Nessun articolo nel carrello

RAZZISMO ALLO SPECCHIO

- AHMADINEJAD SCANDALIZZA IL MONDO DEFINENDO ISRAELE RAZZISTA. MA IL PRESIDENTE IRANIANO È PROPRIO COSÌ LONTANO DALLA REALTÀ?

Tratto da: Adista Contesti n° 50 del 09/05/2009

Questo editoriale di Issa Goraieb è stato pubblicato sul quotidiano libanese “L’orient - Le jour”, vicino alle posizioni dei cristiani del Paese (22/4/2009). Titolo originale: “Au miroir du racisme”

 

Diciamolo subito, in questo giornale siamo ben lontani dall’essere ammiratori di Mahmoud Ahmadinejad, l’uomo che non smette di scandalizzare. Né la leggendaria profondità del suo pensiero, né il potente carisma che emana la sua elegante persona sono mai riusciti a sedurci. E ancora meno le devastanti ingerenze del suo Paese negli affari del nostro.

Non si capisce bene neanche quale beneficio possano apportare all’Iran tutti questi eccessi verbali che tanto piacciono al suo focoso presidente. Perché ostinandosi a parlare di cancellare Israele dalla geografia, nel momento in cui gli Arabi stessi non ci pensano più molto, e da decenni, Ahmadinejad non fa in realtà che accreditare con forza la tesi del minuscolo Stato ebraico invariabilmente minacciato di annientamento: e dunque in diritto di difendere la sua esistenza con tutti i mezzi. Va da sé d’altronde che questo obiettivo di annientamento, strombazzato con una così ammirevole regolarità, non perora troppo agli occhi del mondo l’accesso dell’Iran alla tecnologia nucleare.

Questo edificante programma, Ahmadinejad l’ha esposto ancora una volta alla conferenza internazionale Durban II di Ginevra, dedicata alla lotta contro il razzismo. Ed è precisamente l’accusa di razzismo, lanciata contro Israele dal presidente iraniano, che più ha scioccato i partecipanti, al punto da spingerli a ritirarsi a decine dalla sala. Vogliamo considerare generalmente sincera questa virtuosa indignazione, sebbene debba senza dubbio anche acquietare la coscienza di più di uno di questi Paesi europei, implicati un tempo nell’orrore della Shoah e che abbiamo sentito emettere grida da vergine impaurita.

Questo non è tuttavia il proposito di queste righe. Perché tutta questa santa collera si rivelerebbe, a sua volta, improduttiva se non si accompagnasse ad una reale ed effettiva preoccupazione di giustizia per i popoli del pianeta. Veramente non è razzista Israele? Che si cominci, in questo caso, a spiegare, non fosse che al solo e vasto mondo arabo-musulmano, quale altro epiteto converrebbe assegnare a uno Stato che si vuole esso stesso ebraico e nient’altro che ebraico. Che si impunta a negare la realtà nazionale palestinese che si è comunque imposta da lungo tempo a tutto il mondo. Che per bocca del suo primo ministro pone come prima condizione di un negoziato, regolarmente respinto, con i Palestinesi il riconoscimento di questo giudaismo fatto Stato. Che tratta come cittadini di serie b i suoi cittadini non ebrei, nello stesso momento in cui si vanta di essere la sola democrazia della regione. Che, se si ascolta il suo ministro degli Esteri, espellerebbe volentieri tutti questi israeliani non ebrei. E ci fermiamo qui, mancando lo spazio sufficiente in queste colonne.

Fatte questa precisazioni, che la comunità internazionale cominci a lottare, senza eccezioni, contro tutti gli eccessi e gli abusi che ostacolano una regolamentazione giusta ed equa della crisi del Medio Oriente: essendo il più scandaloso di questi la colonizzazione sfrenata delle terre arabe, condotta in nome di fumose giustificazioni religiose e razziali, se non… razziste. Ben più concretamente della Dichiarazione finale della conferenza di Ginevra sul razzismo, adottata ieri e subito salutata come una tagliente risposta dell’Onu al presidente Ahmadinejad, solo un tale sforzo di pace potrà un giorno mettere fine a tutte le derive razziste che stanno dilaniando la regione.

Limitarsi a disapprovare un Ahmadinejad a furia di concitate dichiarazioni, è solamente confortare lo Stato ebraico nel suo ruolo prediletto, quello di innocente vittima di attacchi antisemiti. Dimenticando o fingendo di dimenticare che dopo la Shoah, che si commemorava ieri in Israele, la vittima si è perfettamente riciclata nel ruolo di carnefice.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.