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INCONTRO PAPA BERLUSCONI: NELLA CHIESA, NON TUTTI PLAUDONO AL BACIAMANO

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 21/06/2008

34481. ROMA-ADISTA. Come ha osservato Filippo Ceccarelli su Repubblica (7/6) “negli ultimi cinquant’anni, nessuno dei predecessori di Berlusconi, né lui stesso, risulta aver compiuto quell’atto di ossequio e di devozione, di rispetto e di deferenza, ma anche di sottomissione a un’autorità plasticamente riconosciuta come superiore”. Il riferimento è al solenne baciamano compiuto dal presidente del Consiglio in occasione della sua visita in Vaticano lo scorso 6 giugno. Una visita dai toni molto cordiali che segue la pubblica apertura di credito fatta dal papa nei confronti del nuovo governo in occasione dell’Assemblea generale dei vescovi italiani (allorquando Benedetto XVI aveva espresso “particolare gioia” per il nuovo clima politico, “più fiducioso e più costruttivo”). Alcuni osservatori hanno fatto notare che il colloquio tra il papa e Silvio Berlusconi è durato 40 minuti, più del colloquio tra Wojtyla e Reagan ai tempi della guerra fredda.

Ma non tutti, anche nel mondo cattolico, hanno salutato positivamente questo avvenimento. “Come cittadino italiano - ha dichiarato don Paolo Farinella - sono indignato che il presidente del Consiglio dei ministri, che rappresenta la mia nazione, abdichi alla sovranità e alla dignità del mio Paese, prostrandosi in un baciamano che somiglia più a rappresentazioni di stampo mafioso che non a un atto di devozione sincera”. “Come cattolico praticante - ha aggiunto il prete genovese - sono indignato e scandalizzato che il papa si presti al gioco mediatico di accreditare come modello di figlio devoto e pio della Chiesa un individuo come Silvio Berlusconi senza chiedergli previamente un atto di conversione e/o di penitenza. Egli è adoratore di ‘mammona iniquitatis’ perché ha fatto l’ingiusta ricchezza con l’inganno, il furto, la corruzione, l’evasione fiscale”, “è implicato con la mafia” e “sta perseguitando gli immigrati, tra i quali vi sono migliaia e migliaia di uomini e donne di religione cattolica, di cui il papa dovrebbe essere padre, difensore e vindice, in forza della sua paternità universale”. “Santità”, ha concluso don Farinella, “mi sento parte integrante della Chiesa-Sacramento e riconosco la sua autorità di papa in quanto vescovo di Roma, ma non mi sento parte di un sistema che pure lei rappresenta: un sistema di connivenza con i potenti che prosperano sui poveri, che affamano i poveri, che manipolano i poveri che nessuno difende. Nemmeno il papa”.

Dello stesso avviso anche don Aldo Antonelli: “Questo incontro mortifero tra una politica genuflessa ed una Chiesa imperiale – ha dichiarato il parroco di Antrosano – non cambia niente, ma rende evidenti tante cose”. Berlusconi e il papa “si rincorrono a vicenda, si plaudono, si legittimano e si cooptano all’interno di un circuito chiuso in cui la democrazia da una parte e il Vangelo dall’altra sono solo degli optional: il primo, frutto maturo di una democrazia putrescente e il secondo, espressione muscolare di una Chiesa saccente”.

Per don Franco Barbero, “in questa Italietta molto clericale è vero che una benedizione papale non serve da sola a risolvere i problemi, ma fa sempre bene a chi ha il potere. Per esempio di fronte al piccolo richiamo del Vaticano sul reato di immigrazione clandestina, si troverà una mediazione meno vergognosa, ma avere una benedizione, aver detto che si è sentito il papa, serve; e vedrete che taceranno molte voci”. “Mi rendo sempre più conto - ha aggiunto don Barbero - che coloro che si dichiarano spiritualisti si occupano poi delle cose materiali in una maniera assolutamente materialistica. La Chiesa benedice le ‘grandi opere’ dello Stato ed in cambio lo Stato accetta di finanziare le grandi opere della Chiesa, da Padre Pio alla Sindone. In quest’Italia pazza dove molte famiglie non arrivano alla fine del mese è incredibile che si vadano a spendere miliardi per la sindone. Credo che quella mezz’ora che hanno passato insieme Berlusconi e il papa darà i suoi frutti: certo non di laicità, ma frutti molto concreti. Il Vaticano non è che chieda semplicemente la conservazione dei privilegi, ma ne chiede l’espansione: ‘avere più soldi’, è il suo obiettivo”.

Netto anche il giudizio espresso dall’Assemblea Nazionale di “Noi Siamo Chiesa”, che parla di “demoniaco connubio tra il trono e l’altare” che “si ripete ancora una volta nella storia della Chiesa”, “nel quasi totale e imbarazzato silenzio delle forze laiche e democratiche” e con il “propagandistico plauso dei media televisivi”. “Il presidente della Cei card. Angelo Bagnasco e soprattutto Benedetto XVI, nei loro discorsi tenuti alla recente Assemblea dei vescovi, in nome di una ‘sana laicità’ unilateralmente interpretata, hanno accreditato il nuovo governo, hanno lodato la pacificazione nazionale, hanno dettato l’agenda delle cose da fare non senza dimenticarsi di ‘chiedere’ a proprio diretto favore. Berlusconi è stato poi intervistato dall’Osservatore Romano e dalla Radio Vaticana ed è stato ricevuto dal papa con grandi onori, accompagnato da Gianni Letta, sottosegretario della Presidenza del Consiglio, preventivamente nominato ‘gentiluomo di Sua Santità’. Al cattolico adulto di prima si è ora preferito un uomo quasi inviato dalla Provvidenza”. Oggi, “il ripetuto e ben progettato baciamano di Berlusconi a Benedetto XVI davanti alle televisioni è l’icona stessa del servilismo del nuovo corso politico nei confronti del potere ecclesiastico”. Come cattolici, “auspichiamo che la nostra Chiesa diventi povera di strumenti mondani e che sappia spogliarsi dei privilegi e dei ruoli di cui gode ora, per predicare con maggiore credibilità il Vangelo” e “che i cristiani adulti, ben presenti a tutti i livelli nella Chiesa, aprano la bocca senza timidezze su questa questione, rompendo la cappa di conformismo che grava sul cattolicesimo italiano”. (e. c.)

 

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