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SEMINARIO SUL VOTO DEI CREDENTI ALLE ULTIME ELEZIONI: FINE DELLA “QUESTIONE CATTOLICA”?

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 21/06/2008

34478. ROMA-ADISTA. Il più esplicito è stato Marco Politi, vaticanista di Repubblica, che nel corso del suo intervento ha parlato di “tramonto della questione cattolica in Italia”. Del resto, leggendo i dati presentati da Paolo Segatti, sociologo dell’Università Statale di Milano in occasione del seminario “I cattolici e il voto nelle elezioni 2008”, organizzato lo scorso 4 giugno a Roma dai Cristiano Sociali e da “Italia Solidarietà”, la lettura di Politi è risultata tutt’altro che una forzatura.

Il quadro che è emerso dall’analisi di Segatti è infatti molto distante da quella polarizzazione laici-cattolici con cui numerosi analisti hanno descritto - anche in tempi recenti - le dinamiche elettorali nel nostro Paese. Il mondo cattolico “reale” è un aggregato estremamente complesso, plurale, la cui autonomia decisionale è certamente maggiore di quella immaginata dagli stessi politici cattolici che ambirebbero ad esprimerne la rappresentanza, indipendentemente dal fatto che tale “autonomia” sia intesa nel senso di una accresciuta maturità politica o come la risultante di un processo di secolarizzazione dai forti connotati individualistici.

Ma vediamo alcuni dati presentati da Segatti di fronte a tutti i maggiori esponenti cattolici del Pd (erano presenti, fra gli altri, Dario Franceschini, Paola Binetti, Pierluigi Castagnetti e Mimmo Lucà, che ha presieduto l’incontro. Molti di loro hanno replicato il giorno successivo con il seminario a porte chiuse organizzato da Franceschini e dalla rivista “Quarta Fase” all’Università Gregoriana. A questo secondo appuntamento erano presenti, tra gli altri, Massimo D’Alema, Franco Marini e Giorgio Tonini). In Italia si dichiara cattolico circa l’86% della popolazione (anche se la percentuale dei praticanti è in costante calo; attualmente oscilla tra il 32% e il 25%). Di questa parte, il 42% ha votato Pdl mentre il 36% il Pd: come si vede la distanza è la stessa che c’è tra le due coalizioni nei risultati complessivi a livello nazionale. Solo il 4% dei cattolici ha scelto l’Udc, l’unica forza (a parte quella di Giuliano Ferrara) che si presentava come esplicitamente “cristiana”, grazie anche alla benedizione giunta dai vertici della Cei e dalla stampa cattolica ufficiale. Nella composizione interna al suo elettorato, dove i cattolici praticanti non raggiungono nemmeno la maggioranza, l’Udc dimostra la scarsa capacità di attrattiva di una formazione che si presenta come diretta espressione del mondo cattolico.

Le percentuali di cattolici all’interno dell’elettorato di Pdl e Pd, rispettivamente del 35% e del 27%, rilevano una sostanziale analogia nella composizione dei due bacini elettorali. C’è stata una certa predilezione dei cattolici per il Pdl - anche a causa dello scontro fra il passato governo di centrosinistra e il mondo cattolico organizzato, in seguito ad iniziative legislative come quella sui Dico - ma la tendenza è ben lungi dal costituire un dato strutturale. Lo ha capito benissimo Silvio Berlusconi - da grande uomo di marketing - quando ha dichiarato che il suo partito è “eticamente anarchico”: non solo la percentuale di elettori “laici” in entrambi gli schieramenti è ampiamente maggioritaria, ma gli stessi cattolici sono molto poco propensi a far derivare dalla propria scelta di fede un giudizio sulle “tematiche cattoliche” e tanto meno una determinata opzione di schieramento. Se nel 1972, ha spiegato Segatti, l’equazione scelta religiosa-opinione sul divorzio-voto politico manteneva una sua validità ed una rilevante capacità analitica, ben diversa è la situazione attuale, nella quale la catena consequenziale scelta religiosa-opinione su Dico/testamento biologico/legge 40-voto politico ha perduto quasi del tutto la sua efficacia interpretativa.

Il concetto è sintetizzato con efficacia da Paolo Natale, autore insieme a Renato Mannheimer del volume di prossima uscita Senza più sinistra, dove è contenuto anche lo studio di Segatti: “Piaccia o non piaccia – ha detto Natale aprendo il seminario di “Quarta Fase” – pare proprio che anche questa volta molti cattolici praticanti abbiano votato sulla base di considerazioni mondane, delle proprie paure o dei propri bisogni materiali. Un po’ come hanno fatto tutti gli elettori”. (e. c.)

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