
Lotta alla pedofilia: «Il viaggio è lungo». Il Centro per la tutela dei minori della Gregoriana sul papa in Cile
«Per quanto possa essere difficile riconoscerlo, pare sia inevitabile che proprio coloro da cui ci aspettiamo di più ci deludano. Le nostre guide, i nostri leader sono fallaci. Esattamente come noi. Abbiamo sempre la tentazione di proteggere i nostri interessi, di chiudere gli occhi e le orecchie alla sofferenza. Non riusciamo a prendere l’iniziativa, siamo lenti nell’assumerci le responsabilità». Così inizia una nota del Centre for Child Protection (CCP), l’organismo della Pontificia Università Gregoriana diretto dal gesuita p. Hans Zollner che coordina e porta avanti la ricerca sulla tutela dei minori con il supporto di esperti nel campo della cura pastorale, della psicologia, della comunicazione e del lavoro, creando una rete di relazioni e risorse sul tema. È, letteralmente, una nota dolente, e si riferisce al passo falso di papa Francesco in Cile sulla questione della pedofilia, con la difesa del vescovo di Osorno mons. Juan Barros, che avrebbe coperto gli abusi del prete p. Fernando Karadima. P. Zollner è anche membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, fortemente voluta dal papa nel 2014, ma attualmente nel limbo del mancato rinnovo e della mancata nomina delle nuove cariche triennali, scadute a dicembre.
«Il Centre for Child Protection ha seguito le difficili notizie di questi giorni», prosegue la nota del CCP, che riportiamo integralmente.
«La scorsa estate, il tema della annuale Anglophone Safeguarding Conference, svoltasi alla Pontificia Università Gregoriana, è stato la speranza: c’è speranza per le vittime? C’è speranza per gli abusatori? Le infelici parole di Papa Francesco durante la sua visita in Cile, vissute come uno “schiaffo” da coloro che hanno subito abusi, potrebbero sollevare un’ulteriore questione: c’è speranza per la Chiesa? Possiamo sperare in un cambiamento reale?
Papa Francesco ha chiesto scusa per aver insistito che le vittime dovessero presentare “prove” del fatto che Mons. Juan Barros abbia insabbiato gli abusi e ha ammesso che le sue parole possano aver provocato ulteriore sofferenza nelle persone che sono state abusate sessualmente. Sebbene il Papa difenda ancora l’innocenza di Barros, sostenendo che nessuna vittima gli abbia presentato evidenze della colpevolezza del vescovo cileno, egli ha espresso rammarico per la scelta delle proprie parole e ha chiesto perdono per aver involontariamente provocato dolore. Ha ammesso di aver deluso le aspettative dei sopravvissuti agli abusi.
Guardando ai molteplici fallimenti e alle molteplici delusioni che possiamo testimoniare nella Chiesa – parole offensive, debolezza nelle decisioni, nomine boicottate, sforzi ostacolati, policy inadeguate, modelli formativi obsoleti – potremmo essere tentati di disperare, di credere che, come Chiesa, proprio non ce la facciamo.
Come possiamo andare avanti di fronte a notizie tanto scoraggianti? Come possiamo lavorare per un cambiamento istituzionale? Queste domande sono legittime, ma possono portarci alla depressione e, come direbbe Sant’Ignazio, alla desolazione. Parlando delle regole per il discernimento, Sant’Ignazio ci ricorda che affronteremo queste difficoltà per tutta la nostra vita, ma che, rinnovando i nostri sforzi, possiamo proseguire e migliorare.
Il fallimento, allora, è anche un’opportunità per rivalutare il punto in cui ci troviamo nel nostro sforzo per la tutela dei minori, per ricentrare le nostre energie, per rinnovare il nostro impegno a conseguire i nostri obiettivi. L’alternativa è l’abbandono della speranza e la rinuncia. Abbiamo sempre saputo che la trasformazione è un viaggio lungo e difficile, e il cambiamento culturale, nell’istituzione più antica e più grande di questo mondo, la Chiesa Cattolica, richiederà molti anni, forse generazioni, forse anche di più. I fallimenti saranno inevitabili, ma possiamo fare in modo che diventino per noi incentivi per sforzi più mirati e coerenti, che affidiamo, insieme a noi stessi, al Dio della salvezza».
* P. Hans Zollner. Foto di Rebecski tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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