
Relazione export armi: Italia ancora complice della guerra in Yemen?
Con una nota odierna sui dati disaggregati della Relazione annuale sull’export di armi made in Italy, la Rete Italiana per il Disarmo e la Rete della Pace denunciano che durante il 2019 «sono state rilasciate nuove autorizzazioni per quasi 200 milioni di euro» verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, nonostante a luglio 2019 il governo abbia deciso di sospendere ai due partner nel conflitto in Yemen le vendite di “bombe d’aereo e missili”, in ottemperanza ad una mozione del 25 giugno 2019 votata dalla Camera (v. Adista). Ai 200 milioni di euro destinati ai due Paesi occorre poi aggiungere le autorizzazioni per altri 95 milioni che riguardano gli altri membri della coalizione a guida saudita (Bahrein, Egitto, Kuwait e Sudan) impegnata nelle operazioni militari. Da anni la società civile non solo italiana invoca che lo stop di forniture militari, per essere credibile e portare a risultati concreti, venga esteso ad ogni tipo di arma (non solo bombe d’aereo e missili) e a tutta la coalizione impegnata nella guerra in Yemen.
Aggiunge ancora il comunicato delle due reti che «quasi 25 milioni di euro di controvalore per centinaia di bombe sono stati sicuramente esportati da RWM Italia verso l’Arabia Saudita.
«L’Italia è ancora protagonista negativa dei flussi di armi verso i Paesi coinvolti nel sanguinoso conflitto in Yemen, con altissimo tributo di vittime civili, distruzione di infrastrutture vitali e di un impatto umanitario devastante anche a causa di numerose ed accertate violazioni di diritti umani con possibili crimini di guerra», denunciano le reti firmatarie. «Una situazione inaccettabile e per la quale chiediamo immediati chiarimenti» sulla tempistica di tali autorizzazioni e sulla tipologia di armi vendute.
Assicura la nota dei pacifisti che «nei prossimi giorni verranno diffuse valutazioni e analisi complete riferiti a tutti gli aspetti che si possono evincere dalle oltre 1.800 pagine» della Relazione, ma già i dati sui Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen balzano agli occhi. «Non possiamo che valutare molto negativamente i dati che leggiamo», punta il dito il coordinatore di Rete Disarmo Francesco Vignarca. «Stiamo parlando di volumi di autorizzazioni e trasferimenti davvero molto alti, nonostante» la sospensione di luglio 2019.
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