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Seravezza (Lu): la protesta dei fedeli sfratta la scultura del bacio omosex

Seravezza (Lu): la protesta dei fedeli sfratta la scultura del bacio omosex

Anche quest’anno, come tradizione, l’anticipazione della rassegna Cibart fa tappa in Versilia, nel comune di Seravezza (Lu). SI tratta di una serie di eventi ed esposizioni inserite in un calendario promosso dai Comuni di Seravezza, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Stazzema nel cinquecentesimo anniversario della presenza di Michelangelo Buonarroti in Versilia. All’interno dell'antica Pieve romanica di San Martino ad Azzano, anche conosciuta come chiesa di Michelangelo, sono circa quaranta le opere scultoree esposte, tutte rigorosamente selezionate per rappresentare i migliori artisti italiani ed internazionali. Una di queste, tuttavia, ha destato scalpore tra i fedeli poiché rappresentativa di un bacio omosessuale ed è stata dunque rimossa dall’interno della chiesa. “Polaroid”, (questo il nome dell’opera) è una scultura in resina di Emanuele Giannelli «dedicata al bacio come emozione primaria dell'essere umano», come spiega l’autore sulle pagine di Repubblica «il bacio è un gesto d'amore, che venga fatto tra due persone di qualsiasi sesso. Non mi interessava l'omosessualità, anche se c'è logicamente». La scultura è rimasta una decina di giorni accanto al volto in marmo del Cristo finchè, dopo la protesta di alcuni visitatori, non è stata spostata all’esterno.

Una scelta avallata dal parroco don Hermes Luppi che, come si apprende da alcune sue dichiarazioni riportate da Il Giornale, ci tiene a puntualizzare che lui personalmente non aveva nulla in contrario alla presenza in chiesa di quell'opera d'arte: «Per me quella scultura poteva rimanere dov'era, il Vangelo ci indica una strada di accoglienza e di tolleranza. Del resto con me non si era lamentato proprio nessuno». La protesta, infatti, sembra essere montata solo sui social, ma evidentemente anche se virtualmente, ha sortito l’effetto sperato.

Più prudenti, invece, le dichiarazioni del presidente della rassegna artistica Cibart, Matteo Marchetti, riprese anch’esse da Il Giornale: «Forse abbiamo preso una decisione azzardata nel mettere quell'opera dentro la chiesa e proprio per evitare di alimentare un caso abbiamo poi deciso di metterla fuori», ovvero sul sagrato della Pieve (dove, paradossalmente, è ancora più visibile!).

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