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Esci dalla tua Curia e va... nella terra di Gaza

- Prudenza e profezia

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 6 del 17/01/2009

Lettera inviata ai primi di gennaio ad Avvenire e non pubblicata. Apparsa poi sul Giornale di Brescia e Bresciaoggi.

 

Nelle ricorrenti polemiche sui silenzi di Pio XII non mi pare si parli della sua corsa a S.Lorenzo dopo il bombardamento: se ben ricordo, in quella occasione non fece discorsi né messaggi, ma mai silenzio fu più eloquente.

Col facile senno di prima e di poi, si potrebbe certo discutere sulla prudenza di quella corsa, che ignorava il rischio di soccombere sotto una seconda ondata dei Liberator, che esponeva la Santa Sede alle più maliziose interpretazioni politiche, che lungi dal portare concreto aiuto alla popolazione colpita la esponeva a pericolosi assembramenti.

Ma quella presenza, quel silenzio, quell’affollarsi intorno all’Inerme comprendendone visibilmente la muta parola esprimevano anzitutto il primato della carità, che secondo l’inno paolino non consiste soltanto nel distribuire tutte le ricchezze ai poveri; dichiaravano in un linguaggio più comprensibile del latino delle encicliche un’inequivocabile condanna delle armi di distruzione di massa (inventate e concretamente usate dagli occidentali, alleati di ieri e di oggi, ben prima di essere bugiardamente attribuite agli irakeni); dimostravano che il Papa può esercitare la sua missione anche senza il prudente beneplacito della Curia; e se vogliamo trarne un principio non negoziabile, affermavano con umiltà e fermezza che il fine non giustifica i mezzi.

È possibile trarne qualche insegnamento per l’oggi?

Confesso di avere letto con pena che il preannunciato viaggio del Papa in Israele resterà … in aspettativa, perché, secondo la Curia, bisogna essere piuttosto prudenti.

Cos’è la prudenza? Purtroppo, già sul piano umano, la recta ratio agibilium viene ordinariamente tradotta come la preoccupazione delle cose da non fare, e non è certo questa la versione di questo Papa, maestro di latino e di ragione; ma nell’anno paolino si potrà pur ricordare anche il richiamo ai cristiani di Corinto: prudentiam prudentium reprobabo.

Certo, due motivi gravissimi sconsigliano questo viaggio: prima e più ancora del pericolo fisico pur incontrollabilmente elevato, la difficoltà non che di sciogliere il nodo delle opposte violenze, anche solo di giudicarle e condannarle.

Giusta o sbagliata che fosse la costituzione dello Stato d’Israele, Israele è oggi una realtà che ha diritto di vivere in pace, e comprensibilmente si difende da chi ne proclama la distruzione. Ma non meno comprensibile la difesa del diritto dei palestinesi, cristiani e mussulmani, di vivere in assoluta libertà nella terra dove sono nati, nel rispetto e nell’attesa che sia rispettata la Dichiarazione d‘indipendenza di Israele (1948): “ Lo Stato di Israele si  dedicherà allo sviluppo di questo paese per il bene di tutti i suoi cittadini; sarà fondato sui principi di libertà, giustizia e pace, e sarà guidato dalla visione dei profeti di Israele; garantirà pieni e eguali diritti, sociali e politici, a tutti i suoi  cittadini, indipendentemente dalle differenze di religione, di razza o di sesso; tutelerà la libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura”.

Dov’è dunque l’equivoco? Nell’idea che il Papa si proponesse un viaggio in Israele – come politico, o magari come turista – e non un pellegrinaggio in Terra santa: pellegrinaggio religioso – non pur nobilissima missione politica – nella terra dove il Verbo si è fatto carne.

Il Verbo, la Parola che salendo al cielo Gesù ha ordinato di testimoniare usque ad ultimum terrae, a partire da Gerusalemme. Forse non è oggi il martoriato territorio di Gaza l’ultimum terrae, non sono palestinesi ed ebrei di Gerusalemme gli ultimi della terra?

E il Verbo da testimoniare è l’appello dalla finestrina di S.Pietro, la parola delle encicliche che ai tempi di Pio XII non tutti potevano sentire, o è la presenza fisica tra quella povera gente, povera dell’una e dell’altra parte? Non udire quella Parola, non sentire quella presenza, diceva il non credente Camus ai domenicani francesi, ha prostrato milioni di uomini nell’angoscia della solitudine.

Possa l’ieratica immagine di Pio XII a S.Lorenzo suggerire sommessamente al Papa il misterioso invito ad Abramo: esci dalla tua Curia, e va… a Gaza, nella terra promessa ai suoi discendenti ebrei, cristiani ed islamici. Vada, animosamente e silenziosamente, portando a tutti la benedizione di Aronne: il Signore volga la sua faccia verso di voi, e porti a tutti ed a ciascuno la sua benedizione e la sua pace!


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