pionieri la libertà, restituire ai ciechi la vista, rendere liberi gli oppressi" (Lc 4, 14-30). O se invece la Chiesa è di fatto a servizio di coloro che strumentalizzano il Vangelo per tappare la bocca ai piccoli, nei quali è vivente lo spirito di Cristo, per negare ai poveri la buona notizia, deprimere i cuori sfiduciati, soffocare la libertà, impedire ai ciechi la vista, rendere più dura l'oppressione. (...). La nostra coscienza cristiana ci impedisce di essere d'accordo col Papa quando vi accusa di mancanza di amore per la Chiesa, quando vi rimprovera di esservi impoveriti e svuotati di amore apostolico, fino e diventare molesti e nocivi alla Chiesa di Dio, quando addirittura vi definisce nemici. L'accusa del Papa ci addice piuttosto e coloro che hanno chiamato la polizia per cacciarvi fuori della vostra casa. Non siamo neppure d'accordo col vostro Vescovo il quale asserisce che il vostro metodo non è evangelico ed è lesivo della dignità e del rispetto che ci devono alla persone umana. Come se fosse evangelico e rispettoso il metodo di costruire chiese col denaro proveniente dallo strozzinaggio legalizzato delle banche. (...) Come fa il vostro Vescovo e parlare di Chiesa che raduna il popolo di Dio? Si è forse dimenticato che il Popolo di Dio è nato in Egitto come popolo di oppressi ed è stato rigenerato de un Oppresso il quale porta ancora nelle suo membra i segni della oppressione subita da parte dei potenti? Osservi quanti, fra i radunati nella sua cattedrale e nelle cattedrali del mondo intero, portano nelle loro membra le stigmate delle oppressione subita e causa della giustizia. Faccia il confronto con quanti si rifiutano di andare nelle cattedrali e nelle chiese perché le vedono come strumenti della loro oppressione. Se farà questo esame in maniera obbiettivo e disinteressate sarà ben contento che finalmente, attraverso di voi, nella sua cattedrale si è aperto un piccolo spiraglio verso la effettiva riunione del popolo di Dio. Vi salutiamo fraternamente.

(dal supplemento ad Adista n. 30 dell’1 ottobre 1968)

 

CECOSLOVACCHIA: QUANDO PANNELLA ERA "ANTIATLANTICO"

 

307) ROMA (Adista)- Si è costituito nei giorni scorsi (per iniziativa di Alberto Benzoni, Luigi del Gatto, Marco Pannella, Piero Pinna, Ida Sacchetti, Goffredo Zappa) il Comitato Italiano degli Antiatlantici per la Cecoslovacchia. Il gruppo promotore si rivolge ai cittadini democratici e socialisti con la lettera che qui riportiamo:

"Caro Amico, Le scriviamo a nome del gruppo promotore del 'Comitato Italiano degli Antiatlantici per la Cecoslovacchia'. Come il nome stesso del Comitato indica, si intende fare appello a tutte quelle forze di sinistra che, anche dalla effettiva lotta contro la NATO (complesso politico militare economico che condiziona pesantemente in senso conservatore la vita della società italiana) e per il superamento dei blocchi, deducono coerentemente la loro solidarietà per l'esperimento socialista in Cecoslovacchia e per il suo sviluppo autonomo.

Tale sviluppo autonomo è ancora oggi possibile; e richiede alle forze di sinistra un impegno che superi ed integri le prese di posizione degli organi di partito e di sindacato, attraverso una serie di azioni volte: 1) ad ottenere il ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio cecoslovacco; 2) a manifestare concretamente i legami di simpatia e solidarietà delle sinistre italiane con il socialismo cecoslovacco; 3) ad assicurarne il libero sviluppo contro le attuali pressioni autoritarie.

In vista di tali finalità - la cui importanza non può essere sottovalutata - Le chiediamo di impegnare concretamente le Sue personali energie e di aderire al Comitato Italiano degli Antiatlantici per la Cecoslovacchia. Nel momento in cui gli oltranzisti degli opposti blocchi operano per compromettere la pace internazionale e la libertà dei popoli, il C.I.A.C. intende promuovere tutte quelle forme concrete di solidarietà verso la Cecoslovacchia socialista che valgano a sostenerne la causa, e con ciò a ribadire in ogni parte del globo la volontà di quanti vogliono i popoli arbitri del loro destino. Ogni cittadino, i gruppi, le organizzazioni, i giornali e le riviste, possono inviare la loro adesione all'indirizzo provvisorio del Comitato, via XXIV Maggio n° 7 00187 ROMA."

Hanno già aderito al Comitato: sen. Adriano Ossicini, sen. Gian Mario Albani, on. Fernando Santi, on. Renato Ballardini, on. Riccardo Lombardi, on. Nevol Querci, on. Loris Fortuna, Fabrizio Cicchitto (com. direttivo CGIL), Gianfranco Spadaccia (segr. naz. Partito Radicale), Vladimiro Dorigo (dir. Questitalia), Giuseppe Loteta (giornalista), Piero Boni (segr. gen. FIOM), Giuseppe Morelli (cons. naz. FIM), Luciano Benadusi (ex delegato naz. giov. DC), Giorgio Pazzini (cons. naz. ACLI), Vittorio Bellavite (Uff. Studi ACLI) avv. Mauro Mellini, avv. Antonio Fontana, Giovanni Emiliani, Luigi Capogrossi Colognesi.

(da Adista n. 30 dell’1 ottobre 1968)

 

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