
Freddo, abusi e respingimenti illegali sulla rotta balcanica: le responsabilità europee
Continua a destare scandalo la situazione disperata dei migliaia di profughi sulla rotta balcanica, abbandonati al freddo e respinti da Italia, Croazia e Slovenia, con il silenzio complice dell’Unione Europea.
Nei primi giorni di gennaio, la Caritas Italiana aveva lanciato l’allarme sulla condizione di vita e sui diritti negati ai migranti nella regione bosniaca di Bihac (al confine con la Croazia), parlando addirittura di «catastrofe umanitaria».
«Il nostro governo è coinvolto nei respingimenti illegali e il Parlamento fa finta di niente», ha denunciato anche Giulio Marcon in un editoriale di Sbilanciamoci! «Mettere fine a questa vergogna è una priorità». Dopo un imperdonabile silenzio, «finalmente, la stampa italiana (...) si sta occupando della vicenda delle centinaia di richiedenti asilo che in questi mesi sono stati fermati a Trieste e nelle altre località della regione, rispediti in Slovenia e da qui trasportati in Croazia e poi in Bosnia Erzegovina».
«Sono stati fermati a Trieste», ha sottolineato Marcon, «caricati (rapiti) su furgoni e rispediti indietro senza alcun provvedimento formale e senza possibilità di opporsi a quello che (non) gli è stato notificato. Come dei deportati senza nome, dei fantasmi, dei desaparecidos, di cui non sapremo più niente». Si tratta di afghani vittime dei talebani, di curdi repressi in Turchia, di siriani che fuggono dalla guerra. Cercano condizioni di vita dignitose in Europa, e lo fanno attraversando la cosiddetta “rotta balcanica”. «I profughi che attraversano il confine tra la Bosnia e la Croazia – ha proseguito Marcon – lo fanno in condizioni durissime e spesso sono picchiati, denudati e depredati di ogni bene dalle forze di polizia croate».
Chi arriva al confine italiano viene spesso respinto in Slovenia, sulla base di «un accordo di “riammissione” stipulato con la Slovenia nel 1996» che non è mai stato ratificato dal Parlamento italiano e che è in contrasto con la normativa dell’Unione europea sui respingimenti: «Sta di fatto – ha dichiarato Marcon – che a chi arriva nel nostro Paese non è data la possibilità di chiedere asilo».
«Siamo nella più assoluta illegalità, ma sembra che il fatto non interessi a nessuno», è la conclusione dell’editoriale: «Il silenzio europeo è colpevole, soprattutto verso tre Paesi membri – Croazia, Slovenia e Italia – che violano le normative internazionali in materia di tutela e rispetto dei diritti dei richiedenti asilo. Anche il silenzio italiano è inaccettabile. Complice quello del governo, coinvolto in prima persona nei respingimenti illegali dei profughi. Subalterno quello del Parlamento, nonostante le interrogazioni senza esito di alcuni deputati».
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