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LETTERE ADISTA

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 06/04/2013

Non pensavo che sareste andati già giù di brutto con il nuovo Papa: ammesso e non concesso che ci sia stata qualche "ombra " nel suo passato, diamogli ora un minimo di credito e vediamo se riuscirà a cambiare questa Chiesa gerarchica malata.
Giuseppe Damo

Non mi convince del tutto la critica a Bergoglio, anche se, come è scritto nell'articolo "non è Romero", e infatti è vivo, e diventato papa, mentre Romero è morto. Non è facile distinguere tra codardia e ricerca di un modo discreto di opporsi ad una dittatura, non rischioso per sé ma soprattutto per gli altri. (...) Si è certamente su un crinale strettissimo a parlare di queste cose: da sempre persone diverse, con scelte diverse e opposte, hanno combattuto con la stessa sincerità contro i soprusi dei potenti. Dire se fossero nel giusto o nell'errore è possibile solo al profondo delle loro anime, ed è chiaro che i risultati ottenuti sono solo uno dei criteri possibili. Mi sembra giusto ricordare che Francesco d'Assisi scelse di inchinarsi al papa Innocenzo, mentre Dolcino decise di criticare apertamente papa Bonifacio: avevano entrambe l'impulso sincero di cambiare la Chiesa, per cui hanno fatto scelte entrambe coerenti. Ma uno ha avuto un seguito grande, l'altro molto meno, anche perché bruciato da un fuoco troppo grande per potergli sopravvivere. Entrambe scelte, diverse nelle conseguenze, opposte nel proporsi, grosso modo coincidenti negli scopi, ma portate da persone, forse, radicalmente diverse. Ora di papa Francesco non è facile dire: aspettiamo e vediamo cosa fa al culmine della sua vita...
Piergiorgio Proietti

Adesso penso che basti: non vedo che interesse potete avere a tirar fuori ogni giorno la stessa storia senza un minimo di testimonianze. «Non considero che Jorge Bergoglio sia stato complice della dittatura, ma sostengo che non ebbe il coraggio di accompagnare la lotta per i diritti umani nei momenti più difficili»: questo uno dei passi più importanti dell'intervista a Pérez Esquivel e con questo per me il caso è chiuso. Piuttosto non perdete l'incredibile chance che lo Spirito Santo ci ha concesso... a volte è meglio un conservatore illuminato che pseudo rivoluzionari da soggiorno.
Italo Luis Cherubini

Giusto essere senza reticenze, ma mi sembra che a volte si voglia proprio denigrare. Lo spirito di rinnovamento che papa Francesco sembra stia portando con sé penso debba andare di pari passo anche con un movimento di rinnovamento da parte dei cattolici e dei cristiani, in prima persona (e anche dei giornalisti...), proprio a partire dal Vangelo di ieri, commentato anche dal papa, che ci dice di non condannare e di non giudicare... Gesù nel Vangelo di ieri ci ha insegnato a non guardare al passato delle persone («nessuno ti ha condannato... neanch'io ti condanno»), ma a dare grande fiducia nel futuro delle stesse («va e non peccare più»).
Damiano Scalvini

La situazione argentina di quegli anni era complessa, ho letto parecchi articoli in questi giorni, ma si danno conferme l'un l'altro, prove delle accuse riferite non ne vedo, anche nel libro di Verbinsky, potrebbe anche esserci del vero, e comunque quanto ai due gesuiti mi pare logico che non volesse che rimanessero in Argentina: a fare che, a farsi ammazzare? Sui “potrebbe” non si rovinano le persone, le testimonianze a favore di papa Francesco sono molte e positive: ha rinunciato ai fasti dei palazzi vescovili per vivere in un semplice appartamento, viaggia in metropolitana, è vicino ai poveri. Mi sembra che come al solito Adista guardi l'abero che cade e che potrebbe esser anche caduto da solo e non vede la foresta che cresce. (...).
Leone Minuscoli

Pubblichiamo alcuni dei messaggi che via mail e tramite facebook ci sono arrivati negli ultimi giorni. E pubblichiamo volutamente solo quelli critici (anche se ce ne sono diversi di segno opposto) perché ci danno l’occasione di interloquire con quella parte dei nostri lettori rimasti perplessi, delusi o addirittura arrabbiati dopo aver letto gli articoli di Adista su papa Bergloglio. A tutti vorremmo garantire che non abbiamo nessun pre-giudizio sul papa. Comprendiamo anzi il clima di entusiasmo e speranza che le prime parole ed i primi gesti di Bergoglio hanno suscitato in tanti credenti. Ma Adista è un organo di informazione laico, anche se fa informazione religiosa. A noi non compete essere supporter né sponsor di nessuno; per tradizione e vocazione dobbiamo invece cercare di andare nelle pieghe dei fatti, dei personaggi, per rilevare le contraddizioni ed i nodi eventualmente irrisolti e portarli poi all’attenzione ed alla riflessione critica di chi ci legge. Ad amplificare ciò che è già noto e visibile e a dare enorme risonanza a questo primo periodo del pontificato ci ha pensato la stragrande maggioranza dei media (non sempre con il doveroso distacco che dovrebbe caratterizzare la professione giornalistica). Il senso dell’informazione di Adista (ma dovrebbe esserlo dell’informazione tout court) è restare coscienza critica e vigile. E di non fare sconti a nessuno, men che meno a chi ha un ruolo istituzionale, connesso ad un potere e ad una capacità di enorme influenza sulle masse. Per questo abbiamo raccontato e documentato vicende e prese di posizione che riguardano il passato di Bergoglio, che devono continuare ad essere oggetto di dibattito nell’opinione pubblica, laica e cattolica. Del futuro, si vedrà. Quando alle parole ed ai gesti simbolici seguiranno le azioni pastorali, i documenti, le nomine, le scelte teologiche e pastorali, li racconteremo. Per ora abbiamo dato conto degli ante-fatti di questo pontificato: e non si tratta di opinioni, ma di dichiarazioni, discorsi e scelte comprovate da documenti e testimonianze.

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