
Mani rosse antirazziste al Parlamento: cancellare le norme che puniscono chi salva vite in mare
ROMA-ADISTA. Il gruppo Mani rosse antirazziste, che da anni manifesta silenziosamente davanti al Viminale con le mani tinte di rosso per denunciare le politiche contro i migranti e in particolare la chiusura dei porti, scrive al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e a tutte e tutti i parlamentari che nei prossimi giorni discuteranno la modifica dei decreti sicurezza, voluti a suo tempo dall’ex ministro degli Interni Matteo Salvini, affinché siano cancellate «tutte le norme vessatorie» nei confronti di chi salva vite umane in mare, a cominciare da operatori e volontari delle Organizzazioni non governative.
«A breve dovrete esaminare il testo del D.L. 130/2020 in materia di immigrazione e asilo presentato dalla Ministra degli Interni Lamorgese, che modifica in parte i decreti sicurezza del 2018-2019», si legge nella lettera.
«Questi decreti razzisti e vessatori hanno prodotto negli anni troppi morti ai confini e ulteriore irregolarità e insicurezza, come denunciato più volte», prosegue la lettera, che chiede al governo «di non porre la fiducia su questi vitali argomenti, e di permettere un civile dibattito parlamentare su una ferita che va curata».
Mani rosse antirazziste, poi, invita deputati e senatori a intervenire, con opportuni emendamenti, «affinché siano cancellate le sanzioni che colpiscono chi salva vite umane e sia riconsiderato il sistema degli accordi segreti Italia-Libia, accordi bilaterali che contraddicono la Convenzione di Ginevra del 1951 in materia di riconoscimento dei rifugiati, la quale vieta esplicitamente il refoulement, cioè il respingimento in Libia di queste persone».
In particolare, prosegue la lettera, «vi chiediamo di considerare le seguenti questioni, e di riportarle nel dibattito parlamentare: l'abolizione delle multe alle Ong e del blocco amministrativo delle navi di salvataggio (art.1, comma 2) affinché siano cancellate anche queste sanzioni che colpiscono chi salva vite umane; prestare assistenza a chi è in pericolo è un dovere, la non assistenza è un reato sancito dal nostro codice penale (art 593), quindi il governo dovrebbe occuparsi direttamente dei salvataggi in mare, invece di sfruttare le Ong e colpevolizzare Ong e naufraghi; l'obbligo di soccorso in mare è stipolato nelle convenzioni Solas (1974) e Sar (1979) e nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del mare (1982 – art. 98), compreso l'obbligo di portare le persone soccorse in luoghi sicuri. Allo stesso modo le nostre condizioni di accoglienza e integrazione delle persone migranti e rifugiati-e vanno riportati sopra gli standard attuali, come chiesto dalle Nazioni Unite in diverse raccomandazioni recenti; ogni politica, migratoria e non, deve partire dal rispetto dei diritti umani; mai mettere sullo stesso piano i trafficanti di essere umani e le Ong, omettendo le responsabilità della criminalità organizzata e le ipocrisie geopolitiche».
Inoltre «vi chiediamo di cancellare tutte le norme vessatorie nei confronti di chi lotta pacificamente e con metodi nonviolenti per veder riconosciuti diritti costituzionalmente e internazionalmente garantiti come il salvataggio in mare, perché chi salva vite umane non può essere sanzionato e chi lotta pacificamente non è un criminale».
Conclude la lettera: «Ci aspettiamo leggi che affermino il diritto a migrare, assistano e regolarizzino il lavoro delle persone migranti che sostengono interi settori della nostra economia. Servono urgentemente norme che contrastino lo sfruttamento e la segregazione di migranti e rifugiati, dobbiamo riconoscere a chi è nato o vive in Italia tutti i diritti compreso l’ottenimento della cittadinanza in tempi e modi più ragionevoli di quelli attuali».
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