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Pandemia, esperienza di vuoto e di solitudine. E speranza di cambiamento

Pandemia, esperienza di vuoto e di solitudine. E speranza di cambiamento

Il primo numero dell’anno di Mondo e Missione – mensile dei missionari del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) – si apre con l’editoriale del direttore Mario Ghezzi su pandemia e rilancio nell’anno che si è appena aperto.

Il 2020, attraversato e segnato dalla crisi sanitaria, «ha messo alla prova il mondo intero, senza risparmiare nessuno». Lavoro, economia, organizzazione delle giornate e delle attività, relazioni sociali, stili di vita e di consumo: tutto è cambiato.

Il 2021, invece, spiega Ghezzi, si apre con la promessa di cambiamento portata dal vaccino. «Poco per volta tutto si rimetterà in moto e il mondo tornerà a correre». Se da un lato tutti speriamo di poter presto tornare presto alle attività di prima, ad abbracciarci e popolare strade, uffici, scuole e ristoranti, d’altro canto non si può ripartire come se nulla fosse accaduto. «Qualcosa è stato spezzato, abbiamo subìto una rottura pesante che va guardata in faccia, riconosciuta e presa in mano per ripartire ricostruendo». La pandemia ha introdotto nella vita di molti un grande vuoto. A partire da questa esperienza di vuoto «non possiamo semplicemente sperare di tornare a fare ed essere quello che facevamo o eravamo prima, dobbiamo diventare qualcosa di nuovo, di diverso, di più umano e cristiano di quanto non fossimo prima, perché il lockdown ci ha messo di fronte alle necessità più pressanti che abbiamo, che si possono riassumere in un gesto semplice: l’abbraccio. Allora, man mano che il vaccino ce lo permetterà, ricominciamo da un abbraccio, magari fatto a un anziano solo, perché proprio gli anziani sono la categoria che ha sofferto di più, sono quelli che hanno avuto più paura di fronte al contagio. Ognuno di noi è continuamente custodito e tenuto dentro l’abbraccio del Signore Risorto, ma questo abbraccio, certo e indiscutibile, ha bisogno di due braccia di carne perché diventi esperienza sensibile, fatta di carne, appunto. Ripartiamo dunque da un abbraccio, segno di quello di Dio a ognuno di noi, che colmi il vuoto che ha lasciato la distanza forzata dei mesi trascorsi. Buon anno a tutti».

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