DENTRO LE MURA / 4: La "Brigata cubana" e la fiamma della speranza
Dentro le mura
È qui che siamo. Tutti dentro le mura, ospiti forzati delle nostre case per il più alto bene comune, la vita: la dobbiamo proteggere da noi stessi, tutti possibili vettori di un virus che troppo spesso non perdona chi non “sa” resistergli. Costretti i nostri corpi a muoversi lungo perimetri brevi e immodificabili, sono libere le nostre menti di spaziare e sondare profondità che raramente frequentiamo, per mancanza di tempo, di silenzi, di piccole solitudini. Voli di cui ci giungono tracciati sotto forma di testi, riflessioni, lettere, e ai quali Adista apre qui un luogo virtuale perché vi facciano nido, fecondino altre menti, portino pensieri, empatie, confidenze. Il nido non ha porte. Depositate qui i vostri pensieri, li metteremo in rete. Scrivete a info@adista.it mettendo in oggetto “Dentro le mura”. Vi attendiamo.
Spettabile Adista,
vi invio questa breve riflessione sull'arrivo in Italia della "Brigata Cubana".
Sono da poco arrivati in Italia i medici cubani, l'aiuto dei quali era stato richiesto dalla Regione Lombardia.
E sono nel suolo italiano già da alcuni giorni anche medici cinesi e insieme a loro è arrivato tanto materiale sanitario; perfino nella mia Siena è stata annunciata l'imminente donazione di migliaia di mascherine da parte della Cina e molto materiale è già sbarcato in tante altre città, come Prato.
Sembra incredibile: la Regione Lombardia, il cui il sistema sanitario vanta punte di eccellenza, ma presenta anche un forte sbilanciamento a favore del settore privato, ha deciso di domandare aiuto a Cuba allo scopo di tentare di arginare la drammatica diffusione del coronavirus.
È dunque atterrata a Milano la "Brigata Cubana", medici e infermieri esperti nella lotta contro le malattie infettive come, ad esempio, il terribile Ebola in Sierra Leone.
Da più di sessant'anni Cuba manda in giro per il mondo il personale sanitario a combattere malattie e epidemie; e questo nonostante l'iniquo "bloqueo", una particolare e aggressiva forma di embargo, con cui da molti anni gli USA cercano di strozzare (per fortuna, senza successo) l'isola caraibica.
Non è questo il momento di fare polemiche, ma fa impressione pensare che oggi si accoglie a braccia aperte il contributo - davvero prezioso! - di quella che molti fino a ieri bollavano come una feroce dittatura comunista.
Gli amici si vedono nel momento del bisogno e il soccorso prestato in queste ore da Cuba e da tanti altri Paesi come la Cina, è ancora più apprezzato, soprattutto alla luce del fatto che altri storici alleati si sono clamorosamente dileguati.
Le vicende attuali sono utili per riscoprire un valore importante come quello della solidarietà internazionale, ossia uno spirito solidale che va oltre i confini, le nazionalità, il colore della pelle e che è destinato ad abbracciare l'intera famiglia umana.
Non a caso i medici cubani, appena giunti all'aeroporto di Malpensa, hanno dichiarato: "Siamo qui per aiutare l'Italia, la nostra patria è il mondo".
E ancora: "Chi muore per la vita non può essere chiamato morto".
In un'Europa squassata da questa tremenda pandemia e in cui da molto tempo soffia il vento gelido del sovranismo, secondo il quale ognun per sé e Dio per tutti (o forse per nessuno!), questi gesti, belli e concreti, alimentano la fiamma della speranza.
Quando questa violenta tempesta finirà, sarà bene conservare buona memoria di tutto questo.
*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza
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