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Ora basta!

Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 17/01/2015

DIO SI STA MANIFESTANDO NELLA VOCE DELLE VITTIME

Il Signore Gesù aprì gli occhi e restituì la vista ai due ciechi che avevano fede in lui (cfr. Mt 9,27-31). Ma, non volendo apparire come un taumaturgo, cioè un fabbricante di miracoli, ordinò loro di non dirlo a nessuno, essendo il suo compito principale quello di realizzare il miracolo della trasformazione completa dell’essere umano, di tutta la sua persona, corpo e anima. Di trasformare non alcune persone ma l’intera famiglia umana. Tuttavia, quelle persone che erano tornate a vedere diffusero ovunque la notizia di ciò che Gesù aveva fatto per loro.

È quello che sta succedendo ora. Non si può evitare che Gesù apra gli occhi alle sue figlie e ai suoi figli. Alcuni vorrebbero che restassimo ciechi, che la gente pensasse di doversi rassegnare alla morte provocata dalle ingiustizie; vorrebbero vedere un popolo rassegnato all’impunità, vorrebbero che non si denunciasse la corruzione. (…).

Questo è ciò che non vogliono capire quanti stanno distruggendo il mondo, quanti stanno distruggendo il Messico: che le cittadine e i cittadini rivendicheranno sempre la loro volontà di aiutare a costruire la storia del bene e della giustizia. In questo momento risulta loro inaccettabile il clamore del popolo dinanzi alla serie di ingiustizie da loro commesse, del livello di quella compiuta dallo Stato messicano a Iguala, Guerrero. Qui a Saltillo, e in Coahuila, non mancano certo casi di desaparecidos. Concretamente, le persone che vengono al Centro Diocesano per i diritti umani Fray Juan de Larios sanno quando sono implicati i corpi di polizia, quando è coinvolto personale dell’esercito o quando si tratta di gruppi del crimine organizzato, ma sono anche consapevoli delle complicità tra funzionari pubblici e criminali introdotti nel governo o organizzati nei cartelli delle narcomafie. Con la conseguente impunità garantita alle azioni criminali legate alle scomparsa forzata di tanti cittadini. E questa è una responsabilità dello Stato messicano. 


AYOTZINAPA HA RIVELATO L’IMPUNITÀ GARANTITA PER ANNI IN TUTTO IL PAESE AI CRIMINALI

Quello che è accaduto a Ayotzinapa si è svolto tutto alla luce del sole. I giovani della Scuola Normale Rurale sono stati portati via dalla polizia pubblicamente e la gente sa che il municipio, con il suo sindaco, i suoi corpi di sicurezza e tutto ciò che è al suo servizio, è parte dello Stato messicano, in quanto quello municipale è uno dei tre livelli di governo, accanto a quello statale e a quello federale. È sul sindaco che ricade la responsabilità della scomparsa dei giovani e pertanto si tratta di un crimine di Stato. 

Ora cercano di farci credere che i sequestratori dei giovani fossero paramilitari al comando del sindaco Abarca, volendo dirci con ciò che non si trattava del corpo di polizia del municipio, ma di un gruppo armato particolare del sindaco. Sappiamo che nei municipi e negli Stati della Repubblica le autorità stanno creando gruppi armati di intervento rapido o qualcosa di simile. Lo Stato di Coahuila ha “ufficialmente” i GATES e la scorsa amministrazione del municipio di Saltillo ha creato i GROMS, gruppi che operano come parte dello Stato per garantire la sicurezza e che sono stati accusati di torture e assassinii di migranti, di detenuti e di semplici cittadini. Tutti noi li consideriamo parte dello Stato di Coahuila, quindi strumenti dello Stato e basta.

(…). Con l’aiuto di Dio che sostiene le sue figlie e i suoi figli e con la luce offerta dalla fede in Gesù e nel Vangelo da lui predicato, abbiamo il potere di distinguere tra bene e male. Ed è questo che non vorrebbero che avvenisse quanti desiderano restare nell’oscurità. Per questo vogliono mettere a tacere le nostre denunce sull’ingiustizia, la corruzione e l’impunità. Che soluzione offrono? Lo abbiamo ascoltato dalla bocca dello stesso presidente Peña Nieto: ancora più repressione.


NON VOGLIONO GOVERNARE BENE? CHE SE NE VADANO VIA!

Leggendo il profeta Isaia, diciamo loro, a partire dalla nostra fede: basta con i crimini, basta con la corruzione, basta con l’impunità. E annunciamo inoltre quanto Dio dice dall’antichità: «Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro; liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele» (Is 29,17-19). (…).

È questo che vogliono i cattivi governanti: che non si veda, che si rimanga ciechi dinanzi ai loro misfatti. Per questa ragione affermano, quando denunciamo le ingiustizie, che stiamo destabilizzando il Paese, che puntiamo a rovesciare il governo. No, ciò che vuole questo popolo è che si governi bene: se non vogliono farlo, che se ne vadano via. (…). 

Isaia dice: «Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza e i brontoloni impareranno la lezione» (Is 29,24). In questo testo Dio annuncia per mezzo del profeta che ciò che conduce alla riconciliazione tanto chi commette ingiustizia quanto chi vi si contrappone è la verità. La stessa che rompe il circolo vizioso dell’impunità che è alla base del moltiplicarsi dei crimini del tiranno. (…). La verità spezza l’impunità e restituisce la pace alla società che si era ribellata alla dittadura del tiranno.

Gesù, di fronte ai suoi discepoli, così pregò il suo Padre del cielo: «Consacrali nella verità. La tua parola è verità (...); per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità» (GV 17,17.19). In questo senso, consacrazione significa donare totalmente la propria vità per la verità (…). Dinanzi a Pilato, che gli chiedeva insistentemente se fosse realmente re, Gesù rispose: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Ponzio Pilato era assai distante dalla verità perché il suo interesse non era il bene del popolo (…). Per questo, di fronte alla risposta di Gesù, gli domandò: «Che cos'è la verità?» (cfr. Gv 18,32-38). Gesù consacrò la sua vita alla verità (…) e i suoi discepoli, in virtù del suo sacrificio, sono consacrati a difendere e a diffondere la verità affidataci nel suo Vangelo (…).

Da allora, lo Spirito Santo viene in nostro aiuto, affinché, come dice San Paolo, si conosca la verità rispetto a ciò che deve essere una nazione organizzata nella giustizia e nel diritto; a ciò che deve essere un popolo che vive con dignità; a ciò che deve essere un modo autentico di governare e a ciò che deve essere un sistema economico giusto. Vale a dire, il vero modo di organizzare il mondo. Questo è quanto ci insegna il Vangelo (…) e non si può racchiudere questa verità nei templi. Non possiamo fare altro che restare nella verità che ci ha trasmesso Gesù, proclamarla e organizzarci per viverla.

(…). Queste parole ci invitano senza dubbio a domandarci: come annulleremo il potere distruttore dei corrotti? La prima risposta immediata è: per mezzo della giustizia. (…). Come distruggeremo le loro menzogne? Per mezzo della verità espressa dal nostro popolo, per mezzo della denuncia da parte del nostro popolo a cui si deve dare ascolto nei tribunali, in cui vi siano giudici che lavorino con onestà e giustizia. Per questo è tanto importante che si denunci in questo momento l’ingiustizia e la corruzione evidenziate. Risulta impressionante che a ciò abbiano dato inizio alcuni giovani: non possiamo lasciarli soli, non possiamo dimenticare i tanti che sperano un futuro migliore. D’altra parte, lasceremo che l’infanzia del nostro Paese viva in una Nazione ridotta in polvere e in balia di alcuni corrotti? Come possiamo lasciare sole queste creature? Dio ci chiama attraverso le persone più indifese a restaurare questo Paese.


MARIA DI GUADALUPE, SEGNO DI SPERANZA E SFIDA

Anche Maria di Guadalupe è venuta ad annunciarci il Vangelo dell’amore e della giustizia, il Vangelo della verità, chiedendo a San Juan Diego di collaborare con lei in maniera decisa. (…). Neppure oggi Maria ammette viltà, pigrizia e indolenza. Non vuole pastori che fuggano e si nascondano dinanzi ai lupi o, peggio ancora, che si associno ai lupi con un silenzio complice di fronte alla distruzione del loro popolo. 

In Maria di Guadalupe abbiamo riposto fin dal principio il progetto pastorale della nostra diocesi, per portare alla maturità cristiana per prima cosa noi stessi, come pastori di questo popolo, e poi tutti i nostri fedeli, affinché (…), insieme a tante persone di buona volontà di altre confessioni e di altri credo o anche di nessun credo, dicano ciò che deve essere questo Paese, in modo che ogni ingiustizia, corruzione e impunità vengano superate da una nuova organizzazione della nostra patria, fondata sulla forza della giustizia e del diritto e sull’impulso soave dell’amore e della compassione verso le nostre sorelle e i nostri fratelli sofferenti.

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