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SOVRANITÀ ALIMENTARE: CON LA LOTTA E L’UNITÀ DEI POPOLI

Tratto da: Adista Documenti n° 78 del 08/11/2008

Siamo la gente della terra, produciamo alimenti per il mondo. Abbiamo il diritto di continuare ad essere contadini e contadine e la responsabilità di continuare ad alimentare i nostri popoli. Ci prendiamo cura delle sementi, che sono la vita, e riteniamo che la produzione di cibo sia un atto d’a-more. L’umanità ha bisogno della nostra presenza e noi ci rifiutiamo di scomparire.

Noi siamo la Via Campesina, un movimento mondiale di organizzazioni delle donne dei campi, dei contadini e delle contadine, dei piccoli agricoltori, dei lavoratori rurali, dei popoli indigeni, degli afrodiscendenti, della gioventù dei campi dell’Asia, dell’Europa, dell’America e dell’Africa. Ci siamo riuniti a Maputo, in Mozambico, dal 19 al 22 ottobre 2008, per celebrare la nostra V Conferenza Internazionale, ricevuti in maniera calorosa, fraterna e combattiva dai nostri anfitrioni, l’Unione Nazionale di Contadini (Unac) del Mozambico.

Siamo qui per riaffermare la nostra determinazione a difendere l’agricoltura contadina, le nostre culture e il nostro diritto a continuare ad esistere come popoli con la loro propria identità. Siamo più di 550, tra cui 325 delegati e delegate di 57 Paesi, in rappresentanza di centinaia di milioni di famiglie contadine. Le donne, che rappresentano più della metà delle persone che producono alimenti nel mondo, si sono incontrate per celebrare, con energia e decisione, la loro Terza Assemblea Mondiale di Donne. Si è tenuta anche la Seconda Assemblea dei Giovani di Via Campesina, giacché la loro partecipazione risulta decisiva per assicurare tanto il presente quanto il futuro dei campi. In questa V Conferenza Internazionale abbiamo pure ratificato l’ingresso in Via Campesina di 41 nuovi membri, e registrato la presenza di molte organizzazioni e movimenti alleati di tutto il mondo, nella nostra Prima Assemblea con gli Alleati di Via Campesina.

 

Quattro anni di lotte e di vittorie

Nella V Conferenza Internazionale abbiamo ripercorso le nostre principali lotte, azioni e attività a partire dalla IV Conferenza Internazionale realizzata a Itaici, Brasile, nel giugno del 2004, tra cui abbiamo evidenziato le massicce mobilitazioni contro l’Omc, i Trattati di Libero Commercio (Tlc) in diverse parti del mondo e il G8 a Rostock e Hokkaido. (...).

Nel 2007 abbiamo organizzato, con i nostri principali alleati, il Forum Internazionale sulla Sovranità Alimentare, a Nyéléni, in Mali. Si è trattato di un momento cruciale nella costruzione di un grande movimento globale per la sovranità alimentare, a cui hanno partecipato circa 500 delegati dei più importanti movimenti sociali di tutto il mondo, in cui si è definita un’agenda strategica e di azione per i prossimi anni. Tanto prima come dopo Nyéléni, abbiamo promosso diverse riunioni nazionali e regionali sulla sovranità alimentare. Negli ultimi anni abbiamo ottenuto che vari Paesi, tra i quali l’Ecuador, la Bolivia, il Nepal, il Mali, il Nicaragua e il Venezuela, incorporassero il concetto di sovranità alimentare nelle proprie costituzioni o leggi nazionali. (...).

Nel 2005 abbiamo organizzato il Seminario Internazionale sulle sementi “Liberare la diversità”, nell’ambito della nostra lotta globale a favore delle sementi contadine e contro i transgenici e la tecnologia terminator. Via Campesina del Brasile ha promosso grandi mobilitazioni durante la Conferenza Internazionale della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cop-8) a marzo del 2006 a Curitiba, in Brasile. Sugli stessi temi abbiamo svolto importanti attività a Mysore, in India, questo stesso anno, e nel 2008 in Germania e in Francia, dove uno sciopero della fame ha contribuito fortemente a ottenere il divieto del mais transgenico della Monsanto. In Brasile, nel 2007, Keno, un grande lottatore del MST, è stato assassinato da un pistoleiro assoldato dalla Syn-genta, ma un anno dopo abbiamo ottenuto che l’impresa cedesse al governo la sua area illegale di sperimentazione sui transgenici.

Via Campesina, insieme ad altri movimenti sociali, ha organizzato “il villaggio della solidarietà” parallelamente alla Conferenza sul Cambiamento climatico svoltasi a Bali, in Indonesia (2007), dove abbiamo sviluppato il concetto del-l’agricoltura contadina che raffredda il pianeta.

Nel 2008 abbiamo organizzato a Giacarta, Indonesia, una conferenza internazionale centrata sulla nostra proposta di una Dichiarazione Internazionale sui Diritti delle Contadine e dei Contadini. (...).

Il trasferimento dei popoli rurali in conseguenza del modello neoliberista sta provocando lo spostamento massiccio di persone, diventato un tema importante per Via Campesina. A partire dal 2004, siamo venuti elaborando le nostre strategie e le nostre azioni su questi temi nell’ambito della nostra nuova Commissione di Lavoro su Migrazione e Lavoratori Rurali. Abbiamo condotto diverse azioni contro il muro della vergogna costruito dagli Stati Uniti.

Di popolo in popolo, di Paese in Paese, abbiamo portato avanti le lotte di Via Campesina. Il nostro movimento è presente in quasi tutte le parti del mondo, laddove il neoliberismo viene imposto ai contadini e ai popoli rurali.

La lotta di Via Campesina ispira, incoraggia e genera la resistenza dei movimenti sociali contro le politiche neoliberiste. Sta crescendo il numero dei Paesi in cui arrivano al potere governi progressisti in seguito ad anni di mobilitazione. E un buon numero di governi locali e nazionali ha accentuato la propria resistenza e il proprio interesse per l’a-genda della sovranità alimentare, come risultato della mobilitazione popolare e come risposta alla crisi globale del prezzo degli alimenti.

 

L’offensiva del capitale contro le campagne, le molteplici crisi e la spoliazione dei popoli contadini e indigeni

Nell’attuale contesto globale ci troviamo di fronte ad una convergenza tra crisi alimentare, crisi climatica, crisi energetica e crisi finanziaria. Queste crisi affondano tutte le loro radici nel sistema capitalista e più recentemente nella deregulation sfrenata dei rispettivi ambiti di attività economica, nel quadro del modello neoliberista, la cui priorità è data dagli affari e dal profitto. Nelle aree rurali del mondo abbiamo assistito ad una feroce offensiva del capitale e delle imprese transnazionali contro l’agricoltura e i beni naturali (acqua, boschi, minerali, biodiversità, terra, ecc.), che si traduce in una guerra di rapina contro i popoli contadini e indigeni, sulla base pretestuosa di argomenti erronei come quello secondo cui gli agrocombustibili rappresentano una soluzione alle crisi climatiche ed energetiche, quando la realtà è esattamente il contrario. Allorché i popoli esercitano i loro diritti e oppongono resistenza a questo saccheggio generalizzato, o allorché sono obbligati a ingrossare i flussi migratori, la risposta non è altro che più criminalizzazione, più repressione, più prigionieri politici, più assassinii, più muri della vergogna e più basi militari.

 

Dichiarazione sui Diritti delle contadine e dei contadini

Guardiamo alla futura Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti delle contadine e dei contadini come ad uno strumento chiave nel sistema legale internazionale per rafforzare la nostra posizione e i nostri diritti. Per questa ragione, lanciamo la Campagna mondiale per una Dichiarazione sui Diritti delle contadine e dei contadini.

 

Sovranità alimentare: la soluzione per le crisi e per la vita dei popoli

L’attuale situazione di crisi è anche un’opportunità, perché la sovranità alimentare rappresenta l’unica alternativa reale tanto per la vita dei popoli quanto per far fronte alle crisi. La sovranità alimentare risponde alla crisi degli alimenti con la produzione contadina locale e alle crisi climatica ed energetica con la lotta a due delle principali fonti di emissione di gas ad effetto serra: il trasporto di alimenti a lunga di-stanza e l’agricoltura industrializzata. Inoltre, attacca un versante della crisi finanziaria impedendo la speculazione sugli alimenti. Il modello dominante significa crisi e morte, mentre la sovranità alimentare è la vita e la speranza per i popoli rurali e anche per i consumatori. Essa richiede la protezione e la ri-nazionalizzazione dei mercati degli alimenti, la promozione di cicli locali di produzione e consumo e la lotta per la terra, per la difesa dei territori dei popoli indigeni e per la riforma agraria integrale. E si fonda sul cambiamento del modello produttivo verso la produzione agroecologica e sostenibile, senza pesticidi e senza transgenici, sulla base delle conoscenze contadine e indigene. Come principio generale, la sovranità alimentare si costruisce in base alle nostre esperienze concrete a livello locale, ossia dal livello locale a quello nazionale.

La crisi causa una sofferenza incalcolabile tra i nostri popoli ed erode la legittimità del modello neoliberista di “libero commercio”. Alcuni governi locali, statali e nazionali più progressisti hanno cominciato a ricercare soluzioni alternative. In Via Campesina dobbiamo essere capaci di sfruttare queste opportunità.

Dobbiamo sviluppare una metodologia di lavoro che includa il dialogo critico e costruttivo, per ottenere che questi governi applichino la sovranità alimentare. Dobbiamo anche utilizzare spazi internazionali di integrazione alternativa, come l’Alba e Petrocaribe, per avanzare su questo terreno. Ma non possiamo puntare solo sui governi: dobbiamo costruire la sovranità alimentare dal basso, sul territorio e in altri spazi controllati dai movimenti popolari, dai popoli in-digeni, ecc. È giunta l’ora della sovranità alimentare e dobbiamo prendere l’iniziativa per procedere su questa linea in tutti i Paesi. I contadini e le contadine possono e devono alimentare il mondo, le nostre famiglie e i nostri popoli, con alimenti sani e accessibili.

 

Le imprese multinazionali e il libero commercio

La nostra riflessione ha chiarito che le imprese multinazionali rappresentano uno dei nostri nemici comuni più importanti e che, in quanto tali, dobbiamo, con le nostre lotte, incidere su di esse in maniera sempre più diretta. Sono loro che si nascondono dietro gli altri nemici dei contadini come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Omc, i Trattati di libero commercio e gli Epa (Accordi di partenariato economico con i Paesi Acp, Africa, Caraibi e Pacifico, ndt), i governi neoliberisti e l’espansionismo economico aggressivo, l’imperialismo e il militarismo. È il momento anche di intensificare la nostra lotta contro i Tlc e gli Epa e contro l’Omc, ma ora con una più chiara consapevolezza del ruolo centrale delle multinazionali.

 

L’avanzata delle donne è l’avanzata di Via Campesina

Una cosa è risultata molto chiara nella nostra V Conferenza: che tutte le forme di violenza sofferte dalle donne nelle nostre società - fisica, economica, sociale, machista, culturale - sono presenti anche nelle comunità rurali e quindi nelle nostre organizzazioni, e questo fatto, oltre a costituire un’enorme fonte di ingiustizia, limita anche la portata delle nostre lotte. Riconosciamo la relazione intima tra il capitalismo, il sistema patriarcale, il machismo e il neoliberismo a danno delle contadine del mondo. Noi tutti, donne e uomini di Via Campesina, ci impegniamo in modo responsabile a costruire nuove e migliori relazioni umane tra di noi, come parte necessaria della costruzione delle nuove società a cui aspiriamo. Per questo nella V Conferenza abbiamo adottato la decisione di rompere il silenzio e lanciare la Campagna di Via Campesina “Per la fine della violenza contro le donne”. Ci impegniamo un’altra volta e con forza rinnovata a raggiungere la complessa ma necessaria parità di genere reale in tutti gli spazi e le istanze di partecipazione, analisi, dibattito e decisione in Via Campesina, e a rafforzare lo scambio, il coordinamento e la solidarietà tra le donne delle nostre regioni.

Riconosciamo il ruolo centrale della donna nell’agricol-tura di autosufficienza alimentare e la speciale relazione delle donne con la terra, la vita e le sementi. Le donne, inoltre, sono state e sono una parte determinante della costruzione di Via Campesina fin dalle sue origini. Se non eliminiamo la violenza verso le donne all’interno del nostro movimento, non avanzeremo nelle nostre lotte e, se non costruiamo nuove relazioni di genere, non potremo costruire una nuova società.

 

Non siamo soli: la costruzione di alleanze

I contadini e le contadine non possono combattere da soli le loro lotte per la dignità, per un sistema alimentare e agrario più giusto e per questo altro mondo possibile. Dobbiamo costruire e rafforzare le nostre alleanze organiche e strategiche con i movimenti e le organizzazioni che condividono la nostra visione e questo è un impegno speciale della V Conferenza.

 

I giovani e la speranza di un futuro migliore

Il modello dominante nei campi non offre alcuna prospettiva per i giovani e questa è già una ragione molto importante per cambiarlo. I giovani sono la nostra base tanto nel presente come nel futuro, cosicché ci impegniamo ad assicurare il loro pieno inserimento e la loro partecipazione creativa a tutti i livelli delle nostre lotte.

 

La formazione per il rafforzamento delle nostre lotte

Per ottenere maggiori successi e vittorie nelle nostre battaglie, dobbiamo dedicarci al consolidamento interno del nostro movimento, attraverso la formazione politica, per accrescere la nostra capacità collettiva di analizzare e trasformare le nostre realtà e ottenere un miglioramento della comunicazione e dell’articolazione tra noi e i nostri alleati.

 

Diversità e unità in difesa dell’agricoltura contadina

Come movimento sociale internazionale, possiamo dire che uno dei nostri maggiori punti di forza è la capacità di unire differenti culture e modi di pensare intorno ad una stessa lotta. Via Campesina rappresenta un impegno comune di resistenza e di lotta per la vita e l’agricoltura contadina. Tutti noi che abbiamo partecipato alla V Conferenza di Via Campesina ci impegniamo a difendere gli alimenti e l’agricoltura contadina, la sovranità alimentare, la dignità e la vita. Siamo qui e ci rifiutiamo di scomparire.

Globalizziamo la lotta! Globalizziamo la speranza!

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