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Il Consiglio delle donne cattoliche: Querida Amazonia, un documento «escludente»

Il Consiglio delle donne cattoliche: Querida Amazonia, un documento «escludente»

ROMA-ADISTA. Querida Amazonia, l’esortazione postsinodale di papa Francesco, è un documento che continua ad «escludere» le donne dalla Chiesa.

È il severo giudizio espresso dal Consiglio delle donne cattoliche (CWC), una rete internazionali di associazioni di donne cattoliche fondata a Stoccarda nel novembre 2019 (https://voicesoffaith.org/)

«Ieri è stata pubblicata l'esortazione post-sinodale Querida Amazonia – si legge nel comunicato del CWC –. Con grande sensibilità, vengono discussi i problemi della povertà, dello sfruttamento, della colonizzazione culturale, delle migrazioni e del degrado ambientale che la regione amazzonica sta attualmente affrontando. Il documento incoraggia il dialogo e l'apprezzamento nei confronti del contributo unico dei popoli indigeni alla Chiesa universale.

Ciò che più colpisce dell'esortazione, però, è il fatto che non abbia risolto i grandi dilemmi portati in Vaticano dal documento preparatorio al Sinodo. Sembra piuttosto che questo documento rappresenti un ulteriore passo indietro da qualsiasi proposta concreta o coraggiosa di riforma, per portare soluzioni alle pressanti questioni che la regione amazzonica sta affrontando. Il Papa ha raccomandato la lettura del documento finale del Sinodo, ma non ha risolto le questioni e i suggerimenti pastorali aperti in esso contenuti. La Querida Amazonia non ha proposto risposte o soluzioni concrete a queste domande e richieste.

Una delle questioni chiave portate in Vaticano dalla Chiesa amazzonica era il riconoscimento formale del ministero delle donne e il possibile sostegno sacramentale per il loro servizio nella Chiesa. Tuttavia, invece di nuove proposte e soluzioni concrete, c'erano solo cinque paragrafi intitolati "La forza e il dono delle donne".

In questa sezione il Papa scrive del grande lavoro, spesso indispensabile, che le donne svolgono nella Chiesa amazzonica, anche se tale lavoro non è formalmente riconosciuto. Purtroppo, questo apprezzamento del ruolo della donna non solo perpetua, ma rafforza la tradizione esclusiva della Chiesa di designare un luogo "speciale" per le donne. Questa tradizione descrive le donne in modo romanticizzato e idealizzato, suggerendo che il loro ruolo è in qualche modo eccezionale e si distingue o va oltre la norma umana. Di conseguenza, la forma di base, oggetto dell'antropologia e della teologia morale cristiana, resta l'uomo, e alla donna continua ad essere assegnato un compito "speciale", unico, che non comprende la diversità, la libertà e i carismi riservati alla versione "di base".

L'espressione sconvolgente di questa mentalità è delineata al punto 101 dell'esortazione. Il Papa scrive che Dio ha mostrato la potenza e l'amore di Dio attraverso due volti umani: Cristo e Maria. Mettendoli uno accanto all'altro, egli suggerisce che gli uomini sono simili al primo (Cristo) e le donne al secondo (Maria). Il ché contraddice l'insegnamento che sia la donna che l'uomo sono creati a immagine di Dio e quindi entrambi sono, possono e devono essere "Alter Christus".

La teologia che sta alla base di questa frase è estremamente pericolosa e serve ad escludere la donna dall'accesso ai mezzi di salvezza. C'è infatti un'importante differenza ontologica tra Gesù e Maria - anche se entrambi sono umani, Gesù è anche Dio. La base della fede cristiana è la convinzione che Cristo ha adottato la natura umana in modo inclusivo, non esclusivamente maschile, e che grazie a ciò ogni essere umano può essere salvato ed è divinizzato in Cristo.

Quindi, se le donne sono solo paragonate a Maria, perché le donne sono battezzate nel nome di Cristo? Perché nel battesimo sono chiamate ad essere sacerdoti, profeti e re, che è una partecipazione al ministero sacerdotale, profetico e reale di Cristo? Come devono intendere il termine "Imitatio Christi", che è così fondamentale per ogni spiritualità cristiana? E soprattutto, su quali basi possono essere salvate se non condividono la somiglianza con Cristo?

Allo stesso tempo, rimane, naturalmente, la questione pratica di che cosa sia questo "potere caratteristico" che le donne nella Chiesa hanno. Il documento sembra suggerire che consiste nell'imitare la maternità di Maria. Come si dovrebbe intendere questo? Come dovrebbe manifestarsi concretamente per la comunità dei credenti? Se vogliamo prenderla sul serio, la valutazione - e quindi la validità delle nostre vocazioni e dei nostri carismi - è da verificare solo in base alla somiglianza con la maternità?

Inoltre, il documento offre una visione convincente di un sacerdozio inculturato e soffuso dai valori della pastorale. Ma certamente, se il clericalismo è un aspetto disfunzionale del sacerdozio contemporaneo e l'inculturazione offre una nuova e più diversificata comprensione di ciò che significa essere sacerdote, allora l'ordinazione delle donne con tutte le qualità che Papa Francesco attribuisce loro , non sarebbe il miglior antidoto possibile alla mentalità clericale?

La maggior parte del documento parla con grande rispetto e maturità degli indigeni dell'Amazzonia, dei loro bisogni e delle loro preoccupazioni. Incoraggia la Chiesa globale ad ascoltare le loro opinioni e le loro storie con sensibilità e attenzione. Ciò che colpisce è il contrasto con cui invece le donne sono trattate nello stesso documento: le loro voci chiaramente non sono state ascoltate, non sono partner alla pari per plasmare il futuro della Chiesa.

Nonostante questo messaggio chiaramente escludente, noi -le donne del Catholic women council (CWC)- non rinunceremo alle nostre speranze e alle nostre vocazioni. Ispirate dall'esempio delle nostre sorelle nella fede dell’Amazzonia e a imitazione della donna sirofenicia, che persistette nella sua richiesta nonostante il rifiuto iniziale di Gesù (Marco 7, 25-30), assumiamo la responsabilità della nostra Chiesa nelle nostre mani. Unite lavoreremo per la Chiesa che incarna l'uguaglianza e la dignità che troviamo nel Vangelo e che ci insegna a seguire Cristo, chiunque noi siamo».

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