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ACCENTRATORE, CHIUSO, PRECONCILIARE: SOTTO ACCUSA L’EPISCOPATO OLANDESE

Tratto da: Adista Notizie n° 44 del 14/12/2013

37422. AMSTERDAM-ADISTA. «La fede, la cultura, il patrimonio e l’eredità cattolica corrono ora il rischio di perdersi per sempre», la Chiesa del Paese è «alla deriva». È questo il contenuto di un manifesto firmato da migliaia di cattolici olandesi e rivolto al papa in occasione della visita ad limina dei vescovi del Paese in Vaticano, programmata per il 5 dicembre ma anticipata al 2. Il manifesto, datato 28 novembre, intitolato «Ad limina», è stato promosso dalla Bezield Verband Utrecht (Bvu), che conta più di 4mila iscritti, insieme alla piattaforma di sessanta docenti universitari di tutta l’Olanda, Professorsmanifest (Pm), e nasce dalla volontà di far sentire la voce della base cattolica, nella prospettiva del «discernimento, della purificazione e della riforma» evidenti nel testo dell’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium.

Duro l’atto d’accusa dei laici cattolici olandesi contro i vescovi del loro Paese, colpevoli di «aver derogato da impegni e responsabilità nei confronti del loro gregge appellandosi a una serie di ostacoli sociali che non sanno o non vogliono affrontare». Tra le misure assunte dai vescovi e contestate dalla base, la volontà di sopprimere 1.300 parrocchie (erano 1.500 nel 2003, saranno 200 nel 2017) e demolire un migliaio di edifici per creare macroparrocchie presentandole con il nome di “Centri eucaristici”, “governate” da amministratori nominati da loro stessi. Cosa che comporterà, secondo i firmatari del manifesto, un crollo del numero dei cattolici osservanti, che da 300mila si ridurranno a 150mila. Dal punto di vista «radicalmente centralistico» dei vescovi, questa politica è l’unica che può offrire soluzioni percorribili a vari problemi come la carenza di preti, le spese legate alla manutenzione e alla ristrutturazione delle chiese e i vari deficit finanziari della Chiesa. «Ciò che essi collettivamente non riescono a capire è che questa politica non farà che esacerbare i problemi», prosegue il manifesto. I vescovi sembrano vivere «in un mondo isolato pre-Vaticano II, rifiutandosi ostinatamente di impegnarsi in una comunicazione bilaterale significativa o di muoversi al di fuori delle loro salde sfere di influenza allo scopo di avere un rapporto rilevante con i cattolici in chiesa, nelle comunità e nel mondo». Da vescovi così arroccati, è irrealistico aspettarsi, nella visita ad limina in Vaticano, «un rapporto che esprima oggettivamente la realtà delle comunità locali o che rifletta la percezione dei credenti della situazione attuale della Chiesa e del modo in cui è stata gestita negli ultimi anni». «La percezione comune – si legge nel manifesto – è che le misure messe in campo vengano prese al di fuori delle procedure relative all’alienazione dei beni temporali previste dal codice della Chiesa». Di certo i fedeli si sentono emarginati e privati dei loro diritti, e contestano ai vescovi una «secolarizzazione aggressiva».

Tutto questo deriverebbe, secondo il manifesto, da una «cultura della paura»: di qui l’urgenza di «fermare la tendenza a far tacere la fede» e di instaurare un dialogo con «apertura, oggettività, onestà e verità».


Il papa e i vescovi a Roma

Nel discorso pronunciato durante l’incontro con i vescovi, il 2 dicembre (la visita è proseguita poi fino al 7), il papa non ha fatto cenno specificamente al contenuto del manifesto. «L’esercizio collegiale del vostro ministero episcopale, in comunione con il Vescovo di Roma – ha detto Francesco – è una necessità per far crescere questa speranza, in un dialogo vero e in una collaborazione effettiva. Vi farà bene guardare con fiducia ai segni di vitalità che si manifestano nelle comunità cristiane delle vostre diocesi». «Nella vostra società, fortemente segnata dalla secolarizzazione, vi incoraggio anche ad essere presenti nel dibattito pubblico, in tutti gli ambiti nei quali è in causa l’uomo», ha proseguito il papa, invitando i vescovi a incoraggiare a loro volta i fedeli «a cogliere le occasioni di dialogo, rendendosi presenti nei luoghi in cui si decide il futuro» portando così «il loro contributo nei dibattiti sulle grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita».

Il papa ha poi toccato i temi della povertà crescente, delle vocazioni sacerdotali e religiose, ma soprattutto quello degli abusi sessuali, esprimendo compassione e assicurando preghiere «a ciascuna delle persone vittime di abusi sessuali e alle loro famiglie; vi chiedo di continuare a sostenerle nel loro doloroso cammino di guarigione, intrapreso con coraggio».

Del progetto di “ricostruzione” bersaglio della critica dei cattolici ha parlato il card.Willem Jacobus Eijk, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Utrecht, in un’intervista a Radio Vaticana del 2 dicembre. «Dobbiamo dedicare molto tempo e attenzione alla ristrutturazione e alla riorganizzazione della Chiesa», ha spiegato, illustrando la situazione nella sua diocesi, nella quale le parrocchie sono passate da 326 a 49. «Oggi – ha aggiunto – mancano i preti per celebrare la messa in ogni chiesa, quindi abbiamo centralizzato la celebrazione dell’eucarestia in una sola. Purtroppo abbiamo dovuto anche chiudere molte chiese. Prevediamo che prima del 2020 saranno chiuse un terzo di quelle attuali. Mancano i cattolici che praticano la fede e mancano mezzi finanziari». La Chiesa in Olanda, ha detto Eijk, dipende dai contributi volontari dei fedeli il cui numero è però sempre più ridotto. Tuttavia, «se la quantità dei fedeli diminuisce, la qualità sta migliorando: quelli che rimangono nella Chiesa hanno un rapporto personale con Cristo, pregano e si interessano alla fede, la prendono sul serio e questo è per noi un segno di speranza». I cattolici in Olanda (Paese campione del processo di secolarizzazione nel XX secolo, ma storicamente forte di una Chiesa molto avanzata), sono una piccola minoranza: se l’Istituto statistico della Chiesa parla di un 24-25% sulla popolazione totale, l’Ufficio nazionale di Statistica stima i cattolici a un 16% destinato a scendere, entro il 2020, al 10%, anno in cui prevedibilmente l’islam diventerà la seconda religione, mentre le Chiese protestanti si attesteranno a un 4-5%.

Quanto allo scandalo degli abusi sessuali, che ha interessato pesantemente la Chiesa olandese, Eijk ha insistito sull’efficacia delle misure intraprese. «Abbiamo fatto indagare molto profondamente ed efficacemente il problema degli abusi sessuali sui minori, per il periodo dal 1945 al 2010», ha detto, spiegando che il relativo rapporto è stato diffuso due anni fa.

Successivamente, è stata istituita una Fondazione, indipendente dai vescovi e dai superiori religiosi, a cui si possono riferire casi di abuso sessuale su minori, poi una commissione investigativa, una commissione per l’indennizzo alle vittime e una piattaforma per l’assistenza psicologica alle vittime. «Ad oggi, la maggior parte dei reclami è stata presa in esame, così abbiamo potuto fissare una data ultima entro la quale presentare denunce per abusi sessuali sui minori che riguardano persone decedute o abusi sessuali prescritti: questa data è il 1° luglio 2014», ha detto il cardinale di Utrecht. In ogni caso, di fronte a un caso di abuso sessuale «noi presentiamo denuncia al pubblico ministero, alla magistratura e poi ci sono anche delle misure ecclesiastiche che impediscono al prete di continuare il suo lavoro». (ludovica eugenio)

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