
Covid. I vescovi brasiliano tuonano contro Bolsonaro
Sono molto duri i toni usati da 152 vescovi brasiliani (quasi la metà dell’intera Conferenza episcopale) in una lettera trapelata oggi e al momento non fatta propria dalla Conferenza episcopale brasiliana. «L’attuale sistema governativo non pone al centro la persona umana e il bene di tutti, ma difende con intransigenza gli interessi di una ‘economia che uccide’ (Evangelii Gaudium, 53), incentrata sul mercato e redditizia ad ogni costo», scrivono i vescovi. Secondo la lettera, «chiudendo gli occhi sugli appelli di organismi nazionali e internazionali, il Governo federale dimostra omissione, disinteresse e rifiuto verso la parte più povera e più vulnerabile della società, vale a dire: indigeni, afro, popolazioni rivierasche, chi vive nelle periferie urbane, nei quartieri popolari e il popolo che vive per strada, a migliaia, in tutto il Brasile». Continua il documento: «Perfino la religione è usata per manipolare sentimenti e credenze, provocare divisioni, diffondere odio, creare tensioni tra le Chiese e i loro dirigenti». Quindi conclude:
«Tutti, persone e istituzioni, saremo giudicati per le azioni o omissioni in questo momento molto serio e portatore di grandi sfide. Questo è il momento dell’unità e del rispetto delle pluralità! Per questo motivo, proponiamo un ampio dialogo nazionale che coinvolga coloro che credono nei valori dell’umanesimo, persone impegnate nella democrazia, movimenti sociali, uomini e donne di buona volontà, in modo da ripristinare il rispetto della Costituzione federale e dello Stato di diritto democratico, nel quale l’etica ispiri la politica, ci sia trasparenza nell’informazione e nella spesa pubblica, con un’economia che miri al bene comune, con una giustizia socio-ambientale, con la garanzia di ‘terra, casa e lavoro’, con la difesa della famiglia, con un’istruzione e un sistema sanitario adeguati e di qualità per tutti i cittadini».
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