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1972 - LE PRIME VITTIME DEL "RESTAURO"

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

La V legislatura è la prima a finire per lo scioglimento anticipato delle Camere. Una soluzione che fa comodo a molti, perché permette di rinviare lo svolgimento del referendum abrogativo della legge sul divorzio. Le elezioni politiche (7-8 maggio), le prime dopo le lotte del ‘68-‘69, segnano una avanzata dei partiti della sinistra tradizionale - Pci e Psi - mentre liste espressione del fermento di quegli anni - come la lista "Manifesto" (che sceglie come capolista l’anarchico Valpreda, ingiustamente in carcere per la strage di piazza Fontana), Psiup, Servire il Popolo, Mpl - non riuscirono a conquistare nemmeno un seggio. Il gruppo dirigente del Psiup decide l’immediato scioglimento e la confluenza nel Pci. Allo stesso modo, gran parte dell’Mpl opta per la confluenza nel Psi. Una minoranza dei due partiti, che aveva rifiutato la confluenza dentro il Pci e il Psi, nel novembre costituisce il Partito di Unità Proletaria (PdUP), che nel luglio 1974 si unì al gruppo del "Manifesto". Nel periodo pre-elettorale, molti eventi agitano il quadro politico. Il 3 marzo un gruppo di brigatisti rapisce a Milano Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens. Si tratta del primo sequestro firmato dalle Brigate Rosse, la cui attività era iniziata l’anno precedente. Sempre a marzo, nell’ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e degli attentati sui treni del ‘69, vengono arrestati tre esponenti di Ordine Nuovo: Pino Rauti (che ne è il leader), Franco Freda e Giovanni Ventura. A fine mese Rauti sarà scarcerato e alle politiche eletto deputato nelle liste dell’Msi. Dal 14 al 17 marzo, a Milano, si svolge il XIII Congresso del PCI, che segna il cambio al vertice del partito tra Pietro Longo ed Enrico Berlinguer. Il giorno di apertura del Congresso, a Segrate, sotto un traliccio dell’alta tensione viene trovato morto (in circostanze mai del tutto chiarite) l’editore Giangiacomo Feltrinelli. Il 31 maggio a Peteano (Go), una bomba posta dai fascisti all’interno di un’automobile provoca la morte di tre carabinieri. A dicembre, il Parlamento approva la legge che riconosce l’obiezione di coscienza.

Sul fronte ecclesiale, si intensifica il pressing della gerarchia ecclesiastica contro dom Giovanni Franzoni, abate di S. Paolo Fuori le Mura (la Curia manda un visitatore apostolico a indagare su di lui, ma la visita si conclude con un nulla di fatto), mentre il gruppo redazionale del "Regno" licenziato in tronco l’anno precedente dai superiori dehoniani è tra i promotori di un nuovo settimanale, che prende il nome di "Com". Ad agosto, a Santiago del Cile, primo incontro internazionale dei Cristiani per il Socialismo. Tra gli animatori del movimento c’è il salesiano don Giulio Girardi. Intanto, al XII Congresso delle Acli si accentuano le divisioni tra la sinistra interna e l’ala moderata. A dicembre, dalla riunificazione di due componenti delle Acli (Mocli e Federacl) che avevano abbandonato il movimento in dissenso dalla "scelta socialista", nasce ufficialemente l’Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori), A febbraio, in occasione delle elezioni politiche, alcuni preti che operano nelle borgate romare denunciano, in una lettera aperta, la grave situazione delle zone depresse della capitale e dei baraccati che le abitano. 2 mesi dopo, le Comunità Cristiane di Base si esprimono in un documento per un convinto voto alle forze di sinistra. A marzo, 33 teologi di fama internazionale (ma nessuno italiano), tra cui Hans Kung, Herbert Haag, Edward Schillebeeckx e Casiano Floristan, sottoscrivono un documento in cui denunciano la crisi della Chiesa postconciliare. (valerio gigante)

 

CRISTIANI DI BASE: DA CREDENTI, RIVENDICHIAMO AUTONOMIA. E VOTIAMO A SINISTRA

 

Libertà del cristiano di fronte alla storia

Nel momento in cui gli italiani sono chiamati a votare, le coscienze di tanti si trovano confuse e perplesse. E ciò perché si continua a perpetuare l'equivoco di fondo, alimentato anche dai documenti dei vescovi, per cui il cristiano deve necessariamente votare, in nome della fede cristiana, certi partiti che dicono di trarre la loro giustificazione ideologica e politica dal cristianesimo. Pensiamo invece che il messaggio cristiano non può offrire alcuna determinazione concreta in ordine alle scelte politiche. Il cristianesimo è la religione della libertà e della concretezza storica. Il cristiano deve perciò sentirsi libero di fronte alle scelte politiche, che deve fare sulla base di un'analisi storica della situazione in cui vive, senza temere che questo lo possa portare ad aderire ad ideologie considerate comunemente contrarie alla fede ricevuta dai genitori e ad una morale tradizionale. Sappiamo che è molto difficile per tanti superare questa educazione, e che la sola parola marxismo o laicità sono per essi sinonimi di ideologie distruttrici di tutto il patrimonio religioso da essi appreso. Con la conseguenza che, in campo politico, si continuano a perpetuare gli equivoci dell'interclassismo, che, mistificando gli stridenti rapporti sociali tra le classi, finisce per fare parti eguali tra diseguali.

 

Libertà del cristiano e scelte politiche

Questa libertà del cristiano che noi rivendichiamo, vuol dire per noi, di conseguenza, autonomia delle nostre analisi, scelte ed azioni in campo politico. In questa linea certi elementi del metodo marxista di analisi storica e della società ci si presentano come uno strumento corretto per mettere in evidenza gli squilibri e le contraddizioni della nostra società e la necessità di un'alternativa politica. Naturalmente senza attribuire alcun valore assoluto all’analisi dei fatti sociali ed anche alle esperienze storiche che si sono ispirate all’ideologia marxista. Questa posizione di libertà di fronte alla storia e alle scelte politiche, a cui siamo giunti attraverso l’esperienza di questi ultimi anni, la vogliamo far presente agli altri gruppi cristiani di base solo come una proposta per un confronto ed una crescita ulteriore comune. Tutto questo però non ci esime dal prendere le nostre responsabilità e compiere le nostre scelte di fronte alla situazione politica attuale, senza voler trovare ad ogni costo una unità, che sarebbe equivoca e passeggera.

 

Accenni alla situazione politica attuale

Non possiamo non ricordare, infatti, che questi ultimi due anni sono stati caratterizzati da un costante movimento repressivo e di spostamento a destra dell'asse politico italiano, dopo le lotte contrattuali del '69. Il nostro sistema, che è "disordine costituito", ha trovato infatti una forma più perfetta di espressione da una parte nel riformismo imperante, dall'altra nelle repressioni di quelle forze autenticamente democratiche e popolari che tendevano al cambiamento. Particolarmente teniamo presente la situazione di estrema disgregazione della nostra città e provincia, dove è presente un sottoproletariato sempre più emarginato in ghetti periferici ed anche urbani, ed un proletariato sempre più sfruttato anche per la crisi edilizia architettata ad arte. Siamo perciò consapevoli che il nostro impegno va ben al di là della scadenza elettorale ed è inserito in un discorso di chiarificazione politica dei gruppi di base di fronte ad impegni politici e sindacali (rinnovo contrattuale, unità sindacale di classe, riforme, ecc.) molto più qualificanti del movimento elettorale stesso, rifiutando così anche la trappola, che, con le elezioni anticipate, il padronato ed i suoi lacchè hanno creato per tutti i lavoratori.

 

Il nostro voto

Ribadendo dunque la necessaria distinzione tra la nostra fede e le nostre scelte politiche, rivendicando il diritto della nostra autonomia rispetto alle analisi politiche compiute, denunciando qualsiasi forma di oppressione delle coscienze diretta a fare esprimere un voto stabilizzatore dell'attuale situazione, esprimiamo decisamente il nostro voto per le forze della sinistra di classe. Consapevoli che tale voto procurerà scandalo in alcuni, sarà l’unica espressione concreta del nostro impegno sempre a fianco degli emarginati e degli sfruttati. Chiediamo l'appoggio di tutti i gruppi e cristiani di base, delle comunità e dei singoli che si ritrovano su questa piattaforma). (...)

(da Adista n. 260 del 2 maggio 1972)

 

I TEOLOGI: LA CHIESA È IN CRISI DI ASTINENZA. DA CONCILIO

Doc. n. 431 - Roma-adista. 33 teologi di fama internazionale -tra essi, Hans Kung, Franz Bokle, Herbert Haag, Jean Paul Audet, Edward Schillebeeckx, Walter Klosterman e Casiano Floristan - hanno firmato un manifesto intitolato "Contro la rassegnazione della Chiesa". I firmatari sono 11 tedeschi, 5 Olandesi, 4 statunitensi, 4 svizzeri, 3 canadesi, 3 austriaci e 3 spagnoli: nessun francese e, naturalmente, nessun italiano. (...)

La Chiesa cattolica è preda di una complessa crisi di autorità e di fiducia. Sei anni dopo la conclusione del Concilio, il terzo Sinodo romano dei vescovi è terminato senza alcun risultato tangibile. L’autorità della Chiesa, la quale durante il Concilio aveva osato affrontare problemi vecchi e nuovi in maniera sorprendentemente audace, non sembra più in grado, nel periodo postconciliare, di giungere a risultati positivi in campi così importanti ed urgenti come la giustizia e la pace nel mondo e come la crisi del ministero sacerdotale. In tal modo, la legge del celibato, in sé marginale, è diventata immediatamente il criterio del rinnovamento ecclesiastico. Mentre, di fronte a crescenti difficoltà, le autorità ecclesiastiche ufficiali si accontentano di deplorare, di lanciare moniti e di comminare sanzioni arbitrarie, si vede un numero sempre crescente di preti abbandonare il ministero e si assiste ad una diminuzione quantitativa e qualitativa di candidati al sacerdozio. La confusione di numerosi membri della Chiesa è grande e molti dei migliori pastori hanno l’impressione di essere stati abbandonati, nelle loro importanti mansioni, dai vescovi e dai teologi. Se è vero che certi vescovi e certe Conferenze episcopali hanno seriamente assunto le preoccupazioni delle loro Chiese, occorre anche dire che la maggior parte si è preoccupata soltanto dei problemi particolari e, anche quando hanno trovato soluzioni positive, hanno deluso le speranze del loro clero e dei fedeli. Così, la credibilità della Chiesa, che non era mai stata, durante gli ultimi cinque secoli, così grande come all’inizio del pontificato di Paolo VI, si è affossata in maniera inquietante. Molti sono coloro che soffrono a causa della Chiesa. Lo spirito di rassegnazione si propaga.

Per trovare, almeno in generale, le cause fondamentali di questa crisi di autorità e di fiducia, non bisogna guardare a certe persone o determinati ministri della Chiesa, e tanto meno accusarli di cattiva volontà. Il guasto si trova piuttosto nel sistema stesso della Chiesa, in ritardo coi tempi, che mostra ancora numerosi segni dell’assolutismo primitivo. Il Papa e i vescovi sono infatti i signori assoluti della Chiesa e concentrano nella loro persona i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, senza che alcun controllo efficace possa, in alcuni casi, limitare l’esercizio di tali poteri (ciò, nonostante la fondazione di numerosi organismi intermediari). E i loro successori sono scelti secondo dei criteri di conformismo.

I lamenti più abituali all’interno della Chiesa si riferiscono ai punti seguenti: la procedura segreta impiegata nella nomina dei vescovi, senza chiedere la collaborazione del clero e dei fedeli direttamente interessati; la mancanza di chiarezza nei processi ecclesiastici; un’insistenza continua sull’autorità e sulla necessità dell’obbedienza; le lacunose giustificazioni dei diritti e delle decisioni; la forma monarchica delle funzioni, che mette in forse una reale collegialità; il paternalismo nei confronti dei laici e del basso clero, i quali non hanno alcun riparo contro le decisioni delle autorità; il fatto che la libertà proclamata della Chiesa ad extra è rifiutata ad intra; si predica la giustizia e la pace là dove esse non costano niente alla Chiesa e alla sua gerarchia; si affrontano problemi secondari, dimenticando l'essenziale: progettare il futuro; i timidi tentativi fatti, dalla teologia per aiutare la Chiesa in questo difficile terreno sono accolti con diffidenza e sulla difensiva. Risulta da tutto ciò una passività sempre più grave dei responsabili ecclesiastici e una crescente apatia dell’opinione pubblica di fronte ai portavoce della Chiesa.

Il problema non è più ormai in quel che si chiama la "democratizzazione della Chiesa"; esso è più al fondo. Occorre affermare senza stancarsi quel che noi riteniamo essere la causa, dell'attuale mancanza di direzione e di prospettiva della Chiesa: la Chiesa è in ritardo non solo rispetto al suo tempo ma anche nei confronti della sua missione. Molto spesso la Chiesa non ha seguito il cammino continuamente professato: e questo è affermato sia dai suoi amici che dai suoi avversari. È per questo che oggi si può parlare di un contrasto tra un rinnovato interesse per la persona di Gesù e di un crescente disinteresse nei confronti della Chiesa. Dunque la Chiusa esercita un potere sugli uomini invece di servire l'umanità; dovunque le sue istituzioni, la sua dottrina e le sue leggi sono presentate come dei fini in se stesse; dovunque i suoi portavoce esprimono le proprie opinioni e fanno i propri affari come se si trattasse dei comandamenti di Dio e delle disposizioni divine: dovunque agisce in questo modo la Chiesa tradisce la sua missione, si allontana da Dio le dagli uomini ed entra in crisi. (...)

(da Adista n. 251 del 30 marzo 1972)

 

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