
Contro il "colonialismo" israeliano, la Santa Sede ribadisce: due popoli, due Stati
«Il rispetto del diritto internazionale, e delle rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite, è un elemento indispensabile affinché i due popoli possano vivere fianco a fianco in due Stati, con i confini internazionalmente riconosciuti prima del 1967». Questo ribadisce il 20 maggio la Santa Sede in un comunicato della Sala Stampa vaticana a tre giorni dalla nascita dell’ennesimo governo di Benyamin Netanyahu del Likud (ma è “una poltrona per due” perché il premierato è condiviso – con alternanza ogni sei mesi – con Benny Gantz del partito Blu Bianco), che ha messo fine ad oltre un anno di stallo politico. Nell’occasione il premier israeliano ha ribadito la volontà di estendere la sovranità israeliana in Cisgiordania.
Cosa che ha spinto Saeb Erekat, capo negoziatore e segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, a telefonare a mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per le Relazioni con gli Stati, per informare la Santa Sede «circa i recenti sviluppi nei Territori Palestinesi e della possibilità che la sovranità israeliana venga applicata unilateralmente a parte di dette zone, cosa che comprometterebbe ulteriormente il processo di pace».
Nel comunicato del 20 maggio, in cui rende conto della telefonata di Erekat, la Santa Sede, confermando la necessità della soluzione “due popoli, due Stati”, afferma di seguire «attentamente» la situazione ed esprime «preoccupazione per eventuali atti che possano compromettere ulteriormente il dialogo», auspicando che gli israeliani e i palestinesi possano trovare «di nuovo, e presto, la possibilità di negoziare direttamente un accordo, con l’aiuto della comunità internazionale, e la pace possa finalmente regnare nella Terra Santa, tanto amata da ebrei, cristiani, musulmani».
*Foto di dominio ubblica, immagine originale e licenza
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