
Le grandi manovre in Niger e le sue conseguenze
Paese poco noto alle diplomazie straniere, il Niger ha acquisito negli ultimi anni un ruolo sempre più strategico a causa principalmente di due fenomeni che hanno attratto l'interesse occidentale. In prima analisi, il Paese è circondato dal terrorismo di matrice islamica e dalla criminalità internazionale organizzata: al Quaeda e Isis nel Mali ad ovest, Boko Haram nella Nigeria a sud, tribù e bande armate, spesso radicalizzate, che controllano il territorio libico a nord. In seconda battuta, le rotte dei migranti provenienti dall'Africa Occidentale passano tutte lì, e città come Agadez si sono così trasformate, soprattutto dopo la caduta del regime di Gheddafi in Libia, in veri e propri hub di flussi migratori, dove i traffici illeciti di esseri umani (e non solo) hanno potuto proliferare senza sosta.
Migranti, trafficanti e terroristi sono la ragione per cui il Niger, negli ultimi anni, si è scoperto al centro di grandi operazioni estere, investito in poco tempo da un fiume di soldati, mezzi militari, spie e denaro.
Di recente, in maniera del tutto innovativa nello scacchiere geopolitico, anche l'Italia ha voluto allungare una mano sul Niger, inviando circa 500 soldati di ritorno dal “liberato” Iraq in sostegno alle truppe francesi lì presenti da tempo. Una missione insolita per l'Italia nella “Francafrique” motivata con le ragioni della lotta al terrorismo e al traffico di esseri umani.
Dopo aver pagato, armato e addestrato la marina libica in chiave anti-migranti, sembra però più credibile l'ipotesi dell'esternalizzazione delle frontiere. Che il precedente governo avesse voluto cioé spostare ancora più a sud il controllo delle italiche frontiere, dispiegando soldati in Niger per frenare sul nascere i flussi di disperati in fuga verso l'Europa.
In merito ai dubbi e alle perplessità sulla missione Italiana in Niger si è parlato anche sulle pagine di Adista (per esempio qui, qui e qui).
«Oltre alla presenza militare straniera – si legge in un recente servizio del Post – gli sviluppi degli ultimi anni hanno portato al Niger moltissimi soldi, attraverso vie diverse rispetto a quelle tradizionali degli aiuti internazionali. Il Niger è diventato il primo destinatario al mondo di aiuti pro capite dell’Unione Europea». I fondi internazionali, chiarisce l'articolo, vengono utilizzati per acquistare moto, fuoristrada e telefoni cellulari, ma anche per edificare interi quartieri (con hotel, sedi estere di istituzioni internazionali, residenze e sedi diplomatiche, ecc.) «che hanno cambiato la faccia» della capitale, «trasformandola».
A parte un incremento dell'occupazione, trainata soprattutto dall'edilizia, sono diverse, e non tutte felici, le conseguenze di questa nuova presenza estera a Niamey: c'è chi denuncia che la presenza di personale civile e militare straniero abbia provocato un'impennata dei prezzi, soprattutto dei generi alimentari; c'è poi chi condanna un aumento della corruzione generalizzata nel Paese, con i membri del governo arricchiti grazie ai fondi esteri; e poi, si legge ancora sul Post, «secondo diversi attivisti e ong, molti di questi finanziamenti vengono usati dal presidente nigerino e dai suoi funzionari più vicini per rafforzare il loro potere, a danno delle opposizioni e della libertà di espressione».
Ultimo, ma non per importanza, il problema della fastidiosa presenza di soldati stranieri a presidiare il territorio e controllare gli scambi commerciali. Su questo la storia delle missioni all'estero avrebbero potuto insegnare qualcosa: soldati dispiegati contro la volontà degli stessi nigerini, i quali si percepiscono oggi sempre più “invasi” e controllati, diventando facili prede della propaganda anti-occidentale e radicale.
* Soldati francesi dell'operazione Barkhane nel Sahel, foto di TM1972-Eigenes Werk, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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