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DALLA “LEGGE TRUFFA” ALLA “LEGGE BEFFA”. RANIERO LA VALLE BOCCIA IL REFERENDUM DEL 21 GIUGNO

Tratto da: Adista Notizie n° 52 del 16/05/2009

35004. ROMA-ADISTA. Dopo la “legge truffa”, la “legge beffa”: l’efficace paragone tra la contestatissima legge elettorale del 1953 e quella proposta dai referendari nei quesiti su cui si voterà il prossimo 21 giugno lo ha fatto Raniero La Valle sul n. 10 di Rocca (15 maggio), quindicinale della Cittadella di Assisi su cui da anni l’attuale leader di Sinistra Cristiana, oggi candidato alle elezioni europee per la lista Rifondazione Comunista-Comunisti Italiani, tiene una rubrica intitolata “Resistenza e pace”.

La Valle non può che iniziare la sua riflessione da un rapido excursus storico. Siamo nel 1953, e la Democrazia Cristiana riesce a far approvare in Parlamento una contestatissima legge elettorale, composta di un solo articolo, che prevede una modifica in senso maggioritario della legge proporzionale. Si tratta di un premio di maggioranza che assegnava il 65% dei seggi della Camera dei Deputati alla lista o al gruppo di liste apparentate che fossero riuscite a raggiungere il 50% più uno dei voti. Duramente contestata dalla forze democratiche e di sinistra, la legge fu vanificata dal voto popolare. La coalizione guidata dalla Dc (di cui facevano parte il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano, la Südtiroler VolksPartei e il Partito Sardo d'Azione) ottenne “solo” il 49,8% dei voti: così, per circa 54.000 voti, il meccanismo previsto dalla legge non scattò. Scoppiò invece un piccolo terremoto politico: rispetto alle precedenti elezioni politiche, quelle del 1948, la DC perse infatti l'8,4% dei consensi, mentre comunisti e socialisti ottennero 35 seggi in più. Così, il 31 luglio del 1954 la legge fu definitivamente abrogata.

Nonostante in quel caso si trattasse, rileva La Valle, “di rafforzare una maggioranza assoluta già espressa dagli elettori nelle urne”, quell’operazione “fu ritenuta un sopruso”. Oggi, lo scenario che abbiamo di fronte è ben peggiore, ma le forze politiche stentano a comprenderlo. E gli elettori, confusi da una campagna mediatica mistificatoria, non sono in grado di cogliere la gravità della situazione.

Spiega infatti La Valle: nel nostro Paese è già “in vigore una legge elettorale che dà una enorme maggioranza [il 55% dei seggi] alla coalizione di liste che anche con una semplice maggioranza relativa, ben inferiore al 50%, abbia ottenuto più voti”. In virtù di questa legge, “Berlusconi con i suoi parlamentari, assegnatigli d’ufficio (senza neanche preferenze), fa il bello e il cattivo tempo nel Parlamento e nel Paese. Questa legge, tanto peggiore di quella del 1953, fu detta e ancora è chiamata ‘porcellum’”.

Dalla padella, rischiamo ora di cadere nella brace: i quesiti referendari proposti dal tandem Segni-Guzzetta prevedono la cancellazione del premio di maggioranza assegnato alla coalizione, premio che resta invece a favore del partito che raggiunga la maggioranza relativa. Insomma, un partito con il 20-25% dei consensi potrebbe, da solo, ottenere il 55% dei seggi della Camera. “Lo scopo - dice La Valle - è di cancellare, nel Parlamento e nel Paese, tutti i partiti ad eccezione di due”.

Come se non bastasse, nell’attuale contesto politico italiano, “è del tutto evidente che il partito beneficiario di questa elargizione sarebbe quello di Berlusconi, che già ha riunito in un’unica schiera tutti i suoi alleati tranne la Lega; il Partito Democratico, da solo, non potrebbe mai aspirare a ottenere un tale risultato”. Berlusconi questo lo sa bene. E infatti, alla domanda se avrebbe votato ‘Sì’ al referendum,ha risposto affermando di non essere masochista: “Puoi domandare all’avvantaggiato di votare no per un vantaggio che gli altri ti regalano e potrebbe essere confermato dal popolo?”. “No - consente La Valle - non glielo puoi domandare”. Resta però da capire “perché gli si vuol fare questo regalo, che certo egli non merita, il regalo più grande e decisivo dopo quello delle frequenze televisive tolte a suo tempo al servizio pubblico”.

Ed è a questo punto che alla “truffa” subentra la “beffa”. “Perché in merito al voto del 21 giugno è partita sulla stampa una mistificazione colossale. Giocando sul fatto che il referendum è abrogativo, si dice infatti che con il ‘Sì’ verrebbe abrogata la legge ‘porcellum’, mentre è chiaro che ne verrebbe soppressa solo una norma, col risultato di fornire alla legge nel suo complesso l’avallo del voto popolare, rendendola nel contempo ancora più indecente. Ma non basta: il Partito Democratico, che da questo risultato sarebbe travolto, ha annunciato che voterà a favore; e nella meraviglia generale ha spiegato che con la vittoria del ‘Sì’ la legge diverrebbe così brutta, che a quel punto sarebbe giocoforza modificarla in Parlamento”. Un ragionamento, commenta La Valle, “pretestuoso”, figlio di “un politicismo della peggiore specie: pronunziarsi per una cosa per averne invece un’altra”. Di più: si tratta di una pericolosa illusione, “perché è del tutto chiaro che ottenuto il regalo, gli ‘avvantaggiati’ si guarderebbero bene dal rimetterlo in gioco, e oggi il Parlamento è loro”.

Conclusione: se passasse il referendum, non solo il porcellum non verrebbe eliminato, ma riceverebbe “ghiande e altre leccornie per un pasto ancora più abbondante”. “Beffati gli elettori, che voterebbero non più per una pluralità di liste e partiti ma per un partito unico; beffato il Partito Democratico, che con le sue mani si sarebbe procurato la propria rovina, e beffati gli italiani che avevano voluto costruire la democrazia e si troverebbero a votare, un’altra volta, per un regime”. (valerio gigante)

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