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2000 - GRANDE GIUBILEO, GRANDI AFFARI

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Con il Grande Giubileo Wojtyla celebra trionfalmente l'ingresso della Chiesa cattolica nel III millennio. Ma, soprattutto, celebra se stesso, con una esposizione mediatica senza precedenti che qualcuno comincia a definire "papolatria". L'evento è accompagnato da una regia ecclesiastica accortissima. C'è un giubileo per tutti: quello degli artisti (18 febbraio), degli artigiani (19 marzo), degli scienziati (25 maggio), dei giornalisti (4 giugno), degli anziani (17 settembre), degli sportivi (29 ottobre), degli statisti e dei politici (5 novembre), delle Forze Armate e della Polizia (19 novembre: niente par condicio però, e gli obiettori di coscienza cattolici, contrariati per la mancanza di un giubileo a loro dedicato, ne organizzano uno a Barbiana, il 4 novembre). Poi (26 giugno), quello dei catechisti e degli insegnanti (accomunati in una stessa data, il 10 dicembre) e quello dello spettacolo (17 dicembre). Con un coup de théâtre il Vaticano svela anche (26 giugno) il terzo segreto di Fatima, accreditando l'ipotesi che esso preannunciasse l'attentato al papa del 13 maggio '81. Ma l'evento clou della kermesse giubilare è il 19 agosto, quando il papa incontra nell'area di Tor Vergata a Roma circa un milione di giovani. A guastare la festa ci prova il movimento gay che a Roma proprio quell'anno, l'8 luglio, organizza il suo World Pride. La destra politica e ecclesiastica tenta di bloccare la sfilata, il centrosinistra mostra imbarazzo. Alla fine la manifestazione si fa, nonostante le pressioni vaticane su governo e sindaco, con circa un milione di gay a sfilare nella "città santa" (dal palco del Circo Massimo don Vitaliano della Sala, lancia - tra l’altro - un duro attacco al card. Angelo Sodano, accusandolo di complicità con il regime di Augusto Pinochet). Il giorno dopo, durante l'Angelus, il papa esprime "amarezza per l'affronto recato ai sentimenti cristiani e per l'offesa al Grande Giubileo". A compromettere il clima di generale consenso ci si mette anche la visita in Vaticano del leader dell'ultradestra austriaca Jörg Haider, il cui partito è da poco al governo. Il 16 dicembre Haider deve consegnare al papa l'abete proveniente dalla Carinzia che per tutto il periodo natalizio farà bella mostra in piazza San Pietro. In vista dell'incontro, piovono sulla Chiesa le critiche dei giornali e dell’opinione pubblica. L'imbarazzo ecclesiastico è visibile, ma la visita non salta: è però accompagnata da manifestazione (e scontri) in via della Conciliazione. Dal giubileo ai giubilati, perché la repressione vaticana non conosce soste neanche nell'Anno Santo. In Messico, viene trasferito mons. Raúl Vera López, convertitosi alla causa degli oppressi dopo essere stato inviato a San Cristóbal de las Casas (Chiapas) per normalizzare la diocesi di mons. Samuel Ruiz. Con la dichiarazione Dominus Iesus (6 agosto) Wojtyla e Ratzinger ribadiscono l’unicità e l’universalità di Gesù Cristo e della Chiesa, limitano l’uso dell’espressione "Chiese sorelle" e condannano le tesi sul dialogo interreligioso degli esponenti di punta della teologia asiatica. Poi, con una Notificazione, Ratzinger obbliga all'abiura il teologo austriaco Reinhard Messner, che aveva approfondito il rapporto fra Scrittura, Tradizione e interpretazione magisteriale della fede. In Italia, prosegue intanto la normalizzazione dentro l'Azione Cattolica. Costretti alle dimissioni (15 ottobre) il direttore del settimanale Segno Sette, Piero Pisarra, e il coordinatore di redazione Marco Damilano.

Per il mondo politico il 2000 è solo un anno elettorale. A Palazzo Chigi Amato (25 aprile) sostituisce D'Alema, che paga la sconfitta del centrosinistra alle elezioni amministrative (il Polo conquista 8 regioni su 15, grazie anche al card. Ruini che molto si impegna a favore del candidato alla poltrona del Lazio Francesco Storace). Il nuovo esecutivo è sostenuto da Ulivo, Pdci, Udeur e Sdi. Ma nella maggioranza sono palpabili le tensioni per la scelta del leader che dovrà guidare la coalizione alle ormai prossime elezioni politiche. Amato vorrebbe imporre la propria candidatura, ma raccoglie scarsi consensi. Solo a settembre, dopo mesi di schermaglie, si convince a cedere il passo a Rutelli. A maggio, intanto, si era votata l'ormai consueta sfilza di referendum radicali. Tra i vari quesiti, anche uno che chiedeva l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Nonostante il sostegno di Confindustria, però, nemmeno stravolta la consultazione raggiunge il quorum. A destra, Berlusconi e Bossi (che negli anni precedenti aveva alternativamente definito il cavaliere "mafioso di Arcore", "piduista", "fascista", "berluskaiser") sanciscono (febbraio) una nuova alleanza in vista delle elezioni. An mugugna, ma alla fine si adegua.

Uno sguardo al resto del mondo. In Cile (18 gennaio) dopo 27 anni un socialista - Fernando Lagos - torna alla Moneda. Il 13 marzo, in Spagna, il Partito Popolare di Aznar vince le elezioni politiche. Dall'11 al 24 luglio, israeliani e palestinesi si incontrano a Camp David (Usa). Ma non c'è accordo. Anche perché a Gerusalemme, il 28 settembre, il leader del Likud Ariel Sharon entra nella spianata delle Moschee con mille uomini armati. Una provocazione che scatena l’ira dei palestinesi: inizia la seconda Intifada. Il 12 agosto, in circostanze misteriose, il sottomarino nucleare russo Kursk si inabissa nel mare di Barents. Muoiono tutti i membri dell'equipaggio. Il 7 novembre, elezioni presidenziali al cardiopalma negli Usa: Al Gore perde di un soffio (e con molti sospetti di frode) lo Stato della Florida e la poltrona di presidente: vince George W. Bush. (valerio gigante)

 

LA SCURE DELLA CENSURA SI ABBATTE ANCORA SULL’AZIONE CATTOLICA

 

30558. ROMA-ADISTA. Uno «sguardo altro sull'attualità, senza cliché e senza pregiudizi: uno sguardo libero», quello che Piero Pisarra, direttore di «Segno 7», settimanale dell'Azione Cattolica, promise quattro anni fa assumendo l'incarico. «Progetto ambizioso, utopico, irrealizzabile? Forse», è il bilancio che egli compie ora, nell'editoriale del numero del 15 ottobre, rassegnando, insieme al coordinatore di redazione Marco Damilano, le dimissioni. «Il clima è cambiato», spiega Pisarra, raccontando di «incomprensioni», di un rapporto di fiducia con l'editore (l'Azione Cattolica) che «si è incrinato» e di articoli di cui è stata chiesta - sempre dall'editore - «la non pubblicazione o la sostituzione, a stampa già avvenuta». «Anche per il nostro giornale è arrivato il momento di tirare le somme. Senza rimpianti e senza amarezza», è la sua conclusione. A cui risponde, sullo stesso numero del settimanale, la presidente dell'Azione Cattolica Paola Bignardi: «Segno 7 è stato un'espe-rienza importante nella vita della nostra associazione», scrive; da presidente «l'ho sostenuto, promosso e difeso, come ho potuto. Ma non a qualsiasi condizione». Spiegando che il Consiglio Nazionale ha deciso di trasformarlo in un quindicinale alla portata di tutti gli iscritti, la Bignardi afferma che non è cambiato tanto il clima quanto «l'atteggiamento della redazione», anche rispetto a questa scelta, che ha «deteriorato i rapporti tra la presidenza e la redazione ed ha segnato il distanziarsi di questa dalle scelte di stile e di orientamento dell'asso-ciazione».

Negli stessi ambienti dell’Azione Cattolica la vicenda viene letta come una delle tappe di normalizzazione dell’associazione imposta e attuata dal card. Ruini da quando è diventato presidente della Cei. Prima la scelta di assistenti ecclesiastici più organici alla linea di Ruini, poi il controllo sulle attività, fino alla censura pubblica alla neo-presidente Bignardi per aver espresso - e per di più sulle pagine de «l’Unità» - qualche opinione leggermente diversa da quella della Cei sulle unioni di fatto. Esecutrice dell’ultima censura è la stessa Bignardi. Quel «Segno 7» non esprime la linea dell’Ac che deve essere la stessa della Cei. Censuriamola fino a costringere la redazione ad adeguarsi o a dimettersi. La presidente ha eseguito e la redazione ha preferito lasciare.

(v. Adista n. 73/2000)

 

STORACE SALDA IL CONTO: A ORATORI E PARROCCHIE I SOLDI DELLA REGIONE LAZIO

 

30585. ROMA-ADISTA. Dopo le migliaia di miliardi che i contribuenti italiani versano nelle casse della Chiesa con l'8 per mille, ora oratori e parrocchie saranno finanziati anche con i soldi delle Regioni. La proposta arriva dal Lazio dove la Giunta regionale di centro-destra, presieduta da Francesco Storace, di Alleanza nazionale, presenterà nei prossimi giorni in Consiglio una bozza di legge che prevede la stipula di convenzioni fra Regione Lazio, diocesi e parrocchie e l’assegnazione di contributi in base ai progetti delle attività portate avanti dagli oratori e dai centri giovanili. Dopo l’appoggio aperto ricevuto dal card. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana e vicario generale del papa per la diocesi di Roma, durante le ultime elezioni amministrative regionali (v. Adista n. 33/00), sembra che ora Storace sia pronto a pagare il conto: prima lo stanziamento di 15 miliardi per le scuole materne cattoliche (la legge approderà in Consiglio, per l’approvazione, a giorni), e ora i soldi alle parrocchie. "Il problema dell’aggregazione giovanile - spiega Storace al "Messaggero" (30/10) - non può essere lasciato solo alla cultura dei centri sociali, dobbiamo offrire un’alternativa anche attraverso la fondamentale presenza delle parrocchie". E in una dichiarazione rilasciata al "Corriere della Sera" (edizione romana del 30/10) rincara la dose: "Gli oratori parrocchiali possono rappresentare per i giovani un luogo di crescita alternativa alla cultura mistificante dei centri sociali". "La legge, che riflette una delle idee della nostra campagna elettorale - spiega - prevederà delle convenzioni con le diocesi del Lazio allo scopo di valorizzare le funzioni educative e sociali che le parrocchie, attraverso gli oratori, svolgono a favore di bambini, adolescenti e giovani".

(da Adista n. 77/2000)

 

NO AD HAIDER A ROMA. APPELLI DI DEMOCRATICI ITALIANI

 

30627. ROMA-ADISTA. Verrà a Roma il 16 dicembre prossimo, per regalare al papa l'albero di Natale per piazza S. Pietro. Ma sono molti, in Italia, a non volerlo. (...)

In un appello al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al sindaco di Roma e al presidente della Conferenza episcopale italiana, "Roma democratica" chiede di considerare "politicamente inopportuna" la visita di Haider a Roma. Molte le personalità che hanno sottoscritto l'appello: tra queste Imma Battaglia, Armando Cossutta, Oliviero Diliberto, Ettore Gallo, Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, Giulia Rodano, Paolo Emilio Taviani, oltre a numerosi deputati, senatori e membri della comunità ebraica. A questo appello si affianca quello del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione (...)

 

Preso atto della preannunciata visita di Haider in Italia, a Roma il prossimo 16 dicembre, per la consegna ufficiale dell'abete di Natale in Vaticano; considerate le ripercussioni politiche derivate dalle provocatorie dichiarazioni del leader della Carinzia nel suo recente viaggio a Venezia, affermazioni tali da indurre lo stesso ministro degli Esteri italiano on. Lamberto Dini ad inviare una lettera di vibrata protesta al governo austriaco; tenuto conto del preoccupante riaffacciarsi nello scenario europeo di sentimenti xenofobi e razzisti, della recrudescenza di atti di intolleranza e violenza da parte dell'estrema destra e del tentativo di revisionismo storico di cui si fa portavoce il leader della Carinzia; tenuto conto che la visita di Haider si svolgerà a Roma, città medaglia d'oro simbolo della Resistenza e della lotta al nazifascismo, città delle Fosse Ardeatine, città delle scellerate razzie nel quartiere ebraico, che ha pagato quindi un tributo terribilmente alto ai valori della libertà e della democrazia, si chiede di considerare politicamente inopportuna la visita di Haider a Roma ed indesiderata la sua partecipazione al calendario natalizio del Vaticano, evitando, in uniformità anche allo stato di vigilanza richiesto dall'Unione Europea, ogni forma di riconoscimento o di legittimazione ufficiale a sentimenti e pratiche politiche che non potranno essere cancellate dalla memoria e che Roma e tutto il mondo democratico ripudiano oggi con forza.

Roma Democratica

 

La visita di Haider a Roma sabato 16 dicembre novembre, in occasione della consegna al papa dell'abete della Carinzia da collocare a piazza S. Pietro come albero di Natale, rappresenta una profonda offesa alla sensibilità antirazzista degli italiani, sovente richiamati dallo stesso pontefice al rispetto del diverso. Denunciamo l'ambiguità e le contraddizioni della gerarchia cattolica che a parole si esprime contro il razzismo e in difesa dei diritti civili, ma nei fatti offre spazio e sostegno a personaggi che del razzismo hanno fatto la propria bandiera, allarmando i Paesi civili e costringendo gli Stati dell'Unione Europea ad intervenire con chiare e decise sanzioni. Tali comportamenti disorientano le giovani generazioni: è pertanto necessario che in quella circostanza sia ben chiaro che le regole europee di libera circolazione e i Patti Lateranensi obbligano lo Stato italiano a permettere il transito a chi sia invitato in Vaticano ma non costringono ad accoglierlo. Chiediamo pertanto che nessun rappresentante delle istituzioni italiane accolga o incontri Haider o partecipi alla cerimonia di consegna dell'albero per non farsi complice di un grave episodio che alimenta l'as-suefazione al clima di xenofobia promosso dalla sua propaganda e dalle sue iniziative.

Comitato Nazionale Scuola e Costituzione

(da Adista n. 85/2000)

 

 

 

 

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