“È ABORTISTA, NON PUÒ PARLARE ALL’UNIVERSITÀ”. NEGLI USA, UN NUOVO “CASO OBAMA”
Tratto da: Adista Notizie n° 58 del 30/05/2009
35033. WASHINGTON-ADISTA. Proprio nel fine settimana in cui la destra cattolica statunitense si preparava al redde rationem con il presidente Barack Obama all'università di Notre Dame (v. Adista nn. 46 e 52/09), in un piccolo college cattolico del Pennsylvania, il King's, aveva luogo una vicenda pressoché identica. Per partecipare alla consegna delle lauree di domenica 17 maggio, l'ateneo aveva infatti scelto il senatore locale, Robert Casey, cattolico e democratico. La scelta di Casey, da sempre impegnato nel movimento pro-life, aveva però scatenato l'ira del vescovo di Scranton, mons. Joseph Martino, alla cui diocesi appartiene il King's College. Il motivo? Casey aveva votato a favore della conferma dell'ex-governatore del Kansas Kathleen Sebelius a Segretario per la Sanità e non si era opposto alla decisione del governo Obama di cancellare la cosiddetta “Mexico City Policy”, che impediva agli Stati Uniti di finanziare iniziative di pianificazione familiare che non escludessero l'aborto.
“È veramente triste - ha detto mons. Martino - che un'istituzione cattolica offra un'occasione per parlare ad un politico che si sta costantemente allontanando dai principi pro-life e, tristemente, dall'eredità di suo padre, che come uomo di Stato ha sempre difeso i diritti dei non nati. Come vescovo, continuerò ad attaccare il senatore Casey ogni volta che mancherà di votare a favore o di sostenere una posizione che difenda i soggetti più deboli della nostra società”.
Mons. Martino, però, non solo non è riuscito ad impedire che Casey parlasse (anche se, per la cronaca, il senatore ha evitato di toccare, nel suo discorso, la questione dell’aborto), ma si è visto anche nettamente sconfessato dalla stessa conferenza episcopale Usa che, appena due giorni prima della cerimonia, ha lodato pubblicamente un disegno di legge presentato da Casey al Senato, il Pregnant Women Support Act, che ha l'obiettivo di ridurre il numero degli aborti e sostenere le donne in gravidanza. Lo stesso disegno di legge aveva già raccolto il sostegno dei vescovi statunitensi al momento della sua presentazione alla Camera da parte del democratico Lincoln Davis: già allora infatti, il presidente del Comitato per le attività pro-life della Conferenza episcopale Usa, il card. Justin Rigali, aveva invitato tutti parlamentari a dare il proprio sostegno al progetto (v. Adista n. 49/09).
Al di là quindi delle parole infuocate di una, consistente, minoranza di vescovi e delle campagna degli attivisti pro-life, sui temi della vita l'approccio di Obama raccoglie il sostegno della gerarchia della Chiesa e dei cattolici che lo hanno applaudito a l'Università di Notre Dame. Un approccio che il presidente Usa ha ribadito di fronte alla platea dell'ateneo cattolico, invitando gli americani di ogni fede e ideologia a “tenersi per mano in uno sforzo comune” per ridurre il numero degli aborti. “Non voglio dire che il dibattito sull'aborto sia destinato a scomparire: le opinioni degli americani al riguardo sono complesse e contraddittorie, e il fatto è che a certi livelli sono inconciliabili”, ha detto Obama, invitando i neo-laureati a difendere le loro cause con “passione e convinzione”, ma “senza ridurre a caricatura chi non la pensa come noi”.
Il suo intervento ha raccolto il plauso dell'Osservatore Romano del 18 maggio che, non a caso, ha utilizzato le stesse parole del card. Rigali parlando di “ricerca di un terreno comune” da parte di Obama. Scatenando l'ira dei cattolici d’oltreoceano, in un'intervista al Riformista del giorno dopo, il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian, è anzi arrivato ad affermare che Obama “non è un presidente abortista”. “Direi - ha detto Vian - che il discorso di Obama alla Notre Dame sia stato rispettoso delle diverse posizioni. Ha cercato di spostare il dibattito fuori da punti di vista ideologici e fuori da ogni logica di scontro. In questo senso il suo è stato un discorso da apprezzare”. Beninteso: l’Osservatore è sulla stessa posizione dei vescovi americani che considerano l’aborto come un disastro. È sempre necessario e decisivo, infatti, promuovere una cultura della vita a ogni livello. Ciò che voglio sottolineare è semplicemente il fatto che ieri, proprio su questo punto molto delicato, il presidente americano abbia ribadito come il varo della nuova legge sull’aborto non sia una priorità della sua amministrazione. E il fatto che l’abbia detto mi conforta molto. Mi conforta anche in un mio chiaro convincimento: Obama non è un presidente abortista”. Un'apertura di credito netta al presidente Usa, quella di Vian, che va in senso opposto ad una parte dei vescovi e della Chiesa d’oltreoceano. Rimane adesso l'attesa per una decisione chiave del presidente: quella del nuovo giudice della Corte Suprema destinato a sostituire David Souter. (alessandro speciale)
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