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1974 - VINCE IL DIVORZIO: GRAZIE AI CATTOLICI, NONOSTANTE LA DC

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

È l'anno del referendum. Dopo che la legge sul divorzio era stata approvata dal Parlamento già nel dicembre '70, e le firme che chiedevano il referendum abrogativo depositate in Cassazione già l'anno successivo, innumerevoli erano stati i tentativi di rimandare sine die il voto. Troppa la paura, a destra come a sinistra, dell'esito della consultazione popolare. Il voto viene fissato per il 12 e 13 maggio. Fanfani si schiera a capo delle forze reazionarie, composte dalla parte più retriva del mondo cattolico, dalla gerarchia ecclesiastica e dal Msi. Dall'altra parte, liberali, repubblicani, socialisti, comunisti, radicali. La campagna elettorale è durissima. Nonostante la gerarchia minacci sanzioni disciplinari, i casi di disobbedienza nel clero italiano si moltiplicano. E anche tra i laici: il 16 febbraio, escono allo scoperto 92 intellettuali cattolici, che sottoscrivono un appello a sostegno del divorzio. Segue a Roma, il 23 marzo, un convegno nazionale organizzato dai cattolici per il no sul tema "cattolici e referendum: per una scelta di libertà". Da allora, nel mondo ecclesiale si moltiplicano le iniziative a sostegno del divorzio. Alla fine, l'Italia vive una delle più significative pagine della sua storia democratica: il 59,3% dei cittadini vota "no". Per i credenti, un modo per riaffermare quella sovranità della coscienza che dopo il Concilio in tanti avevano ricominciato a mettere in discussione. I cattolici del "no" si incontrano a Roma, dal 21 al 23 giugno, per analizzare l'esito del voto e tentare di proseguire il cammino unitario intrapreso. Ma ad animare il fronte ecclesiale non c'è solo il divorzio. Nel febbraio del ‘74, a S. Giovanni in Laterano si svolge il convegno dal titolo. "La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella diocesi di Roma". Ricordato come il convegno "sui mali di Roma", l'evento, promosso da don Luigi Di Liegro, sottolineò l'importanza dell'impegno della Chiesa per la giustizia sociale e non solo nell'assistenza ai poveri. In 2 assemblee svoltesi contemporaneamente il 6 luglio a Roma, viene decisa la fusione dei settimanali Com e di Nuovi Tempi per dar vita ad un’unica testata, Com-Nuovi Tempi. A Napoli, dall'1 al 4 novembre, II Convegno nazionale di "Cristiani per il socialismo" su questione cattolica e questione meridionale.

Intanto, la scena politica italiana continua ad essere attraversata dai foschi scenari della strategia della tensione. In maggio viene arrestato Carlo Fumagalli, leader del Mar (Movimento d'Azione Rivoluzionaria), un gruppo armato schierato su posizioni ultra-atlantiche e anticomuniste, impegnato per una svolta di tipo presidenzialista. Il 28 maggio, a Brescia, in Piazza della Loggia durante uno sciopero generale cittadino indetto da Cgil, Cisl e Uil, lo scoppio di una bomba fa una strage, provocando la morte di 8 persone e il ferimento di un centinaio. Il 4 agosto un’altra bomba esplode nella carrozza 5 dell'espresso Roma-Monaco "Italicus", mentre il treno sta uscendo da una galleria in località San Benedetto-Val di Sambro: 12 i morti, 48 i feriti (se la bomba fosse esplosa nella galleria i morti sarebbero stati centinaia). La rivendicazione è firmata da Ordine nero (formata da elementi del disciolto Ordine Nuovo e da Avanguardia Nazionale). Per aver organizzato un "golpe bianco" con l'obiettivo di una instaurare repubblica autoritaria di tipo presidenziale, il 23 agosto la magistratura di Torino mette sotto inchiesta Edgardo Sogno, Randolfo Pacciardi e Luigi Cavallo. L'8 settembre vengono arrestati a Pinerolo i fondatori delle Br Renato Curcio e Alberto Franceschini. Qualche mese prima, in aprile, le Br erano state protagoniste del clamoroso sequestro del magistrato Mario Sossi, rilasciato dopo 35 giorni di prigionia. Il 13 settembre viene emesso un mandato di cattura per il banchiere Michele Sindona, accusato di bancarotta fraudolenta. Fuggirà negli Stati Uniti. Il 31 ottobre il gen. Vito Miceli, capo del Sid (e affiliato alla P2), viene incriminato nel quadro dell'inchiesta sul tentato golpe Borghese. Il 13 novembre Roma è percorsa da un grande corteo femminista organizzato dall'Udi per chiedere la riforma del diritto di famiglia. Qualche buona notizia arriva dall'estero: il 25 aprile il Portogallo pone termine alla dittatura fascista iniziata nel ‘32. Il 23 luglio in Grecia finisce un altro feroce regime: quella dei colonnelli, al potere dal ‘67. Il 9 agosto, il presidente Usa Richard Nixon è costretto a dimettersi a seguito dello scandalo Watergate. (valerio gigante)

 

92 INTELLETTUALI CATTOLICI SI SCHIERANO: NOI VOTIAMO NO

Doc. n.643 Roma-adista. (...). Uniti da una comune adesione ai valori della democrazia, pure nella diversità di orientamenti politici e di esperienze individuali, crediamo di dover portare un contributo al dibattito in corso nel Paese nell'imminenza del referendum.

La scelta proposta agli elettori italiani nella scheda è all'apparenza semplice e chiara: "si" all'abrogazione e il divorzio sarà cancellato; "no" e il divorzio resterà.

Si tratta. in realtà di una scelta sommaria e astratta: nulla dice sulle condizioni di vita che realmente contano per l'unione e la disunione delle famiglie, né si preoccupa di che cosa accade quando un matrimonio è fallito. I promotori del referendum si curano solo che nella legge italiana stia scritto che il matrimonio è indissolubile: vogliono un modello e solo su questo chiamano l'elettorato a decidere, come se un modello giuridico determinasse, per se solo, la realtà.

Il modello di matrimonio in vigore fino al dicembre 1970, quando fu approvata la legge Fortuna, non ha ispirato una politica capace di rispondere alle esigenze della famiglia, né ha impedito profonde trasformazioni di costume. Ripristinare ora quel modello giuridico non rappresenta una risposta costruttiva ai problemi della famiglia: potrebbe anzi essere un alibi, per credere di aver tutto risolto. Per la vita familiare in senso stretto, non ci aspettiamo gran che di bene, né grandi mali, dall'esito del referendum. Ben più gravi sono invece le nostre preoccupazioni per il significato politico generale di questo referendum. Il successo dell'iniziativa abrogazionista potrebbe dare infatti spazio a operazioni politiche pericolose per le libertà civili e per lo sviluppo della democrazia italiana.

Riteniamo perciò necessario rivolgere un duplice appello:

A tutti i democratici di fede cristiana, affinché rifiutino col loro voto la prassi abrogazionista, affermando così i valori di convivenza civile e di libertà religiosa essenziali in una società pluralistica e democratica. Sentiamo tutta la responsabilità di questa scelta ma, nella nostra coscienza, riteniamo di doverla compiere e proporre per concorrere al bene comune. Il principio morale e religioso dell'unità della famiglia e della indissolubilità del matrimonio può e deve essere custodito e rafforzato come valore, ma non può essere assunto in maniera intransigente dalla legge civile così da escludere che la legge stessa possa prevedere casi di scioglimento allorché; il matrimonio, di fatto, è fallito. Il rifiuto dell'abrogazione servirà a sbarrare la strada ad ogni utilizzazione del referendum in senso conservatore e autoritario e al tentativo dei fascisti di reinserirsi nella vita Politica del Paese.

Alle forze politiche divorziste, affinché confermino e chiariscano l'impegno a promuovere domani in Parlamento, vinta civilmente la prova del referendum, una politica sociale e un diritto di famiglia che meglio tutelino, insieme al coniuge debole e ai figli minori, esigenze di coscienza oggi trascurate e che hanno un solido fondamento anche nella tradizione religiosa del popolo italiano. (...)

Acquaviva Sabino Samuele, Adami Ezio, Agnelli Piergiorgio, Alberigo Giuseppe, Bassanini Franco, Battistacci Giorgio, Bertuccelli Enzo, Botti Luciano, Bracchi Lino, Brenna Antonio, Brenna Geo, Brezzi Paolo, Briatico Franco, Brutti Carlo, Camaiani Piergiorgio, Cantù Lorenzo, Carniti Pierre, Ciriaco Mario, Cochetti Lorenza, Codazzi Sandra, Colombo Mario, Cozzarini Angelo, Cozzi Terenzio, Crea Eraldo, D'Andrea Cosimo, De Cesaris Benedetto, Del Piano Cesare, Detragiache Angelo, Fabro Nando, Fanti Augusto, Farias Giuseppe, Fortunato Maria, Frey Luigi, Gabaglio Emilio, Gagliardi Paola, Gatti Giuseppe, Gennari Angelo, Gherardi Gabriele, Giacomantonio Michele, Giaconi Fabio, Giandon Antonio, Gorla Paola, La Valle Raniero, Lizzeri Giancarlo, Lucioni Carlo, Macario Luigi, Magister Sandro, Marzari Aldo, Masina Ettore, Mazzocchi Giancarlo, Meraviglia Vittorio, Meucci Gian Paolo, Minelli Liliana, Minelli Stefano, Montesanto Gino, Montesi Pio, Morandina Renato, Moscati Italo, Onida Fabrizio, Onida Pier Paolo, Onida Valerio, Orfei Ruggero, Paganelli Luigi, Pagani Nino, Palmonari Augusto, Parisi Arturo, Passerin D'Entreves Ettore, Passuello Franco, Pasqua Guido, Pedrazzi Luigi, Piva Toniolo Paola, Ponzi Marcello, Pratesi Piero, Prodi Paolo, Raimondi Ezio, Ranci Pippo, Ranci Ortigosa Emanuele, Ravizza Stelvio, Reburdo Giuseppe, Romanò Angelo, Rotelli Ettore, Scoppola Pietro, Sechi Giuseppe, Spandonaro Manlio, Todeschini Lalli Carlo, Toniolo Alberto, Toniolo Gianni, Totaro Francesco, Traniello Francesco, Treu Tiziano, Viscardi Michele, Zizola Giancarlo.

(da Adista, n. 352 del 17 febbraio 1974)

 

PRETI VENETI PER IL NO

Ai Vescovi e ai Sacerdoti del Veneto.

1) La notificazione della CEI e il comunicato dei Vescovi del Veneto ci hanno lasciato perplessi perché ancora una volta i Vescovi si sono pronunciati impegnando il loro Magistero su un problema quale quello del referendum senza nessun dialogo con le proprie comunità ecclesiali. Per questo ci pare opportuno esprimere il nostro parere che intende essere una voce ecclesiale che aiuti sia ad un dialogo all'interno della Chiesa, fuori di qualsiasi tentazione di polemica e di divisione, sia a capire come scelte sociali diverse siano possibili nell'ambito della stessa fede. Ed inoltre ci troviamo, come preti, in enorme imbarazzo a causa dell'atteggiamento con cui i Vescovi si sono espressi nel doverci impegnare a predicare una morale familiare che risulta dei tutto astratta da quei problemi reali che la gente vive nelle contraddizioni sociali quotidiane e che spesso sono di fatto la causa dell'attuale crisi familiare.

2) (...) Non c'è dubbio che anche umanamente è molto meglio una unione coniugale che non subisca traumi della definizione che una unione che giunge amaramente a dissoluzione; ma in base a che cosa si può affermare categoricamente l'indissolubilità "in natura" del matrimonio? Veramente ci pare che anche in questa pretesa di conoscere la "natura umana" i cattolici debbano andare molto cauti se non altro perché la storia della Chiesa dovrebbe insegnare molto a questo proposito.

3) Riconosciamo i limiti della legge Fortuna-Baslini poiché si tratta purtroppo di una legge che è sganciata dalla revisione di tutto il diritto di famiglia. Ma questi limiti non possono oscurare motivi positivi che fanno desiderare un miglioramento piuttosto che una abrogazione. (…)

4) (…) la confusione tra sociale e religioso che questo referendum presenta non può che lasciare ampio spazio a strumentalizzazioni e manovre che possono riproporre il clima di guerra di religione. (…) Segno di questa confusione e di questo poco rispetto per una autentica presa di coscienza dei cristiani è il fatto che ci sono già dei preti che dall'altare aizzano alla lotta contro il divorzio con argomenti del tutto viscerali e ben lontani dall'essere un aiuto alla comprensione della Parola di Dio. Inoltre il malessere di questo referendum deriva dalle trame, non troppo oscure per la verità, che esso nasconde. Una comunità ecclesiastica che cerchi di vivere sempre più la fede anche come impegno per la liberazione dell'uomo non si può prestare a manovre che intendono servirsi della fede per spostare l'asse politico sempre più a destra. È per questo che siamo portati a rivestire il nostro NO alla abrogazione del divorzio anche di una dimensione particolare qual è quella di una scelta radicalmente antifascista.

Luigi Adami, Domenico Bagaccin, Sergio Barizza, Alfredo Basso, Giuseppe M. Razzoli, Narciso Belfiore, Ermanno Bernardi, Roberto Berton, Bruno Bortoletto, Luciano Camponogara, Sergio Carrarini, Girolamo Carraro, Cristiano Cavedon, Giordano Corò, Emilio Coslovi, Adriano Di Lena, Costantino Falton, Angelo Favero, Luigi Ferigo, Fabrizio M. Forti, Marino Gambato, Francesco Gazzetto, Giovanni Gottoli, Benito Introvigne, Merlo Liniero, Gianfranco Magnoler, Gianni Manziega, Carlo Melegari, Dino Milanese, Tarcisio Milani, Gianantonio Pangrazi, Gianni Pastro, Carlo Patumi, Tony Prai, Ermes Ronchi, Isidoro Rosolen, Paolo Sante, Giovanni Santi, Luigi Trevisiol, Antonio Viale, Luigi Vian, Roberto Vinco, Bernardino Zanella, Gabriele Zanetti.

(da Adista nn. 375/376 del 6 maggio 1974)

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