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L'eccezione brasiliana: sulla campagna di vaccinazione Bolsonaro non ha nessuna fretta

L'eccezione brasiliana: sulla campagna di vaccinazione Bolsonaro non ha nessuna fretta

Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 09/01/2021

40504 BRASILIA-ADISTA. Unico caso in tutto il pianeta, la campagna di vaccinazione partirà in Brasile – non si sa ancora quando – con il presidente che rema decisamente contro. Come se non bastasse la dichiarazione che lui non si vaccinerà – «se qualcuno pensa che la mia vita sia in pericolo, il problema è mio, e punto» –, Bolsonaro sembra fare proprio di tutto per alimentare un clima di insicurezza e di sospetti, malgrado gli oltre 7 milioni di contagi e gli oltre 190mila morti.

Non stupisce allora che, mentre in America Latina Messico, Cile, Costa Rica e Argentina hanno già iniziato a somministrare le prime dosi di vaccino (quello della Pfizer- BioNTech nei primi tre casi, quello russo Sputnik V nel caso argentino), in Brasile, secondo le ottimistiche parole del ministro della Salute Eduardo Pazuello, nella migliore delle ipotesi la campagna di vaccinazione partirà alla fine di gennaio e, nella peggiore, alla fine del mese successivo.

Del resto, Bolsonaro ha già chiarito di non «aver fretta di spendere» i 20 miliardi di reais destinati al Ministero della Salute per l'acquisto dei vaccini contro il Covid-19, convinto che la pandemia stia «giungendo al termine», nonostante i 300mila contagi e gli oltre 5.200 decessi registrati in una sola settimana. E convinto, anche, che la migliore strategia contro la pandemia sia lo stesso Covid: «Ho avuto il miglior vaccino, il virus, e senza effetti collaterali», ha dichiarato di fronte a un gruppo di sostenitori, quasi tutti, come lui, senza mascherina.

Così, facendosi intervistare nel suo canale Youtube nientedimeno che da suo figlio Eduardo, il presidente ha ritenuto ingiustificata qualsiasi fretta, tanto più in quanto, ha spiegato, con la vaccinazione «vai a inoculare qualcosa dentro di te e il tuo sistema immunologico può reagire in maniera imprevista».

Una nuova versione, insomma, dell'ormai celebre «se diventi un alligatore è un problema tuo», a proposito degli eventuali effetti collaterali del vaccino Pfizer, di cui il gigante farmaceutico sarebbe «stato molto chiaro a non assumersi la responsabilità». Dichiarazione che aveva scatenato un'ondata di ironia sulle reti sociali, dove i meme con il coccodrillo erano diventati immediatamente virali, con commenti del tipo: «Brasiliano teme di diventare coccodrillo e venire ucciso da Ricardo Salles» (in riferimento agli alligatori morti durante gli incendi che hanno devastato il Pantanal nell'indifferenza del ministro dell'Ambiente). E si è fatto sentire anche Lula, ricordando gli oltre 80 milioni di persone vaccinate contro l'influenza suina in appena 3 mesi nel 2010, «quando il Brasile aveva un governo che si prendeva cura delle persone». E aggiungendo: «Nessuno è diventato alligatore».

Non contento, Bolsonaro ha anche dichiarato di ritenere che solo il 50% delle persone si faranno vaccinare contro il Covid-19, aggiungendo, in nome della libertà individuale, che «nessuno può obbligare nessun altro a farsi un vaccino». «Se uno non vuole, non lo faccia. Se non voglio fare la chemioterapia e muoio, è un problema mio», ha aggiunto il presidente, evidentemente allergico a ogni concetto di responsabilità civile.

Per fortuna dei brasiliani, tuttavia, il Supremo Tribunale Federale non è dello stesso avviso, stabilendo il 24 dicembre, con 11 voti su 12, l'obbligatorietà del vaccino, pur escludendo l'uso della forza su chi si rifiuterà di farlo. Ma, in tal caso, chi si sottrarrà potrà andare incontro a misure restrittive, considerando che, secondo il Stf, la salute collettiva «non può essere pregiudicata» da scelte individuali.

Tutto però sembra ancora piuttosto in alto mare. Al momento, infatti, il governo brasiliano, che rischia di trovarsi a corto persino di siringhe (dopo aver ignorato per sei mesi un'offerta di acquisto da parte della Cina), ha firmato un accordo solo con l'AstraZeneca, mentre sta andando in porto quello con la cinese Sinovac Biotech per il vaccino Coronavac, prodotto in collaborazione con l'Istituto Butantan di São Paulo, benché Bolsonaro si sia impegnato a fondo a metterne in dubbio l'efficacia. Mentre solo ora sta negoziando con la Pfizer, la quale aveva inviato già ad agosto al ministro Pazuello una proposta di acquisto di milioni di dosi ma senza ottenere risposta. Nessuno dei vaccini, in ogni caso, ha ancora ricevuto l'approvazione dell'Anvisa, l'Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria.

Né dei ritardi e dell'assenza di programmazione né del numero di morti e contagi la popolazione, sempre più apatica, sembra però dare la colpa a Bolsonaro. Secondo un recente sondaggio Datafolha, è il 52% dei brasiliani a scagionare il presidente, a fronte di un 38% che lo ritiene uno dei colpevoli e di un 8% che lo considera il principale responsabile. 

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