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Fine vita: impossibile pronunciare parole definitive. Il documento della Chiesa protestante unita di Francia

Tratto da: Adista Documenti n° 24 del 29/06/2013

DOC-2536. PARIGI-ADISTA. Tempi duri per la Chiesa cattolica francese. Non solo il 23 aprile scorso il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che apre a matrimonio gay e adozione da parte di coppie omosessuali (v. Adista nn. 2, 3 e 16/13), ma il governo già da mesi ha messo in cantiere il progetto di una legge sul fine vita, ventilando la possibilità per la Francia di entrare nel novero dei Paesi in cui è lecito ricorrere ad eutanasia e/o suicidio assistito. Il primo passo è stato quello di assegnare il compito di studiare il quadro legislativo a una commissione presieduta da Didier Sicard, ex presidente del Comité national d'éthique, la quale, nel Rapporto consegnato nel dicembre scorso, mantiene un atteggiamento molto cauto, raccomandando in primo luogo una migliore applicazione della legge del 2005 relativa ai diritti del malato (la legge Leonetti). Ringraziando la Commissione del lavoro svolto, Hollande ha sottolineato che, «malgrado gli apporti innegabili della legge Leonetti, la legislazione non permette di rispondere all’insieme delle legittime preoccupazioni espresse dalle persone affette da malattie gravi e incurabili» e, come prevede la legge, ha investito della questione il Comité consultatif national d’Ethique, affinché questo si pronunci sulle tre strade aperte dal Rapporto: come raccogliere e applicare le direttive anticipate di trattamento; secondo quali modalità e condizioni permettere al paziente cosciente e autonomo, affetto da una patologia grave e incurabile, di essere accompagnato e assistito nella sua volontà di porre termine alla propria vita; come rendere più dignitosi gli ultimi momenti di vita di un paziente cui sono stati sospesi i trattamenti a seguito di una decisione sua, della sua famiglia o di chi lo ha in cura.

Scenari certamente apocalittici per la Chiesa cattolica – nel suo discorso di apertura all’Assemblea plenaria di aprile, il card. André Vingt-Trois, presidente uscente della Conferenza episcopale francese, ha parlato di «persone in fin di vita svalutate nei loro handicap e nelle loro sofferenze e incoraggiate al suicidio assistito» – ma non per altre Chiese cristiane che, senza smettere di interrogarsi sulla questione, hanno scelto di non trincerarsi dietro nette chiusure. È il caso, ad esempio, della Chiesa protestante unita di Francia – nata dalla recente fusione tra la Chiesa riformata e la Chiesa evangelico-luterana – che, a conclusione del suo primo Sinodo nazionale (8-12 maggio), ha adottato un testo sul fine vita nel quale si rifiuta di «pronunciare una parola definitiva su una questione che tocca la sfera ultima e più intima di ogni vita», incoraggiando le Chiese all’accompagnamento di ciascuno, quale che sia la sua scelta.

Di seguito, in una nostra traduzione dal francese, il testo approvato dal Sinodo della Chiesa protestante unita. (ingrid colanicchia)

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