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UNA SOLA CROCIATA: CONTRO LA PAURA

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 30 del 14/03/2009

Le ronde. Non c’è da scandalizzarsi se i cittadini sono disposti a collaborare con le forze dell’ordine per tenere sotto controllo il territorio. Dipende dai motivi e dalle intenzioni che li muovono. I “nonni” che regolano il traffico davanti alle scuole; o i volontari che distribuiscono coperte e minestra o quelli che ripuliscono i parchi pubblici esprimono una forma di partecipazione. Per far più sicuro e più bello l’ambiente in cui vivono. Ma…

Ma le ronde di cui si parla in questi giorni sono o possono diventare probabilmente tutt’altra cosa. Nascono infatti dalla paura. Da un sentimento irrazionale, cioè, che non risulta motivato dai dati oggettivi; ed è invece enfatizzato dai media per motivi non chiari, forse proprio per distrarre da altri problemi.

Ha ragione il direttore di Humanitas, Ilario Bertoletti, che sul Giornale di Brescia ha scritto: “Un governo moderato per sconfiggere la paura – madre, ricordava Montesquieu, di ogni potere dispotico – rafforza i propri apparati, non ciò che li delegittima”.

Conviene riflettere sul giudizio di Montesquieu perché pone un problema molto attuale. Intorno a noi, e dentro ciascuno di noi, c’è infatti molta paura. E una tentazione dispotica.

Le “ronde” non nascono infatti dall’idea che per le strade serva qualcuno che aiuti i bisognosi, le persone sole. Qualcuno che renda la città più serena e conviviale. Nasce invece dalla paura dei diversi, degli immigrati. Ci sentiamo come assediati, invasi (in realtà io mi sentirei invaso e insidiato piuttosto dagli orrendi suv e dai motorini che schizzano sui marciapiedi e nelle aree pedonali…). C’è invece una crescente paura delle persone, del nostro prossimo, persino dei giovani (salvo quelli in giacca e cravatta, che sembrano conformisti e affidabili!). E questa paura potrebbe convincere, se già non lo ha fatto, che si può anche rinunciare ad un po’ di libertà e di democrazia pur di essere sicuri. Come se non dovessimo avere un po’ di paura anche dei governanti!

E poi abbiamo paura delle situazioni nuove. La globalizzazione, ad esempio, che comporta sia la mobilità degli uomini che dei prodotti e una difficile integrazione dei sistemi economici e delle diverse culture.

Ci fa paura il progresso della scienza e della tecnologia, anche per l’influenza che può avere sulla vita (e la morte) degli uomini. Ci fa paura il futuro con le sue incertezze, a cominciare da quella del lavoro. E, alla radice, abbiamo una certa paura persino di noi stessi: del nostro inconscio, della nostra fragilità, della nostra latente violenza, della nostra vita presente e futura, della morte…

Io penso che dobbiamo riconoscere le difficoltà, gli interrogativi e le ansie; e che sia possibilità e dovere degli uomini cercare di affrontarle e rispondervi con consapevolezza e razionalità, “insieme”.

Dalla paura, come dalla crisi, non si esce se non insieme facendo appello non all’ostilità verso gli altri, ma alla comprensione e alla cooperazione fra gli uomini e i popoli.

La storia dimostra che questa è l’unica strada giusta ed è possibile; stabilire una relazione buona, positiva con gli altri è l’unica vera, risolutiva terapia della paura. L’altra è la prevaricazione, la guerra, la violenza. Che non risolve la paura  perché ne è il frutto e, insieme, il seme.

Quella contro la paura e in difesa della fraternità è davvero l’unica crociata che vale la pena di combattere. È la scelta politica decisiva. Per i cristiani vuol dire mettere in pratica il centro della dottrina e dell’antropologia cristiana: che gli uomini sono figli di Dio, fratelli tra loro e costituiscono un’unica famiglia umana.

Anche nella Chiesa si vive un momento di scoraggiamento e quasi di paura. Perciò molti, e con buone ragioni, pensano che sarebbe opportuno un grande segno di comunione e di dialogo, per ascoltare insieme la voce dello Spirito e guardare avanti con intelligenza e fiducia. Un nuovo Concilio che aiuti a superare le delusioni, le incertezze, le divisioni sotterranee in una unità di spirito, ritrovata e gioiosa. Per vincere la paura delle novità con la speranza e la gioia della fede. Ma di questo parleremo la prossima settimana. (ab)

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