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UNO TSUNAMI SULL’ECONOMIA AFRICANA. APPELLO PER FERMARE GLI ACCORDI DI PARTENARIATO ECONOMICO CON L’UE

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 15/02/2014

37507. ROMA-ADISTA. Una manna per l’Unione Europea, una mannaia per le già fragili economie agricole africane e, in generale, dei Paesi Acp (Africa, Caraibi, Pacifico). Questo, in estrema sintesi, l’esito degli Accordi di Partenariato Economico (Epa-Economic Partnership Agreement) che l’Europa pretende siano siglati entro il 1° ottobre 2014, dopo oltre 10 anni di trattative. Gli Epa sarebbero motivati dalla logica di liberalizzazione totale del mercato globale – sotto la forte pressione di Bruxelles – con la proposta ai Paesi Acp di «eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio». Barriere ancora in vigore come fattore di bilanciamento del mercato previsto dalle Convenzioni commerciali di Lomé (1975-2000) e da quella di Cotonou (2000). Quello del liberismo di mercato privo di regole e di contrappesi e un principio che metterebbe in ginocchio i contadini dei Paesi poveri, già messi a dura prova dal cambiamento climatico che alterna, ormai sempre più spesso, periodi di forte siccità a piogge alluvionali, seccando o devastando i raccolti. Lo denuncia il missionario comboniano p. Alex Zanotelli in un appello che ha già raccolto oltre 500 firme, tra cui quelle di Vittorio Agnoletto (network Flare), Nicoletta Dentico (Osservatorio italiano Salute globale), Moni Ovadia, Pietro Raitano (Altreconomia), p. Efrem Tresoldi (Nigrizia), Antonio Tricarico (ReCommon), p. Fernando Zolli (Commissione Giustizia e Pace degli Istituti Missionari in Italia).

L’eliminazione dei dazi sui prodotti dell’industria agroalimentare europea, denuncia il missionario, abbasserebbe notevolmente il prezzo interno di mercato, sbaragliando la concorrenza dei contadini africani che coltivano piccoli appezzamenti con metodi non intensivi e tradizionali e, soprattutto, non godono di sussidi o incentivi statali alla produzione. Lo confermano anche diverse analisi degli organismi internazionali, critici nei confronti degli Epa, secondo le quali i Pil dei Paesi africani subiranno una flessione già dai primi mesi di applicazione degli accordi economici.

Queste le ragioni per cui, secondo i firmatari, gli Epa, «profondamente ingiusti», sono accordi da respingere: «Costituirebbero un colpo mortale per l’agricoltura africana», che dovrebbe provvedere a sfamare le popolazioni locali; i dazi doganali costituiscono un’importane entrata per le casse pubbliche dei Paesi Acp; accordi europei con singoli Paesi rischiano di frammentare il processo di unificazione regionale già in corso; l’Africa non guarda più alla vecchia Ue ma ai Paesi emergenti come Cina, Brasile e India per i suoi mercati. Il missionario, in chiusura dell’appello, chiede che gli Epa entrino nel dibattito pubblico preelettorale europeo: «Non è concepibile che una potenza economica come la Ue non abbia una seria politica estera verso i Paesi più impoveriti, verso soprattutto il continente a noi più vicino: l’Africa. Ci appelliamo a tutti quei gruppi, associazioni, reti, istituti missionari che hanno già lavorato sugli Epa a riprendere a martellare i nostri deputati a Bruxelles. Non possiamo non ascoltare l’immenso grido dei poveri. È in ballo la vita di milioni di persone, ma anche il futuro della Ue». (giampaolo petrucci)

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