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Renzi: un successo, non un trionfo

Renzi: un successo, non un trionfo

Tratto da: Adista Notizie n° 18 del 13/05/2017

L’esito delle primarie nel Pd di domenica 30 aprile costituisce un primo tassello per la ricostruzione degli equilibri interni al partito, rotto dal risultato del referendum del 4 dicembre, sulla linea emergente dalle dichiarazioni di Renzi, in diretta Tv appena resi noti i primi risultati, confortate dalla presenza dei rappresentanti delle correnti del partito, che hanno condiviso la sua lista. Lo conferma l’assemblea nazionale del Pd, che domenica ha celebrato la vittoria di Renzi tentando di mettere la sordina sulle le voci diffuse circa l’irregolarità del voto; e lo confermerà la composizione della nuova direzione, che darà la misura del risultato reale. Una più significativa verifica verrà dal rapporto del partito con il governo Gentiloni e dalle risposte alle avances di Di Maio per la gestione del processo di riforma delle legge elettorale, dal concreto rapporto con la proposta di ricostruzione del centrosinistra avanzata da Pisapia e dalle possibilità di dialogo con gli scissionisti. L’approssimarsi delle elezioni amministrative renderà ancora più intricato il contesto in cui il nuovo gruppo dirigente dovrà affrontare il confronto sulla legge elettorale e la soluzione della crisi dell’Alitalia. 

Al momento ce n’è abbastanza per astenersi da una valutazione attendibile.

Indiscutibili, invece, la tenuta della macchina organizzativa del Partito Democratico al nord, e, al sud, il permanere dei tradizionali gruppi di potere. Hanno consentito, in piena crisi, la mobilitazione di quasi due milioni di elettori di cui oltre un milione e duecento mila hanno votato compatti per Renzi. Né vale, a ridurne il valore, il sospetto, pur fondato, di brogli in aggiunta al fatto che fra i votanti ci sono stati minorenni ed extracomunitari incentivati: il risultato resta politicamente significativo. 

La forte diminuzione di partecipanti nei confronti di precedenti primarie è da considerarsi ridimensionata, sia per il superamento per oltre il 50% delle previsioni, sia per la percentuale delle preferenze ottenute da Renzi. Esiste uno zoccolo duro di elettorato a favore del confermato segretario del Pd, che si caratterizza per il fatto di essere in larga parte composto di pensionati e per circa il 90% di persone che al referendum costituzionale ha votato “sì”. Un numero che in ogni caso va ben oltre il numero degli iscritti al partito. Saldo a difesa di una linea centrista, ben si integra con la compagine degli amministratori locali e delle loro clientele, dal quale, però, restano lontani i giovani che diffidano del “riformismo renziano”. 

Pur ridotta, nelle sue proporzioni c’è un’Italia di mezzo resistente alle lusinghe grilline e sfiduciata verso il berlusconismo, ormai condizionato dall’interventismo leghista. 

Al suo interno dovrà cercare i suoi elettori il Partito democratico, in concorrenza con il movimento che Pisapia sta cercando di costruire favorendo la sopravvivenza dei comitati che, nella società civile, hanno trovato campo di azione per continuare la mobilitazione nata sul referendum istituzionale. È lo stesso campo in cui si trovano ad operare i fuoriusciti dal Pd impegnati anche a recuperare l’elettorato di sinistra, che la politica renziana aveva avviato all’astensionismo, saldandolo magari con i delusi delle manovre dei reduci delle successive scissioni di Rifondazione Comunista. 

Difficile, quindi, prevedere come si articolerà in Parlamento la rappresentanza di questa area elettorale anche perché la sua definizione risentirà degli esiti del ballottaggio nelle elezioni presidenziali in Francia e delle elezioni per il rinnovo del Parlamento tedesco, oltre che del processo di sganciamento della Gran Bretagna dall’Unione europea. Sarà questo il contesto in cui si andrà a sviluppare l’intreccio di questi processi italiani. Su di essi non peseranno, invece, come in passato le dinamiche interne all’episcopato, che accompagneranno la prossima nomina del nuovo Presidente, grazie all’intreccio fra la scelta pastorale di papa Bergoglio e il processo, sempre più rapido, di secolarizzazione della società. 

Per Renzi e i suoi interlocutori non c’è da “stare sereni”.

* Marcello vigli è delle Comunità Cristiane di Base italiane

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