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BENEDETTO INQUINATORE. IL PADRONE DELL’ILVA DI TARANTO RISTRUTTURA UNA CHIESA E L’ARCIVESCOVO RINGRAZIA

Tratto da: Adista Notizie n° 52 del 16/05/2009

35005. TARANTO-ADISTA. Pubblici ringraziamenti dell’arcivescovo di Taranto, mons. Benigno Papa, ad Emilio Riva, padrone dell’Ilva – ex Italsider, l’acciaieria più grande e più inquinante d’Italia –, perché si farà carico dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale “Gesù Divin Lavoratore” che sorge nello stesso quartiere della fabbrica.

“Ho la gioia di annunciarvi che ho ricevuto una missiva del presidente dell’Ilva, l’ing. Emilio Riva”, scrive mons. Papa, lo scorso primo maggio, ai fedeli della parrocchia. “Vogliamo ringraziare Dio – scrive l’arcivescovo – per questo dono della Sua Provvidenza, che ci giunge proprio nell’occasione della vostra festa”. “Il presidente Riva mi ha espresso le motivazioni che hanno indotto il suo Gruppo a tale atto di generosa attenzione. Egli – prosegue – mi scrive di aver aderito volentieri alla mia richiesta perché riconosce alla nostra comunità ecclesiale e a questa comunità, in particolare, il merito di prestare un’indispensabile e disinteressata opera di promozione umana e sociale; attesta inoltre gratitudine ai Padri Giuseppini del Murialdo che da tanti anni sono presenti all’Ilva come cappellani ed, infine, vuole esprimere così l’attenzione costante che il suo gruppo riserva a questo quartiere dei Tamburi”.

Non dice però l’arcivescovo che il quartiere dei Tamburi, proprio grazie “all’attenzione costante” del Gruppo Riva, è anche il quartiere più inquinato d’Italia, con una percentuale altissima di incidenza dei tumori: i camini dell’Ilva infatti – sulla base dei dati dell’Ines (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) – disperdono nel cielo di Taranto il 92% di tutta la diossina che si produce in Italia e quasi il 9% di quella europea; e nel 2005 l’Ilva ha ammesso di aver sversato nell’acqua e nell’aria pugliese oltre due tonnellate di mercurio, con danni ambientali accertati anche dalla magistratura. Nel febbraio del 2007 Emilio Riva è stato infatti condannato a tre anni di reclusione, e il figlio Claudio Riva a 18 mesi, per violazione di norme antinquinamento, con riferimento alla gestione della cokeria dell'impianto di Taranto (condanna poi confermata in secondo grado) e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a causa dei quali negli ultimi 14 anni sono morte 42 persone nella sola fabbrica tarantina.

Ma su tali questioni da parte dell’arcivescovo – che a Natale e a Pasqua ha anche celebrato la messa nella fabbrica killer tarantina – nemmeno una parola. Anzi, invitato alla grande manifestazione ambientalista del 29 novembre 2008, a cui parteciparono oltre 20mila persone, così motivò agli organizzatori la sua decisione di non prendervi parte: “Quello che non dovrebbe accadere è cavalcare la giusta tematica della salvaguardia dell'ambiente per motivazioni strumentali, cioè non tanto perché stia veramente a cuore questo problema, ma perché dalla protesta si possa ricavare un qualche utile personale o di gruppo. Qualora dovesse accadere questo, dovrei pensare che ci sia un inquinamento spirituale che è peggiore dell'inquina-mento ambientale”. (luca kocci)

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