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2001 - ANNUS HORRIBILIS: IL RITORNO DI BERLUSCONI

Tratto da: Adista Notizie n° 2728 del 05/04/2008

Annus terribilis. A cominciare dalla situazione politica. In Italia, si va verso le elezioni, fissate per il 13 maggio. Il governo Amato si congeda. A modo suo: mentre si fa aspro lo scontro fra Stato italiano e Santa Sede sulla questione dell'inquinamento elettromagnetico causato dalle antenne di Radio Vaticana e il ministro dell’ambiente Bordon punta i piedi, minacciando di "staccare la spina" all’emittente, l’esecutivo svicola e traccheggia. Il 17 marzo, più di 30mila persone partecipano alle proteste contro il terzo Global Forum sull'e-government. Quando un gruppo di manifestanti prova a forzare un blocco della polizia inizia la mattanza: cariche delle "Forze dell'ordine" e violenze fisiche e psicologiche nelle caserme o nei commissariati dove vengono condotti i fermati. È la prova generale (sotto un altro governo) di ciò che avverrà a luglio a Genova. Intanto, le grandi manovre elettorali si concludono - a destra - con un patto federativo (marzo) tra Ccd e Cdu per presentarsi al voto con una sola sigla (Udc); a sinistra, con la decisione del Prc di non presentare propri candidati nella quota maggioritaria alla Camera per non ostacolare il centrosinistra. Di Pietro invece non si accorda con nessuno e corre da solo. Un fatto che, causa il sistema maggioritario, contribuisce non poco alla sconfitta del centrosinistra. Il 13 maggio, terminate le operazioni di voto (con ore di ritardo e lunghe code ai seggi che fanno inferocire gli elettori), la Casa delle Libertà, pur raccogliendo meno voti del centrosinistra, ottiene però la maggioranza dei seggi parlamentari. Così, l’11 giugno, Silvio Berlusconi può varare il suo secondo governo, promettendo un disegno di legge sul conflitto d'interessi entro i primi cento giorni di governo. Per avere un provvedimento – per di più ultra light - ci vorranno più di tre anni. Il nuovo governo presenta il suo biglietto da visita il 20 luglio, a Genova. Nella città blindata fino all'inverosimile si tiene il G8. Contro le centinaia di migliaia di partecipanti alle manifestazioni altermondialiste si scatena di nuovo l’inaudita brutalità delle forze dell'ordine: durante le manifestazioni di piazza, nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto; fino all’uccisione (in circostanze non ancora chiarite) di un ragazzo di 20 anni, Carlo Giuliani. Ma il peggio deve ancora venire. L’11 settembre, negli Stati Uniti, quattro gruppi terroristici, coordinati tra di loro, dirottano aerei di linea e si dirigono verso quattro obiettivi, colpendone tre: il Pentagono e le due Torri Gemelle di New York. Complessivamente muoiono più di 3mila persone. Esecutori, mandanti, dinamiche degli attentati, numero ed identità dei dirottatori e delle vittime a bordo: tutto è ancora avvolto in una fitta nebbia. Quel che è certo, è che gli attentati offrono il destro ad una svolta repressiva, negli Usa e in tutti i Paesi occidentali. E ad un’escalation bellica senza precedenti. La "lotta al terrorismo" comincia già ad ottobre, con l’invasione Usa dell’Afghanistan. Il governo italiano si accoda.

Nella Chiesa, finisce (6 gennaio) il giubileo; si prosegue invece con i giubilati. Il card. Ratzinger, con una Notificazione (22 febbraio), obbliga il teologo redentorista spagnolo p. Marciano Vidal a ritrattare le sue tesi su contraccezione, aborto, omosessualità; mette sotto indagine la cristologia del gesuita p. Roger Haight; firma (17 settembre), insieme ai cardinali Medina Estévez (prefetto della Congregazione per il Culto Divino) e Darío Castrillon Hoyos (prefetto sella Congregazione per il Clero), una Notificazione che nega la possibilità dell'ordinazione della donna-diacono. Il papa riconferma (6 marzo) Camillo Ruini per un terzo mandato alla presidenza della Cei, in deroga alla consolidata prassi di limitarsi a due soli mandati (forte di un potere ormai quasi illimitato, Ruini - incassata la vittoria del centrodestra alle elezioni - darà a settembre la sua benedizione alla guerra in Afghanistan). E nell'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre) Wojtyla respinge tutte le richieste di riforme pastorali che arrivano dall’altro emisfero. Qualcosa, però, sfugge alla vigilanza vaticana e il 27 maggio mons. Emmanuel Milingo sposa a New York la coreana Maria Sung, in un rito collettivo officiato dal reverendo Sun Myung Moon, fondatore dell'omonima setta. Solo in extremis il papa (agosto) riesce a convincere Milingo a rinunciare alla convivenza con Maria Sung e a rompere con Moon. Comincia per l’arcivescovo un lungo "ritiro" spirituale. Intanto, il 3 maggio, la Cassazione conferma l'assoluzione di don Mario Frittitta, che confessava e comunicava durante la latitanza il boss mafioso Aglieri.

Nel mondo non c’è solo l’11 settembre. Il 6 febbraio, in Israele, il Likud vince le elezioni; Ariel Sharon diventa primo ministro. Dal 25 febbraio all’11 marzo, in Messico, il subcomandante Marcos intraprende una lunga marcia nel Paese per i diritti indigeni. Il primo aprile, ad Amsterdam, primo matrimonio civile tra omosessuali. Il 10 l’Olanda - primo Paese al mondo - approva la legge che legalizza l'eutanasia. Il 28 giugno l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic viene estradato all'Aja su richiesta del Tribunale Penale Internazionale. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, iniziata nel ‘98, il 9 luglio la Corte d'appello di Santiago del Cile stabilisce che Augusto Pinochet non è processabile per i crimini commessi sotto la dittatura per "moderata demenza". (valerio gigante)

 

«AVVENIRE»: «CON BERLUSCONI INIZIA LA STAGIONE DEL FARE»

 

30910. ROMA-ADISTA. Berlusconi ha vinto, allora evviva Berlusconi. Esulta per la vittoria elettorale del Cavaliere "Avvenire", il quotidiano dei vescovi italiani, che per quella vittoria, comunque, lavorava già da tempo (v. Adista nn. 5, 11, 13/00 e 5/01). "Un netto vincitore, anzi due: Silvio Berlusconi e il bipolarismo", scrive Marco Tarquinio nell’editoriale di prima pagina del 15 maggio. Il voto è una "limpida richiesta di stabilità" da parte dei cittadini ed è "tanto chiaro da delineare una svolta effettiva, con l’alternanza al governo del Paese tra la maggioranza uscente di centrosinistra e l’alleanza delle vecchie opposizioni di centrodestra. Tanto chiaro da consegnare per questo alla Casa delle Libertà un largo successo in termini di seggi (…) e un’incon-testabile prevalenza, grazie all’impressionante crescita di Forza Italia". Secondo il quotidiano della Cei, dalle urne emerge anche un altro vincitore: il Centro. Il centro del centrosinistra (cioè la Margherita di Francesco Rutelli, "leader battuto ma non umiliato"), "sbocciato in maniera impetuosa", e il centro del centrodestra, ovvero Forza Italia. Scrive Tarquinio che "i cittadini hanno in qualche modo dato il la, premiando i due ‘centri’ della nostra politica, quello che è chiamato a governare, ovvero Forza Italia, e quello che riceve il mandato a fare opposizione, ovvero la Margherita". E la sinistra? Evaporata e decapitata dai colpi del cittadino-elettore che, sommando "la recline Quercia di Veltroni e D’Alema", "l’evanescente Girasole rosaverde di Boselli e Francescato", "i comunisti cossuttiani e quelli di osservanza bertinottiana", l’hanno ridotta al 25 per cento circa. E con poche speranze di risurrezione perché il voto "ha ‘salvato’ in un modo o nell’altro quasi tutti i leader di area, ma ha inferto ferite profonde nel corpo dei partiti interessati". Ma niente paura perché comincia ora "una nuova stagione del ‘fare’ in un’Italia che vuole continuare a crescere e che reclama determinazione, trasparenza, equilibrio e serenità. Il Cavaliere ne sarà uno dei grandi protagonisti, forse davvero il principale. Dipende da lui". (...) Più composto il commento del Sir (il 16/5), l’agenzia di stampa dei vescovi italiani, affidato a Francesco Bonini il quale, oltre alla chiara vittoria del centrodestra, registra la buona partecipazione dei cittadini al voto e "la scelta per la governabilità" da parte degli elettori che hanno affidato alla Casa delle libertà "un mandato pieno a governare": "si realizza così, forse per la prima volta nella storia italiana, una alternanza al governo sancita dagli elettori e non realizzata attraverso vicende parlamentari". "Di fronte a questi due messaggi molto espliciti degli elettori - scrive Bonini - è dunque il momento delle risposte e dell’impegno concreto: nell’attività di governo e di opposizione e nella qualità della proposta politica complessiva. Le chiare parole del cardinale Ruini all’apertura dell’Assemblea della Cei (…) hanno ricordato a tutti un equilibrato e stringente catalogo di priorità: una strada di impegno e di ‘servizio’, che resta la cifra più autentica e significativa della politica".

Sceglie un basso profilo "L’Osservatore Romano". Il 15 maggio si sofferma esclusivamente, e con toni fortemente critici, sulla difficoltà delle operazioni di voto ("si tratta di un fatto che in simili proporzioni non si era mai verificato dal 1946, e che obbliga ad una riflessione profonda, accorta e lungimirante su una realtà difficilmente contestabile: è stata ferita la democrazia"). Il 16, a risultato ormai definitivamente accertato, invita le forze politiche a "superare le asprezze della campagna elettorale" e a lavorare con "spirito bipartisan" per assicurare all’Italia "un periodo di stabilità e di riforme". E proprio perché questo avvenga, "Berlusconi dovrà risolvere rapidamente il problema del conflitto d’interessi".

(da Adista 39/2001)

 

CATTOLICI CONTRO LA GUERRA: È "SENZA UNO STRACCIO DI LEGALITÀ"

 

31102. ROMA-ADISTA. Contrari alla guerra e, a maggior ragione, all'intervento delle truppe italiane in Afghanistan, in difesa del diritto internazionale e dell'art. 11 della Costituzione italiana. Si mobilita il mondo cattolico all'indomani del voto parlamentare del 7 novembre che, a stragrande maggioranza, ha deciso la partecipazione dei militari italiani alla guerra contro l'Afghanistan. L'intervento più deciso è venuto dal vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro: "I cristiani - ha detto - non dovrebbero essere mai per la guerra, ma solo per la pace. I parlamentari cattolici hanno votato contro coscienza". Durissimo il commento di Nogaro sul voto parlamentare: "Il duce voleva partecipare alla spartizione dei proventi della vittoria, noi abbiamo deciso di sederci al tavolo dei potenti invece di lavorare per la pace". In un comunicato stampa diffuso il 5 novembre, Pax Christi Italia, constatando che nel conflitto afghano si manifestano "tutti i motivi retorici e nefasti della guerra", esprime "preoccupazione per la scelta del governo di offrire uomini e mezzi del nostro Paese per il prosieguo della guerra in territorio afghano. La nostra contrarietà - continua il documento di Pax Christi - oltre che ispirata dal Vangelo della Pace in cui fermamente crediamo, deriva dal dettato costituzionale che all'art. 11 "ripudia" la guerra come strumento per la risoluzione di qualsiasi controversia". Il comunicato si concludeva con l'appello (rimasto inascoltato) a tutti i parlamentari affinché interpretassero "l'anelito alla pace delle donne e degli uomini che li hanno eletti, esprimendo il voto negativo all'intervento".

(...) È invece successivo al voto del Parlamento il comunicato stampa diffuso dal Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), la Ong promossa dai salesiani. "Ai parlamentari ricordiamo che senza una vera giustizia 'infinita' non c'è una libertà 'duratura' per tutti", è il pensiero di Antonio Raimondi, presidente del Vis, che ricorda come oggi, più che mai, è fondamentale "la costruzione di una coscienza democratica mondiale". Il terrorismo, infatti, non può essere sconfitto "fintanto che ogni uomo sulla terra non avrà pari dignità".

Un tono assai amaro e critico sul modo in cui i governi occidentali stanno gestendo questa crisi internazionale si ritrova nella riflessione che don Albino Bizzotto (presidente dell'associazione "Beati i costruttori di pace") ha affidato al settimanale diocesano di Padova "La Difesa del Popolo" (4/11/01). "Dopo lo shock dell'11 settembre - dice don Albino - l'unico tipo di risposta che il mondo 'civile' ha scelto di dare è di sconfiggere il terrorismo globale con la guerra. I governi si sono tutti allineati, chi per convinzione, chi a suon di dollari. Anche nella Chiesa chi ha fatto opinione pubblica, anche a costo di isolare il Papa nei suoi gesti e nelle sue parole, ha dissotterrato 'le norme della tradizione della guerra equa' (presidente della Conferenza episcopale USA), 'mezzi che possono essere oppressivi (…) e un'azione che può concludersi con la morte dell'aggressore' (Navarro Valls), 'grandissimo debito di gratitudine che l'Italia, come l'intera Europa, ha contratto verso gli Stati Uniti' (card. Ruini)". Per don Albino Bizzotto la scelta delle armi è assolutamente insensata: "fare la guerra all'Afghanistan è come credere di eliminare la mafia bombardando la Sicilia"; e aggiunge che questo conflitto provoca una discriminazione tra le varie vittime, poiché sembra che "solo le vittime occidentali meritano una terribile giustizia immediata, tutte le altre sono solo 'effetti collaterali': per esse basta chiedere scusa dopo averle giustiziate". A questa crisi internazionale, per don Albino, potrebbe fare fronte solo l'azione dell'Onu e degli altri organismi del diritto internazionale, ma l'Onu è debole "perché gli Stati più forti della Comunità Internazionale non vogliono che funzioni. Non possiamo delegittimare un'istituzione perché chi la deve onorare delinque!". E non è solo il diritto internazionale a latitare in questa crisi: "mi trovo derubato della Costituzione Italiana", dice don Albino, che conclude il suo intervento amaramente: "Cui prodest questo navigare a vista delle nazioni senza uno straccio di legalità, per quale ordine mondiale?".

Anche tra i vescovi italiani emergono posizioni di critica e condanna del conflitto scatenato dagli angloamericani in Afghanistan. Il vescovo reatino Delio Lucarelli, in un intervista a "Liberazione" del 2 novembre scorso, parlando della guerra ha detto: "questa è una pagina molto nera della storia per l'umanità e per il dialogo interreligioso, perché l'Afghanistan vede questa invasione - anche se è chiamata giustizia infinita - come una guerra di religione". E alla domanda se quella in Afghanistan si può definire "invasione", il vescovo risponde: "Mah, chiamiamola pure in un altro modo ma questa giustizia infinita, così come si sta sviluppando, non sta creando nessuna giustizia". (...)

(da Adista n. 79/01)

 

 

 

 

 

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