
Un passo avanti lo stop delle bombe ai sauditi. Ma sulla mozione Lega-M5S restano forti dubbi
Dopo l’ok della Camera alla mozione di maggioranza Lega-M5S che chiede lo stop della vendita di ordigni made in Italy alla coalizione a guida saudita impegnata a bombardare lo Yemen, le associazioni pacifiste italiane – che dall’inizio del conflitto chiedono una moratoria totale degli armamenti verso la regione – si dicono soddisfatte per il “passo avanti” segnato da questo passaggio parlamentare e commentano il voto.
Si tratta solo di un «primo passo positivo» sulla questione – dichiarano in un comunicato, diramato subito dopo il voto, Amnesty International Italia, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo e Save The Children Italia – perché l’Aula ha votato il blocco solo delle esportazioni di bombe d’aereo e missili, bocciando le mozioni di minoranza (Pd e Leu) «che chiedevano in maniera più netta e completa lo stop a tutte le forniture militari».
Altra nota dolente: le mozioni respinte dalla maggioranza prevedevano «un impegno diretto a sostenere, anche con fondi, i processi di riconversione produttiva dell’industria militare. Elemento importante inizialmente previsto anche dalla mozione di maggioranza ma che è stato all’ultimo minuto eliminato dal testo originale, decisione di cui ci rammarichiamo e che consideriamo negativa».
È nota, anche ai lettori di Adista, la complessa situazione degli stabilimenti Rwm di Domusnovas in Sardegna dove, con la scusa di conservare posti di lavoro in una zona del Paese povera e ad alto tasso di disoccupazione, la multinazionale delle armi ha continuato, con il tacito consenso del mondo politico, a produrre e vendere bombe ai sauditi. Per spezzare questo ricatto, le associazioni pacifiste hanno sempre invocato a gran voce l’avvio di un percorso di riconversione civile della produzione.
Infine le associazioni promettono che vigileranno sul processo di attuazione delle indicazioni parlamentari, soprattutto laddove la mozione chiede al governo di promuovere, anche in ambito europeo, «iniziative per l’adozione di un embargo sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi».
Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia, organismo già firmatario del comunicato precedente, prende posizione sul voto: «Finalmente un primo passo nella direzione giusta anche da parte dell'Italia», commenta Pezzati, che poi denuncia: «La mozione di maggioranza, approvata, è comunque frutto di un accordo al ribasso. Sarebbe sicuramente stato più efficace estendere la sospensione all’export a tutto il materiale militare senza circoscriverla a bombe d’aereo e missili. Non appare chiaro poi perché la sospensione sia rivolta solo ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e non verso tutti i Paesi membri della coalizione saudita, ossia anche Bahrein, Egitto, Kuwait e Sudan».
È timore diffuso che questa mozione sia stata approvata per mettere a tacere i tanti “grilli parlanti” in Parlamento e fuori, e che le bombe continueranno comunque a cadere sullo Yemen, vendute attraverso inquietanti triangolazioni.
Secondo Pezzati, poi, nella mozione approvata manca «un chiaro mandato [al governo] per esercitare un’azione incisiva per ottenere un embargo a livello europeo», e resta la formulazione generica «valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo».
Infine, sebbene si sottolinei positivamente nel testo che l’Italia continuerà a partecipare, sotto il coordinamento Onu, all’azione umanitaria in Yemen, anche in questo caso «non ci si è impegnati ad aumentare i fondi per la risposta umanitaria, come chiediamo da tempo. Al momento l’Italia, di fronte alla più grave emergenza al mondo, con oltre 22 milioni di persone allo stremo, contribuisce solo con 5 milioni di euro al Piano complessivo».
* Foto di Nick Youngson (Alpha Stock Images), tratta da Picserver.org. Immagine originale e licenza.L'immagine è stata ritagliata
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!