
Mons. Viganò nell'occhio del ciclone dopo l'incontro tra il papa e Kim Davis
WASHINGTON-ADISTA. Dopo giorni di ipotesi e speculazioni riguardo alle circostanze che hanno reso possibile l’incontro tra papa Francesco e Kim Davis, l’impiegata del Kentucky che si è fatta incarcerare pur di non celebrare un matrimonio omosessuale (v. Adista Notizie n. 34/15), pare ormai assodato che la donna si trovasse tra le svariate decine di persone che attendevano di incontrare il papa presso la Nunziatura apostolica, che il papa non sia entrato nel dettaglio della sua situazione e che il suo incontro con lei – come ha dichiarato il direttore della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi – «non deve essere considerato una forma di sostegno». Ma chi è stato ad invitarla? Gli indizi convergono ragionevolmente sul “padrone di casa”, il nunzio apostolico mons. Carlo Maria Viganò, di tendenze conservatrici, nominato nel suo ruolo di ambasciatore vaticano negli Stati Uniti da papa Ratzinger. Ne chiede le dimissioni Faithful America (la più grande comunità cristiana online), lanciando una petizione a questo scopo che ha già superato le 30mila adesioni.
Stando alle parole dell’avvocato di Davis, Viganò avrebbe contattato personalmente la donna il 14 settembre scorso, proponendo un incontro con il papa. Il giorno prima della data prefissata, Davis avrebbe ricevuto una conferma telefonica dell’incontro, in cui le veniva addirittura consigliato di portare raccolti i suoi lunghissimi capelli.
* Immagine di White House Image/Lawrence Jackson, tratta dal sito Wikimedia Commons, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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