Nessun articolo nel carrello

1976 - CATTOLICI NEL PCI. APPRENSIONE DI PAOLO VI

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Più della paura poté il coraggio della speranza, il coraggio del pluralismo democratico e della rottura di uniformità calate dall'alto. E contra spem il '76 osò l'attraversamento del guado, accompagnato da una Chiesa in ascolto dei segni dei tempi, inciampi e ritardi compresi. Sulla riva, in stallo più che in attesa, un Paese sfiancato: la crisi del governo Moro, osteggiato dai socialisti al contempo ‘gelosi’ e ‘diffidenti' circa le aperture al Pci, e da gran parte della stessa Dc dove sostanzialmente fallisce il rinnovamento annunciato da Zaccagnini, conduce alle elezioni politiche anticipate, mentre imperversano corruzione politica (uno per tutti, lo scandalo Lockheed), disoccupazione, svalutazione della lira, fuga dei capitali all'estero, ristagno della produzione, terrorismo, mafie e poteri occulti vari (le Br uccidono il Procuratore generale della Repubblica Francesco Coco e i neofascisti di Ordine nuovo il giudice Vittorio Occorsio, una bomba esplode ancora una volta a Brescia causando un morto e 8 feriti, Edgardo Sogno viene arrestato a Torino per trame contro la sicurezza dello Stato). Sullo sfondo, lo scenario di un Occidente dove in nome dell'anticomunismo si consumano immani delitti, come il golpe militare del 24 marzo in Argentina, la cui ferocia si rivelerà attraverso migliaia di uomini e donne desaparecidos, eliminati perché amavano la democrazia.

La comunità ecclesiale si interroga, dovunque dilaga il dibattito sulla necessità di nuove mediazioni tra fede e storia e la parte più illuminata dell'episcopato coglie la provocazione dei tempi attraverso Epu ("Evangelizzazione e promozione umana"), il primo Convegno ecclesiale ideato per "tradurre in italiano" il Concilio, per superare lo stallo e mettere in ascolto della storia e tra di loro tutte le componenti del mondo cattolico. Certo, nella serenità dell'ascolto reciproco - voluto in particolare dall'anima del Convegno, ovvero il segretario della Cei, mons. Enrico Bartoletti, che muore a pochi mesi dall’inizio di Epu – irrompe ancora una volta ‘la paura del comunismo’ eccitata dalla campagna elettorale stile '48 messa in piedi dalla Dc e dai conservatori vari, che, memori del risultato delle amministrative del '75 temono "il sorpasso" da parte del Pci. Berlinguer, nel clou della campagna elettorale ‘rassicura’ circa il suo voler rimanere sotto l’ombrello della Nato, ma a molta Chiesa interessa di più il clima etico-politico generale di una vittoria del Pci in un anno in cui, fra l'altro, divampa il dibattito e la mobilitazione femminista sulla legalizzazione dell'aborto. Le elezioni, si sa, finirono con il recupero della Dc, con la buona ma ‘inutile’ affermazione del Pci, con l'ennesimo incarico di governo ad Andreotti mentre la linea di apertura a sinistra di Moro-Zaccagnini al Congresso Dc di marzo passava d’un soffio con il 51,5% dei voti. A latere, l'avvento di Craxi alla segreteria del Psi.

Ma nel frattempo la questione ecclesiale si era fatta tutt'uno con la questione politica del Paese, nel bene e nel male. Suggello di tale intreccio, le candidature di cattolici democratici di spicco come indipendenti nelle liste del Pci e il conseguente, rovente dibattito. Paolo VI, accennandovi indirettamente, parlò di "tradimento", e in un discorso alla Cei invitò in sostanza a votare ancora Dc, nonostante la discutibilità della "perfetta rappresentanza" dei principi cristiani. E nonostante la non ‘perfetta rappresentanza’ fosse intesa in molta parte del mondo cattolico come, stavoltà sì, ‘tradimento' degli stessi principi attraverso un malgoverno e una corruttela disperante, i vescovi sfornavano raccomandazioni in tutta Italia contro ogni rottura dell'"unità" ecclesiale, ancora identificata da molti con l'unità politica dei cattolici. Ma la Chiesa suggellata da Epu è quella, almeno nella linea di tendenza, che cerca l'unità intorno alla Parola e non su uno schieramento politico. È la Chiesa dei centinai di cattolici, sacerdoti, quadri e dirigenti Acli, Azione Cattolica, Cisl, Fuci, Agesci, Comunità di Base che in una lettera esprimono solidarietà ai cattolici candidati nel Pci. È la Chiesa anche della diocesi di Torino guidata dal card. Michele Pellegrino, Chiesa che a meno di un mese dalle elezioni organizza un convegno intitolato "Per un pluralismo nelle scelte politico-sociali dei cattolici" (a novembre dello stesso anno Pellegrino si dimette adducendo ragioni di salute, ma sono in molti a pensare che sulla sua scelta pesino pressioni della Curia vaticana). È la Chiesa, ancora, del vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, che segna il '76 con due lettere aperte, una a Zaccagnini e l'altra a Berlinguer. La prima, a 3 mesi dalle elezioni, per ricordare che non le etichette ma le politiche concrete qualificano l'essere ‘cristiano’. La seconda, dopo le elezioni, per richiamare alla "liberazione dell'uomo" come senso per il Paese dell'incontro tra "cristiani" e Pci. (maria rita rendeù)

 

PLURALISMO E UNITÀ POLITICA DEI CATTOLICI. PARLA PADRE TUROLDO

 

3958) Roma-adista. Il tema dell'unità politica dei cattolici è quanto mai di attualità non solo nella situazione peculiare del nostro paese, ma per la cattolicità in generale. A più di un decennio dalla fine del Concilio Vaticano II processi ormai non più circoscritti a ristrette élites dimostrano che è maturata una coscienza nuova rispetto alla sfera della politica. (...).

L'affermazione di uno spazio autonomo dei credenti in politica si è sempre scontrata con la difficoltà di proporre un modello alternativo di società rispetto al capitalismo o al socialismo nelle sue diverse espressioni e ciò ha condotto i partiti cattolici ad assumere una posizione di difesa dell'ordine esistente il più delle volte in contrasto con i valori e lo spirito del Vangelo. Da questa realtà si è sviluppato un lungo e difficile processo di maturazione e riflessione che ha portato a valorizzare il Pluralismo non come "diaspora" dei cattolici, ma come elemento arricchente per l'intera comunità ecclesiale.

Non si può nemmeno sottovalutare che la presenza di credenti in altre forze politiche, del movimento operaio in particolare, ha contribuito ad un processo di approfondimento critico del marxismo rispetto al fatto religioso che ha dato dei frutti significativi, se è vero che ormai si è fatta giustizia di atteggiamenti schematici e dogmatici per ricercare convergenze sul piano dei progetti politici concreti.

Questo è guanto emerge dai contributi che qui pubblichiamo di (...) padre David Turoldo. (...)

 

D: Secondo lei i più recenti avvenimenti del mondo ecclesiale e politico italiano hanno fatto progredire, o regredire il superamento dell'unità politica dai cattolici?

R: Ma di quale unità si parla? Ma è mai esistita una unità (politica) dei cattolici? Mai!... Se - come si usava dire un tempo - l'Italia è (o meglio era) al 90% cattolica: è (più esattamente era) tutto un paese cattolico che scendeva in competizione a ogni chiamata elettorale. E si può anche dire che sia, in una certa sua stratificazione culturale, tuttora cattolica: perché il paese è quello che è, anche se non lo vuole. Forse paradossalmente c’è più "animo cattolico" nel Partito Comunista che nella Democrazia Cristiana. O comunque non c'è una massa cattolica anche nel Partito Comunista? E allora? ... Credo che dovremo parlarne in termini che non siano più quelli di unità dei cattolici o simili, se vogliamo capire meglio il paese e rendere un servizio più utile anche alla Chiesa.

Dc, partito di cattolici, e non dei cattolici. Stampa di cattolici, e non stampa dei cattolici! Quelli di Azione Cattolica!... E gli altri non iscritti; che pure hanno il battesimo e lo vivono, cosa sono? ... E la Chiesa appunto non è (per fortuna!) più grande del partito e di tutte queste associazioni? Anzi, più grande di ogni classificazione e diversa da ogni integrismo?

Allora, riguardo alla prima domanda, poiché non è mai esistita una unità politica dei cattolici (neppure all'interno dello stesso partito democristiano) inutile parlare di rallentamento o di progressione circa "il superamento dell'unità politica dei cattolici", in Italia.

 

D: Ritiene possibile le militanza dei cattolici nei partiti della sinistra?

R: La risposta a questa domanda è già contenuta nella prima. Queste cose all'estero sono capite da molto tempo; per esempio in Francia; e persino in Spagna e in Portogallo pare che siano capite più che da noi; e sono convinzioni che cominciano ad operare! Così anche nell'America latina. Perfino la Chiesa, nel suo alto magistero, è sempre stata (per natura e per storia) pluralistica. E non può essere che così. L'unità della Chiesa è lo Spirito che spira dove vuole e nessuno sa donde venga e dove vada. Appunto, lo spirito che fonda l'unità nella libertà.

 

D: Questa militanza può (o deve) caratterizzarsi con specifici contributi in campi particolari?

R: Ma che senso ha questa domanda? Io quando scendo in politica scendo in politica (e tutto è politica)! Io vivo la mia fede di cittadino; e vivo accanto e insieme, chiunque abbia rispetto del bene del cittadino, anzi dell'uomo: al di sopra del suo stesso bene individuale. Attento certo a quanto può contrastare la mia fede. Ma allora sono sicuro che contrasta -quasi sempre- anche il bene dell'uomo. Io non sono uno schizofrenico. Io sono un uomo e basta: un uomo che per fede si apre sull'infinito di Dio (a salvaguardia dello stesso infinito dell'uomo). Non ho bisogno, in quanto credente, di etichette per agire in politica. Ho bisogno invece di credere sul serio! Di questo c’è tanto bisogno! E allora sarà più credibile anche la mia testimonianza. E la Chiesa sarà più libera e rispettata.

(da Adista n. 550 del 18 febbraio 1976)

 

"EVANGELIZZAZIONE E PROMOZIONE UMANA": L’INTERVENTO DI ENZO BIANCHI

 

Doc. n. 827. Roma-adista. L'intervento di Enzo Bianchi (comunità di Bose) nella nona commissione.

"Anche in questo convegno si continua a parlare di pluralismo ma in termini sfumati e poco precisi e non si ha il coraggio di dire con chiarezza che esso, in materia di scelta politica, è legittimo. Non si possono porre sul piano della fede le opzioni politiche dei cattolici, che dipendono soltanto da un giudizio storico-politico. L'appartenenza al pastore, la comunione ecclesiale dipendono esclusivamente dalla fede, la quale è altra rispetto ai progetti politici. Non si può identificare il progetto politico con il piano di Dio, consacrandolo di per se stesso come storia di salvezza, senza ridurre di conseguenza la fede ad ideologia e la chiesa a società cristiana.

Una parte dei vescovi italiani, con le sue recenti e passate dichiarazioni, ha creato una divisione ecclesiale su un terreno che non è quello della fede, ha creato lacerazioni che hanno morti-ficato l'agape nella comunità cristiana in modo illegittimo: a questi vescovi dobbiamo chiedere il rispetto delle scelte dei credenti; a questi vescovi dobbiamo chiedere di riconoscere come legittimo un pluralismo in questa materia. Altrimenti si continuerà a mortificare la profezia e si imporrà ancora, per pretesa autorità di fede, una scelta storico-pratica, e si presenterà la fede, attraverso una distorta evangelizzazione, non come annuncio di salvezza, ma come progetto politico di potere, e la Chiesa non come comunione di credenti, bensì come aggregazione storica di interessi politici particolari.

Occorre dunque recuperare un momento specifico di unità nella profezia prepolitica ma lasciare poi il legittimo pluralismo delle opzioni di ogni credente nel campo politico".

(da Adista nn. 747-478-749-750 del 4-8 novembre 1976)

 

P. SORGE: PER MOLTI VESCOVI QUESTO È UN CONVEGNO ANCHE TROPPO AVANZATO

 

Doc. n. 834. Roma-adista. (...)

 

D: P. Sorge, cosa rappresenta per i vescovi italiani questo convegno?

R: Credo che per la maggior parte dell'episcopato italiano questo dibattito costituisca un forte scossone. Oggettivamente non si poteva pretendere di più.

Se già passasse nelle linee pastorali diocesane questo metodo saremmo un bel po' avanti. Ci sono molte chiusure. Il convegno non va giudicato per quello che avrebbe potuto essere, ma per quello che si è prefisso di essere: un momento di ascolto, e i vescovi ascolteranno.

D: Non le pare che mons. Nervo e Ardigò abbiano calcato la mano sul marxismo? Il primo ha parlato di "intossicazione", il secondo di "controtestimonianza".

R: Sono affermazioni accidentali... Nel complesso mi sono sembrate relazioni aperte. Avevano il compito di raccogliere i dati dei documenti venuti dalla periferia; certo, non si può fare a meno di passare qualcosa di personale, ma nel complesso hanno ben fotografato la realtà. Insisto nel dire che molti vescovi sono impreparati anche a questo convegno! Siamo realisti: non potevamo pensarne uno più avanzato, non sarebbe stato compreso.

(da Adista nn. 747-478-749-750 del 4-8 novembre 1976)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.