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TRA HOSTESS E SCONTRI DI RELIGIONE, GHEDDAFI RIESCE A FAR DIMENTICARE I DIRITTI UMANI

Tratto da: Adista Notizie n° 66 del 11/09/2010

35738. ROMA-ADISTA. È assordante il coro di polemiche che ha salutato Mu'ammar Gheddafi, al termine della sua visita in occasione del secondo anniversario del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione” tra Italia e Libia, concepito a Bengasi il 30 agosto 2008 durante un ‘amichevole’ incontro tra il dittatore e Silvio Berlusconi e ratificato dal Parlamento italiano il 4 gennaio 2009 (v. Adista n. 16/09). A provocare imbarazzo tra i banchi di Montecitorio e ad irritare pesantemente il mondo cattolico, le esternazioni del colonnello sulla possibile ed auspicabile islamizzazione dell’Europa, di fronte ad una plaudente platea di hostess reclutate tramite apposita agenzia. Una “incresciosa messa in scena” è la definizione stizzita del quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire (30/8), che in un editoriale del direttore Marco Tarquinio parla di “sessione di propaganda islamica” nel cuore stesso della cattolicità.


Ma la bagarre innescata dalle parole di Gheddafi non ha fatto altro che portare acqua al mulino del leader libico. “Viene il sospetto - ha scritto infatti Mariuccia Ciotta sul Manifesto (31/8) - che il polverone sull’orrendo meeting di carne fresca in via Cortina d’Ampezzo nasconda la carne da macello dei detenuti dimenticati nei lager”. I grandi esclusi dalle pagine dei quotidiani sarebbero dunque i diritti violati dei migranti che dall’Africa tentano di approdare clandestinamente in Italia. Migranti che, attraversando la Grande Giamahiria, cadono sistematicamente in una rete di violenza, torture, tratta, lager. In cambio di cospicui investimenti nel Paese nordafricano, secondo il Trattato fortemente voluto dallo stesso Berlusconi, la Libia si impegna a controllare le sue coste e a frenare – in barba al diritto d’asilo e con i metodi cui l’Italia non ha mai opposto un veto – i flussi dei clandestini verso l’Italia. Ottenendo, nell’ultimo anno, gli “ottimi” risultati di cui il governo italiano fa grande vanto.

Ma nella Chiesa, soprattutto nella sua base, non tutti si sono lasciati “incantare” dal folklore e dalle provocazioni di Gheddafi. “La questione dei diritti umani è di primaria importanza: ignorarla per non turbare gli accordi commerciali, è deleterio”, ha detto il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, presidente del Consiglio per gli Affari giuridici della Cei, in un’intervista a Repubblica (1/9). “Avrei voluto chiedergli che fine hanno fatto le tante persone respinte dalle navi italiane e mandate con forza sulle sue coste”, ha poi aggiunto il vescovo, unico prelato presente ad essere stato invitato dall'Accademia Libica d'Italia per il ricevimento ufficiale in onore di Gheddafi.

“Non possiamo tacere”, ha ribadito anche la Commissione Giustizia e Pace della Cimi (Conferenza degli Istituti missionari in Italia), in un breve e infuocato messaggio del 1.mo settembre. “Come missionari non ci riconosciamo in questo trattato di amicizia”, vi si legge ancora, che “in realtà è un'associazione a delinquere di stampo liberista. È un trattato di ipocrisia firmato dal sangue dei migranti e dalla complicità degli interessi economici bilaterali”. Lo scempio si compie tra l’altro, hanno incalzato i missionari, “nella totale impunità e sotto la plaudente assemblea di Rimini, di parte del popolo cristiano”. “Come missionari ci dissociamo da questa vergogna e dalle menzogne dei ministri che dicono di rispettare la legge. L'unica ad essere rispettata è quella del profitto economico. Non siamo complici di ciò”.

“All’origine di quel patto”, si legge in un comunicato del Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza) del 2 settembre, “c’era, prima di tutto, l’intenzione di bloccare l’esodo di esseri umani in fuga da fame, guerre, carestie, dittature. E di farlo anche a costo di violare sistematicamente i diritti umani”. “Va bene concludere qualche affare per le nostre imprese”, ha ribadito il presidente Lucio Babolin nel comunicato, “ma questo non può avvenire a spese dei principi fondamentali su cui abbiamo costruito la nostra civiltà. Con che faccia si rimproverano altri Stati per il mancato rispetto dei diritti umani, quando la Libia fa il ‘lavoro sporco’ per noi? Quando esseri umani innocenti vengono rinchiusi in terrificanti luoghi di detenzione e poi scaricati nel mezzo del deserto? È con la vergogna di patti scellerati che vogliamo difendere il benessere dell’Europa?”. Anche Pax Christi Italia esprime grande preoccupazione per quanto accaduto in occasione della visita di Gheddafi: si è trattato - scrivono - di “una celebrazione pagana colma di idolatria nei confronti di un dio che ha un nome che tutti hanno pronunciato: interessi”. Per il resto, “solo qualche parola di imbarazzo per le esternazioni del colonnello libico sull'invito alla conversione all'Islam, sulle sue prediche a centinaia di hostess. Quasi nulla sui diritti umani violati in Libia, sulla tragica sorte delle vittime dei respingimenti, su chi muore nel deserto o nelle prigioni libiche. Il dio interesse è un dio assoluto, totalitario, a cui tutto va immolato. Anche a costo di imprigionare innocenti, torturarli, privarli di ogni diritto, purché accada lontano da qui. (giampaolo petrucci)

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